IL RUOLO DEL CGIE SPIEGATO A PREABIANCA – di Michele Schiavone

ROMA\ aise\ - Una notizia apparsa in questi giorni nelle agenzie di stampa estera a firma del consigliere del CGIE, Matteo Preabianca, rappresentante del Movimento 5 Stelle, mette in discussione i compiti e le prerogative del CGIE, quale organismo di rappresentanza dei cittadini italiani residenti all’estero. Motivo della sua polemica o puntualizzazione è un’iniziativa assunta liberamente da alcuni consiglieri per dedicare uno spazio pubblico all’interno del MAECI ad uno dei tre ministri per gli italiani nel Mondo della Repubblica italiana, il compianto Mirko Tremaglia.
A parere del consigliere Matteo Preabianca e per sue dichiarate ragioni ideologiche, la militanza e i trascorsi politici del già ministro Tremaglia sarebbero ostativi a tale riconoscimento. Inoltre, chiosa nella sua breve nota, che ad un anno di distanza dall’insediamento dell’attuale CGIE questo sia l’argomento con il maggiore scambio di corrispondenza tra i consiglieri, e perciò ne desume che questo sarebbe il limite dell’azione del CGIE concepito, sempre a suo parere, come un organo di dubbia e sconosciuta rappresentanza sia dagli italiani all’estero, sia dagli expats. Le cose per fortuna non stanno in questi termini e basterebbe inserire l’acronimo nel motore di ricerca google, per rendersi conto che anche in quest’anno di ristrettezze finanziarie, che ne pregiudicano gravemente le attività, quest’organismo ha prodotto documenti e avanzato iniziative riprese puntualmente dal parlamento italiano.
La lettura della breve nota mi rammarica per le valutazioni espresse sul ruolo e sui lavori svolti, per i quali egli stesso è stato nominato nel CGIE e del quale non si nota traccia, salvo qualche polemica in libertà. Allo stesso tempo il consigliere mi dà l’occasione per ricordargli, in maniera benevola e del tutto priva di retropensieri, che la sua rappresentanza nel CGIE è il frutto di una concezione legislativa, che i consiglieri del CGIE da tempo hanno chiesto di superare ed al cui esito stanno lavorando assieme con i Comites dall’estate scorsa.
Tuttavia sarebbe giusto ed opportuno che, alla stregua dei suoi colleghi, le sue valutazioni venisse ad esprimerle anche in occasione della prossima assemblea plenaria convocata a Roma nell’ultima settimana di marzo p.v. Avrà lo spazio ed il tempo per suggerire ai suoi colleghi la sua ricetta e le sue proposte per rinnovare il CGIE e l’intera rappresentanza degli italiani all’estero. In un paese libero e democratico come il nostro vengo rispettati e garantiti i diritti a tutti. Al momento, però, io stesso ho avuto difficoltà a ricordare un suo intervento e il suo viso, se non avessi letto la sua nota correlata da una sua fotografia.
Rispetto all’iniziativa assunta liberamente giorni or sono da alcuni consiglieri del CGIE per la questione posta sul già ministro della Repubblica italiana Mirko Tremaglia, vorrei ricordare che a fronte della sua carriera politica e del riconosciuto impegno di una vita profuso a favore di tutti gli italiani all’estero, semplificarne il giudizio con una risposta positiva o negativa, dopo che l’Italia ha ampiamente discusso le questioni ricordate dal consigliere Preabianca e chiudendo una triste pagina di storia del secolo scorso, il consigliere presta il fianco ad una pura e semplice strumentalizzazione di cui né il CGIE, né gli italiani all’estero al momento sentono l’esigenza. No, consigliere Preabianca il CGIE discute di tutti gli argomenti attinenti la vita delle comunità italiane nel mondo, perché i valori dell’umanesimo di cui siamo portatori non ci impediscono di ragionare tanto meno di assumere decisioni.
Altri, immagino, dovrebbero essere le inquietudini del consigliere Preabianca, dal quale l’attuale CGIE a un anno dalla sua costituzione, si aspetta delle proposte per rispondere ai suoi dubbi.
Far passare l’idea che il CGIE sia fuori dal contesto della rappresentanza ha tutte le sembianze di una fake news o un tentativo di post verità, che tanto sono di moda in questi tempi. Solo chi si affaccia oggi su questo mondo delle migrazioni vede il panorama dell’inclusione sociale e civile senza rendersi conto delle fatiche fatte per renderlo variopinto ed accettabile, nonostante le quotidiane notizie di cronaca che ci ricordano crudamente che anche questo paradiso non è acquisito per sempre.
Mi permetto senza nessuna supponenza di rassicurare il professore nonché consigliere del Cgie, Matteo Preabianca, per il fatto che gli italiani all’estero sull’utilità dei Comites e del CGIE, finanche dei diciotto parlamentari eletti nella circoscrizione estero, non condividono le sue valutazioni. Anzi, escludo a priori che loro non si interroghino sul ruolo da conferire e sul destino dei propri connazionali presenti nei paesi di nuova residenza. Per mettere assieme i singoli cittadini italiani e farli sentire comunità nel mondo ci sono le istituzioni e le leggi italiane e internazionali, che ne disciplinano lo stare assieme e ne garantiscono diritti e doveri. Fosse solo per queste ultime ragioni mi permetto di affermare, che se i Comites ed il CGIE non ci fossero bisognerebbe inventarli. Consigliere Preabianca i valori che tengono assieme le Comunità italiane all’estero sono solidi, radicati, assunti nell’agire quotidiano e sicuramente diversi da quelli immaginati, da chi si apparta in un angolo e pensa di pontificare. (michele schiavone*\aise)
* segretario generale Cgie