ARTE E IMPRESA SI INCONTRANO A SANTA CROCE SULL’ARNO CON GLI "HOLDING PATTERNS" DI NARI WARD

PISA\ aise\ - Sabato 20 ottobre, nell’ambito del progetto "Arte - impresa – territorio", inaugura a Villa Pacchiani a Santa Croce sull’Arno, in provincia di Pisa, la mostra "Holding Patterns" di Nari Ward a cura di Ilaria Mariotti.
L’esposizione nasce da un percorso di relazione tra l’artista, UNIC - Concerie Italiane e Lineapelle S.r.L., nell’ambito di un progetto più ampio, iniziato nel 2013, fortemente sostenuto dal Comune di Santa Croce sull’Arno, da Galleria Continua e Associazione Arte Continua da sempre interessate alla relazione tra arte e territorio e fautrici della necessità di coinvolgere gli artisti in un percorso di riconsiderazione di questioni sociali. Per la quinta volta il progetto è stato premiato dal Bando regionale Toscanaincontemporanea.
Per questa edizione del progetto Nari Ward è stato invitato a porsi in dialogo con UNIC – Conceria italiane e Lineapelle S.r.L. quale elemento chiave e metafora per leggere caratteristiche e dinamiche dell’intero territorio.
"UNIC Concerie Italiane è la più importante associazione degli industriali conciari a livello mondiale; è rappresentativa di un settore strategico per il tessuto economico e manifatturiero italiano e per i territori in cui le aziende conciarie operano", afferma Fulvia Bacchi direttore generale del gruppo. "UNIC svolge il proprio ruolo di rappresentanza della categoria e di promozione del settore conciario anche attraverso investimenti per il recupero e la conservazione del patrimonio storico e culturale ed il sostegno convinto, come nel caso specifico, all’incontro fra conceria ed arte contemporanea. Tra le componenti di UNIC vi è Lineapelle, la più importante rassegna internazionale dedicata ai settori pelli, accessori, componenti, sintetico, tessuti e modelli per calzatura, pelletteria, abbigliamento e arredamento".
"Avere un tale partner a condividere questo nostro progetto", per Giulia Deidda, sindaco di Santa Croce sull’Arno, "significa parlare e toccare - attraverso materiali, lavorazioni, artigianalità e tecnologia - un territorio intero e valorizzare, attraverso l’arte, l’identità e la natura del Distretto".
"Cerchiamo di creare cortocircuiti tra il mondo dei materiali, dell’economia, del sociale e il pensiero degli artigiani, degli imprenditori e degli artisti", aggiunge l’assessore alle Politiche ed Istituzioni Culturali, Mariangela Bucci. "La restituzione di un’esperienza complessa, che avviene in occasione della mostra, è sempre un’occasione di riflessione pubblica e condivisa su caratteristiche locali e globali insieme".
Giamaicano di nascita ma newyorkese di formazione e residenza, Nari Ward (1963) è un artista di levatura internazionale e dal febbraio 2019 sarà protagonista di un’importante retrospettiva al New Museum di New York. Nari Ward realizza opere che partono dai materiali quali testimonianza della vita sociale, economica, rituale di comunità intere. Lacci di scarpe, passeggini, carrelli del supermercato, televisori, oggetti trovati sono elementi per la costruzione di metafore sulla nostra contemporaneità. I suoi lavori si strutturano come nuclei dai quali si possono dipanare molteplici narrazioni. Ciascuna narrazione è diversa perché diverso è l’approccio individuale: talora affascinato dai materiali, talora dalla possibilità di rintracciare storie comuni o individuali. L’opera diviene una tappa di un processo di comprensione e restituzione di dati concettuali, scientifici ma anche soggettivi, autobiografici.
La mostra toscana presenta fino al 6 gennaio 2019 un gruppo di opere inedite realizzate appositamente per il progetto e in relazione al percorso di incontro e scambio che riguarda tutto il territorio di Santa Croce sull’Arno e molti aspetti diversi della sua produttività e complessità sociale.
Molte le associazioni ossimoriche concettuali che le opere evocano: trasparenza vs opacità, giocosità vs gravità, levità vs pesantezza, eternità vs temporalità, movimento vs permanenza. La pelle, le sue lavorazioni e la sua trasformazione, è il materiale che caratterizza le dinamiche industriali ed economiche del Distretto conciario e di cui Santa Croce sull’Arno è la "capitale". I processi legati alla sua lavorazione, le economie che muove, le risorse umane con le specificità di saperi artigianali e tecnologici e scientifici che implicano sono i dati e le informazioni che costituiscono la base del percorso di Nari Ward. Dati che l’artista ha raccolto durante le visite alle concerie (Camaleonte e Dolmen, Ausonia e Cuoificio Bisonte), agli impianti di depurazione (Aquarno: Consorzio Depuratore, Ecoespanso, Centro Recupero Cromo), al Polo tecnologico conciario PO.TE.CO., e, dato che la qualità della cittadinanza a Santa Croce sull’Arno è composita, anche da un punto di vista religioso, all’Istituto Culturale Islamico.
"Le opere in mostra costituiscono un percorso di narrazione nella sua complessità dove ciascun lavoro è un concentrato di esperienze personali e collettive trasfigurate dalla poetica dell’artista. Plastica, plexiglass, pelle, ferro, resine, inerti, oggetti trovati durante sopralluoghi e visite vengono utilizzati dall’artista in giustapposizioni che sradicano l’oggetto dal reale o realistico e lo proiettano in una inedita dimensione esperienziale", chiosa la curatrice Ilaria Mariotti.
"Holding Patterns", l’opera che dà il titolo alla mostra, è un progetto video e fotografico. "Il mio progetto riguarda il possesso, l'appartenenza e la visibilità", racconta Nari Ward. "Durante la mia ricerca sulle concerie sono arrivato a comprendere il processo utilizzato per mantenere la permanenza e la bellezza estetica della pelle animale utilizzata nella produzione di beni di consumo. Possedere e sospendere il tempo e il decadimento è un compito formidabile. Nel mio viaggio, mentre visitavo la Torre di Pisa, ho visto numerosi turisti scattare foto mantenendo la posa fittizia di tenere la torre in posizione (…). Le imprese divertite dei turisti mi rendevano perfettamente consapevole dell'altro gruppo di individui, anche loro nelle immediate vicinanze della torre. Quello dei recenti immigrati che cercano di vendere le loro merci ai turisti per guadagnarsi da vivere (…). Ho iniziato a pensare; come posso far trasmigrare l'immigrato nel turista? Uno è una realtà del tempo libero l'altro del lavoro, ma entrambi sono stati temporanei che un individuo può controllare con diversi gradi di azione". Nel video "Holding Patterns", due profughi sono ripresi sullo sfondo dei monumenti della Piazza del Duomo nella posa dei tanti turisti che si fotografano in selfie o si fanno fotografare "sorreggendo la Torre". Sulle loro spalle, come mantelli regali o rituali abbigliamenti tribali, si ammassano pelli preziose finemente lavorate dai colori sgargianti e dalle fantasie più disparate. Lo sforzo e la fatica nel sorreggere il carico sono visibili, e caratterizzano le immagini d’intensa bellezza.
"Back to Nature Treatment" evoca uno scenario di natura. Tronchi di albero realizzati con tubi, utilizzati abitualmente all’interno del Depuratore. Il ciclo del trattamento delle acque, ma anche lo spettacolare sito del Depuratore fatto da intrecci di tubature e vasche dove si compie il processo di bonifica, sono il background da cui l’opera muove. Materiali diversi s’innestano nella composizione in bilico tra natura e artificio.
"Insistence on Opacity" prende le mosse dalla visita di Nari Ward all’Istituto Culturale Islamico. La comunità di Santa Croce sull’Arno è estremamente composita: il 23% su una popolazione di circa 14.600 persone è composto da migranti di oltre 50 diverse etnie. Una delle caratteristiche dell’edificio che la ospita, è la varietà di presenza di elementi decorativi occidentali che appartengono anche alla cultura islamica. Su questo doppio registro si fonda la complessità dell’immagine di quest’opera: un luogo intimo e privato, che svela e nasconde.
Sulle suggestioni legate alla trasparenza opera anche "Limpidus Goats". Di nuovo un’ambiguità: capra (goats) è il sostantivo con cui a Santa Croce sull’Arno sono nominati i cavalletti utilizzati nelle concerie per appoggiare le pelli.
Trasparenza e opacità sono caratteristiche anche di "Ballast of Miracles": una serie di palloncini trasparenti (del tipo di quelli che, luminosi, animano da qualche tempo le feste patronali di città e paesi) che contengono oggetti raccolti durante visite ad aziende del territorio non più in funzione, prove del passaggio del luogo in edifici ora abbandonati.
Tutta la mostra si pone come tentativo di costruzione di un "luogo" altro, che vive una dimensione parallela, alternativa e tangente alla realtà che viviamo ma governata da necessità diverse da quelle quotidiane e materiali. Le opere di Nari Ward sono gli oggetti che vivono di una curiosità estrema nei confronti dei materiali e degli aspetti più fisici che le caratterizzano, ma hanno il potere di diventare oggetti misteriosi capaci di farci esplorare piani diversi dell’esistenza all’interno di nuovi “luoghi” che riescono a determinare.
Grazie alla collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Firenze e la Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana sono stati messi a punto percorsi dedicati alla formazione del pubblico, alla formazione dei giovani artisti attraverso appuntamenti diversificati rivolti alle scuole e agli adulti.
Mostre personali di Ward sono state organizzate presso Institute of Contemporary Art di Boston (2017); Socrates Sculpture Park, New York (2017); The Barnes Foundation, Philadelphia (2016); Pérez Art Museum Miami (2015); Savannah College of Art and Design Museum of Art, Savannah, GA (2015); Louisiana State University Museum of Art, Baton Rouge, LA (2014); The Fabric Workshop and Museum, Philadelphia (2011); Massachusetts Museum of Contemporary Art, North Adams, MA (2011); Isabella Stewart Gardner Museum, Boston (2002); Walker Art Center, Minneapolis, MN (2001, 2000). Tra le principali mostre collettive: Objects Like Us, The Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield, CT (in arrivo, 2018-2019); UPTOWN: nastywomen / badhombres, El Museo del Barrio, New York (2017); Black: Color, Material, Concept, The Studio Museum di Harlem, New York (2015); La Grande Madre, Fondazione Nicola Trussardi, Palazzo Reale, Milano (2015); The Freedom Principle: Experiments in Art and Music, 1965 to now, Museum of Contemporary Art di Chicago (2015); NYC 1993: Experimental Jet Set, Trash and No Star, New Museum, New York (2013); Contemplating the Void: Interventions in the Guggenheim Rotunda, Solomon R. Guggenheim Museum, New York (2010); Whitney Biennial, New York (2006); Landings, Documenta XI, Kassel, Germania (2003).
Il lavoro di Ward è presente in numerose collezioni pubbliche e private internazionali, tra cui Baltimore Museum of Art, MD; Brooklyn, Museum, New York; Istanbul Modern; Museum of Modern Art, New York; Nasher Museum of Art, Duke University, Durham, NC; Pérez Art Museum Miami; Speed Art Museum, Louisville, KY; The Studio Museum in Harlem, New York; Walker Art Center, Minneapolis, MN; e il Whitney Museum of American Art, a New York. Ward ha ricevuto numerosi onori e riconoscimenti come the Joyce Award, The Joyce Foundation, Chicago (2015), e the Rome Prize, American Academy of Rome (2012), e premi da American Academy of Arts and Letters, National Endowment for the Arts, New York Foundation for the Arts, John Simon Guggenheim Foundation, e Pollock-Krasner Foundation. Ward ha anche ricevuto commissioni dalle Nazioni Unite e da World Health Organization. (aise)