IL DOLORE NON PASSERÀ MAI MA VOGLIAMO LA VERITÀ: EMANUELA TREVISAN A LONDRA PER RICORDARE GLORIA – di Alessandro Allocca

LONDRA\ aise\ - "Emanuela e Loris Trevisan sono giunti a Londra per ricordare la figlia Gloria, tra le 72 vittime del terribile incendio alla Grenfell Tower del 14 giugno 2017. Insieme al suo ragazzo Marco, la giovane originaria del padovano è rimasta intrappolata nell’appartamento numero 282 al 23esimo piano, il penultimo". Alessandro Allocca ha incontrato Emanuela e Loris, a Londra per ricordare Gloria, ma non solo.
"I due genitori sono stati tra i protagonisti della nuova giornata dedicata all’inchiesta pubblica in corso al centro conferenze del Millennium Gloucester Hotel (ieri è stata la volta dei genitori di Marco Gottardi, ndr), durante la quale il giudice sir Martin Moore-Bic ascolta le testimonianze di parenti e amici i quali attraverso ricordi, video e foto, ricostruiscono i profili delle vittime", spiega Allocca nel suo articolo-intervista, pubblicato ieri dal portale di informazione LondraItalia.com.
"Un modo per dare seguito all’inchiesta in atto raccogliendo così altre prove che si vanno ad aggiungere ai circa 267.000 documenti fino ad ora generati, ma soprattutto per rendere omaggio per la prima volta in maniera pubblica e su larga scala a coloro che hanno perso la vita durante quella terribile nottata.
Quando proprio la giovane Gloria Trevisan e il suo ragazzo Marco Gottardi, 27 anni lei 28 lui e da poco trasferitisi a Londra, chiamarono i rispettivi genitori nel cuore della notte per rassicurarli che era tutto sotto controllo, che era scoppiato sì un incendio nel loro palazzo, ma che ce l’avrebbero fatta. E invece il destino ha scelto per loro una differente evoluzione.
D. Un destino che non c’è stato verso di contrastare, già settimane prima, quando aveva proposto a Gloria di tornare in Italia per festeggiare il vostro 37esimo anniversario di matrimonio che capita proprio il 14 giugno. Cosa le aveva detto Gloria in quell’occasione?
R. Che avrebbe preferito tornare qualche giorno dopo insieme a Marco in occasione proprio del compleanno del fidanzato – ci racconta mamma Emanuela pochi minuti dopo la sua testimonianza pubblica a Londra -. Avevano già prenotato i biglietti per la settimana a seguire. Io non ho insistito più di tanto, sai i giovani come sono. E poi con Gloria sono sempre stata compiacente, cercando sempre di assecondarla nelle sue scelte. Magari avrei dovuto insistere di più, ma la mia Gloria ormai non c’è più, non fa più differenza.
D. Ci può raccontare un po’ di Gloria, la "sua" Gloria?
R. Era una ragazza magnifica e non lo dico perché sono la mamma. Piena di vita, amava la vita. Gloria amava la sua famiglia, le sue amiche, il sole, il cibo. Queste cose le mancavano molto a Londra, nonostante fosse grata per aver trovato subito un ottimo lavoro. Di Gloria potrei aggiungere molto di più, ma credo che sia superfluo in momenti come questi. Perché ascoltando le storie delle altre vittime dell’incendio trovo che ogni persona che abbia portato la sua testimonianza sia una testimonianza molto simile alla mia. Ecco perché nelle loro, in tutte le altre, trovo al loro interno anche un po’ della mia Gloria.
D. Durante l’inchiesta pubblica ha affermato che non prova odio ma tanta rabbia, cosa intende?
R. L’odio è un sentimento forte, anche giustificato in casi come il mio, dove la perdita di un figlio genera un vuoto enorme, neppure calcolabile, ma l’odio non è un sentimento costruttivo. Mentre la rabbia è costruttiva, ti permette di avere una reazione e fare in modo che fatti come questi non avvengano più. Se avessi provato solo odio, me lo sarei tenuto dentro fino a scoppiare, essere invece arrabbiata mi permette di andare avanti fino a scovare la verità.
D. Cosa si attende da questa inchiesta pubblica alla quale farà seguito il processo?
R. A dire la verità non saprei rispondere a questa domanda. Perché il mio problema non è cosa attendermi oggi, ma cosa mi manca. Lascio che le cose vadano come devono andare, nel migliore dei modi sperando anche in tempi rapidi. Nel frattempo penso a come vivere ogni giorno, a come condividere quello che ho ancora dentro cercando di assaporare un po’ di più quello che non sono riuscita a godermi negli ultimi mesi: una giornata di sole, una passeggiata, una chiacchierata.
D. Che sensazioni ha provato nel parlare di fronte al giudice dell’inchiesta pubblica e alle persone presenti, molte delle quali amici e parenti delle altre vittime dell’incendio?
R. Ho avvertito tanto dolore, il medesimo che ho provato e che sto tuttora provando. Fa molto male sapere che se non fosse stato per una speculazione quello che è successo non sarebbe mai accaduto. Mi auguro che sia un esempio per tutti, soprattutto per coloro che per lavoro hanno in mano la vita di altre persone. Che abbiano rispetto della vita degli altri al pari della loro. Io mi auguro che, prima che io me ne vada da questa Terra, ci sia la possibilità di capire quale sia la colpa e a chi attribuirla. So che in tanti stanno lavorando affinché questa verità venga fuori e di questo gliene sarò infinitamente grata. Il nostro dolore è sempre grande e non passerà mai ma almeno questa, la verità, noi la vogliamo". (aise)