26° CONVENTION MONDIALE DELLE CAMERE DI COMMERCIO ALL’ESTERO: A COLLOQUIO CON MATTEO LAZZARINI (CCIB)

BRUXELLES\ aise\ - Dal 4 al 7 novembre, Torino ospiterà la XXVI edizione della Convention Mondiale delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE). Organizzata dalla Camera di Commercio di Torino e da Assocamerestero, il programma prevede due giornate di lavori associativi e a seguire, lunedì 6 e martedì 7, due giorni aperti alle imprese e ai professionisti per confrontarsi sull’export e sulla promozione del Made in Italy all’estero e per incontrare i delegati delle CCIE e buyer di aziende straniere. Ne parliamo con Matteo Lazzarini, rappresentante dei Segretari generali delle Camere italiane all’estero, segretario generale della Camera Belgo Italiana.
D. Dottor Lazzarini, può anticiparci quali saranno i principali temi che verranno affrontati durante la Convention?
R. Si parlerà molto di internazionalizzazione delle imprese alla luce della riforma del sistema camerale italiano. Le Camere presenteranno le modalità di offerta dei servizi di supporto alle imprese riflettendo sulla complementarietà di ruolo tra rete camerale italiana ed estera. Verranno inoltre presentati i servizi di “business intelligence” che la Camera di Torino offre alle imprese, ovvero le modalità di raccolta ed elaborazione di dati che vengono trasformati in informazioni utili per i processi decisionali strategici dell’azienda. L’ultima giornata sarà invece interamente dedicata agli incontri "one-to-one". Imprenditori e professionisti entreranno in contatto con i rappresentanti delle Camere di Commercio Italiane all’Estero per presentare i propri prodotti e servizi, verificare le opportunità di business, ottenere le informazioni per poter organizzare la propria promozione all’estero, costruire un network di esperti e contatti in Paesi strategici per lo sviluppo aziendale.
D. Come un contesto così fluido e in continua trasformazione può essere utilizzato positivamente dalle Camere?
R. Il processo di riorganizzazione delle competenze, delle funzioni e quindi dei servizi offre nuove opportunità di collegamento con il territorio. Questa trasformazione è stata colta come opportunità dalla rete delle Camere di Commercio Italiane all’Estero sviluppando nuovi ruoli anche su tematiche come l’alternanza scuola lavoro, percorso obbligatorio introdotto per gli studenti dell’ultimo triennio delle scuole superiori dalla legge 107 del 2015 “Buona Scuola”. Grazie alla collaborazione tra MIUR e Unioncamere, con il tramite di Assocamerestero, studenti dell’ultimo triennio degli Istituti tecnici, professionali e dei licei hanno la possibilità di trascorrere periodi all’estero presso strutture camerali o, con il tutoraggio delle Camere italiane all’estero, presso imprese estere affiliate.
D. Le Camere di Commercio Italiane all’Estero hanno acquisito una nuova professionalità nell’europrogettazione. In quali settori scrivono e gestiscono progetti europei?
R. Siamo forti su “Cosme”, il programma europeo per le piccole e medie imprese, sui programmi che coinvolgono il bacino del Mediterraneo, sull’“Erasmus+” e sull’”Interreg”. Il settore nel quale siamo più presenti è sicuramente quello del turismo. Attualmente, nel programma “Cosme”, le Camere italiane di Madrid e Lisbona sono impegnate nel progetto “European Sweet Itineraries” con lo scopo di attrarre nuovi turisti dai mercati emergenti, rafforzare i flussi già esistenti, creare nuove rotte turistiche e diffondere la cultura dell’apprendere-viaggiando. Sempre all’interno di “Cosme”, la Camera italiana a Lione, con il progetto “Well-O-Live” ha immaginato un itinerario europeo delle strade dell’olio d’oliva: un sistema innovativo per la gestione e la promozione del turismo rurale creando percorsi di wellness e facilitando sinergie tra differenti tipi di turismo. Nel programma “Interreg”, invece, con il progetto “Sviluppo Marchio Territoriale Identità Culturale” la Camera italiana a Marsiglia lavora per aumentare l’attrattiva turistica in modo innovativo e transfrontaliero favorendo la competitività delle PMI delle filiere della “green e blu economy”. Diverse CCIE partecipano inoltre al “Green Kitchen - Giovani cuochi in mobilità”, un progetto all’interno dell’“Erasmus+” con l’obiettivo di promuovere la mobilità transnazionale nei settori alberghieri e nella ristorazione. La Camera italiana a Bruxelles è invece impegnata, oltre che in alcuni progetti di promozione imprenditoriale e turismo, anche nell’assistenza tecnica alla Commissione europea nel settore della formazione.
D. Spesso si pensa che l’Italia sia agli ultimi posti per enti e imprese all’interno dei progetti europei, ma non è così. L’Italia infatti è al secondo posto dietro il Regno Unito per numero di enti, imprese e associazioni coinvolte in progetti europei.
R. Esatto. Lo scorso anno 3.773 enti italiani hanno partecipato a 2.286 progetti. Oltre duemila dei nostri centri di ricerca e università hanno preso parte ad un progetto all’interno di “Horizon 2020”, programma nel quale siamo al 4° posto in Europa per numero di partecipanti. Primi in classifica invece nel programma “Erasmus+” e terzi in “Creative Europe”. Se è vero che vinciamo molti progetti europei c’è però da segnalare una grande differenza tra Nord e Sud. Gli enti e le imprese del Sud Italia beneficiari di fondi diretti erogati attraverso progetti europei, come per gli anni passati, superano appena il 10% del totale degli aggiudicatari italiani. Fanalino di coda la Calabria, con solo 26 imprese. Circa un quarto dei beneficiari italiani ha sede nella Regione Lombardia. Gli enti e le imprese lombarde sono molto forti anche nelle gare europee: il 45% degli appalti vinti da italiani è loro. Caso diverso è il Piemonte che è molto dinamico nei progetti europei, ma potrebbe investirsi di più nel settore degli appalti finanziati da Bruxelles. Le imprese piemontesi infatti si aggiudicano appena il 3% delle gare europee vinte da imprese italiane. (angela tessarolo\aise)