CODARIN (ANVGD): SULLE TRAGEDIE DEL POPOLO GIULIANO-DALMATA MANCA ANCORA L’UNANIMITÀ

TRIESTE\ aise\ - “A distanza di cinque anni dall’interpellanza che il consigliere regionale Rodolfo Ziberna, oggi sindaco di Gorizia, fece affinché la Regione autonoma Friuli Venezia Giulia si adoperasse presso le opportune sedi istituzionali affinché venisse revocata l’onorificenza conferita dalla Repubblica italiana a Josip Broz “Tito” nel 1969, un analogo provvedimento è andato a buon fine”. A scriverne è Renzo Codarin, presidente dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia.
“Nella prima circostanza”, prosegue Codarin, “l’appello cadde nel vuoto, stavolta la mozione presentata dall’Assessore Roberti è stata approvata. L’iter non è semplice, poiché adesso il sollecito dovrà essere recepito dal governo e dovrà intanto proseguire la proposta di legge che richiede la modifica del regolamento che presiede alla concessione dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, in maniera tale da poterla ritirare anche con riferimento a personalità che nel frattempo sono defunte ma si è intanto fatta luce su attività criminali a loro carico”.
“Nei confronti degli italiani del confine orientale”, aggiunge il presidente dell’associazione nella nota diffusa oggi, “la figura di Tito risulta indubbiamente gravata di pesanti responsabilità negli eccidi nelle foibe, nelle deportazioni verso i campi di concentramento jugoslavo, nel clima di terrore diffuso dall’Ozna nelle terre sotto amministrazione militare jugoslava in attesa del Trattato di Pace e nelle pressioni che indussero decine di migliaia di istriani, fiumani e dalmati ad abbandonare le terre in cui vivevano radicati e che furono annesse alla Jugoslavia comunista. Eppure un’iniziativa così importante non è stata premiata dal voto unanime da parte del Consiglio regionale, poiché si sono registrati voti contrari provenienti fra gli altri da consiglieri che in qualità di sindaci di Trieste e di Udine furono comunque partecipi alle commemorazioni istituzionali del Giorno del Ricordo dimostrando vicinanza alla comunità esule insediatasi in questi capoluoghi.
Come in occasione dell’approvazione parlamentare della legge istitutiva del Giorno del Ricordo nel 2004, non si riesce a conseguire un voto unanime su questioni di storia patria collegate alle tragiche vicende che colpirono l’italianità nell’Adriatico orientale”.
“Ancor peggio”, conclude Codarin, “la figura di Tito continua a godere di immeritata fama e popolarità in settori della sinistra: tanto paladino dell’antifascismo da far dimenticare che realizzò un progetto espansionista a danno di terre culturalmente, storicamente ed in maniera internazionalmente riconosciuta appartenenti all’Italia, ambiguo attore della Guerra fredda abbastanza antisovietico e vicino al blocco occidentale da far dimenticare di avere consentito una pulizia etnica nei confronti della comunità italiana giuliana, quarnerina e dalmata con migliaia di morti e 350.000 esuli”. (aise)