LA GIORNATA DELLA RICERCA ITALIANA NEL MONDO

ROMA\ aise\ - Si è svolta ieri, alle 18, presso la Farnesina, la presentazione ufficiale della prima Giornata della Ricerca Italiana nel Mondo e l’inaugurazione della mostra “Italia: la bellezza della conoscenza”. Di fronte a un centinaio di ambasciatori venuti da tutto il mondo, sono stati esposti risultati della ricerca italiana e obiettivi di un evento che segna un momento importante per il futuro e lo sviluppo di un campo dell’eccellenza nostrana.
È la prima volta che l’Italia, con quasi 100 eventi in oltre 50 paesi, promuove la ricerca; e lo fa in un giorno altamente simbolico: l’anniversario della nascita di Leonardo Da Vinci (che, a onor del vero, nasce il 15 aprile, ma per ragioni di organizzazione la presentazione non poteva che avvenire di lunedì 16).
Assente il ministro Angelino Alfano, trattenuto a Bruxelles da impegni istituzionali, a fare le sue veci il vice-ministro Mario Giro.
La prima a parlare è stata Valeria Fedeli, ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, vera mente di questa iniziativa, pensata solamente il 5 febbraio e messa in piedi con grande velocità. “Il nostro paese – ha esordito il ministro – deve dire grazie ai ricercatori. La loro eccellenza ci ha portati a emergere in contesti internazionali”.
Un settore, quello della ricerca, dove ricercatrici e ricercatori italiani sono particolarmente competitivi: “Siamo ottavi al mondo – ha detto la Fedeli – per numero di pubblicazioni scientifiche, con una media di citazioni su riviste specializzate comparabile a quelle di Germania e Francia. Gli ultimi governi hanno riconosciuto il valore di questo settore, aumentando le risorse a esso destinate. Nonostante questo – ha aggiunto – dobbiamo fare ancora molto in termini d’investimenti, rispetto ad altri paesi sia europei, sia OCSE”. Investimenti che, secondo le stesse parole del ministro “devono essere costanti e strutturali”.
Dunque non solo una giornata celebrativa, quella di ieri, ma una giornata soprattutto di sostegno. “Qualche giorno fa – ha dichiarato Valeria Fedeli – con i ministri Madia, Padoan, Calenda, Galletti e Lorenzin abbiamo firmato un decreto per sbloccare l’assunzione dei ricercatori precari. Un passo importante e giusto, che ci permette di proseguire nel percorso di stabilizzazione già avviato”.
Si parla, in questo senso, di migliaia di posti da ricercatore che si renderanno disponibili sin dai prossimi mesi, per un bando da 110 milioni di euro.
“Investire significa offrire un futuro di qualità al Paese. Nel 2017 sono stati stanziati per la ricerca di base 391 milioni di euro, l’importo più alto di sempre” ricorda la Fedeli.
Un altro intervento normativo a favore dello sviluppo di questo settore riguarda la Legge di bilancio 2018, che permette la doppia affiliazione dei docenti stranieri in un’Università italiana e in una straniera, ma altro settore che registra delle novità importanti è quello delle collaborazioni “Stiamo stringendo rapporti di partenariato tecnologico sempre più stretti con la Cina, ma la collaborazione scientifica c’è anche con l’Iran, che attraverso il rapporto con l’Italia punta a una graduale apertura e modernizzazione del paese”.
Per concludere “la ricerca è decisiva per la crescita del nostro paese e per la competitività in campo internazionale. Sono convinta che ciò che abbiamo fatto fin ora vada mantenuto e incrementato nel tempo. Dobbiamo anche lavorare molto affinché i nostri scienziati collaborino anche al dibattito pubblico nel Paese”.
Di ricerca e diplomazia ha parlato invece il vice-ministro Mario Giro, secondo cui “la ricerca deve far parte dell’estroversione italiana”. Anche lui, parlando di finanziamenti, ha detto che bisogna fare di più per essere al livello di altri paesi. Poi parlando del concetto di “cervelli in fuga” ha detto: “Si deve passare dall’idea di “cervelli in fuga” a quella di “circolarità”. Anche Leonardo, banalizzando, è stato un “cervello in fuga”. Quello che bisogna capire è che non tutto deve restare nel nostro paese, ma ci dev’essere circolarità, collaborazione. Ci sono campi specifici dove è preferibile andare all’estero, ma c’è tanto da fare anche qui da noi. Bisogna mettere i ricercatori e le ricercatrici che sono all’estero nelle condizioni di poter tornare a testa alta”.
“La ricerca è bella, è appassionante, è utile” questa la definizione di un altro relatore come Massimo Inguscio, presidente della Consulta dei presidenti degli Enti pubblici di Ricerca. “I ricercatori – ha detto – sono il pilastro, l’eccellenza, la linfa vitale che ci permette di sopravvivere. Quello che presentiamo oggi – riferendosi all’evento – è un grande gioco di squadra come “sistema paese”. L’organizzazione di tutto questo e l’allestimento della mostra “L’Italia: la bellezza della conoscenza”, non sarebbe stata possibile senza l’entusiasmo degli enti e dei ricercatori stessi”.
Sempre sul concetto di “sistema paese” e di sinergia d’intenti, l’intervento di Gaetano Manfredi, presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane: “Questa giornata ci ricorda che la qualità della nostra ricerca è alta e che la sua dimensione è internazionale, ma – allo stesso tempo – abbiamo bisogno di un paese più semplice, di una burocrazia più snella e di tempi di realizzazione certa dei progetti. Quello di oggi è un momento di orgoglio, ma anche di grande impegno”.
“Ricerca e innovazione – ha aggiunto Daniele Finocchiaro, presidente del Gruppo Tecnico Ricerca e Sviluppo di Confindustria – sono una leva imprescindibile per la crescita di un paese. Un’impresa che non si alimenti di ricerca è destinata a sparire nell’arco di 5/10 anni”.
Sempre Finocchiaro, però, parla della necessità di costruire in Italia una retorica differente, di guardare il bicchiere mezzo pieno: “Il made in Italy ha settori di eccellenza senza pari al mondo. Pensiamo al settore farmaceutico, a quello aerospaziale, a quello chimico”. Necessario anche per lui, ad ogni modo, sveltire le procedure dei bandi, accorciare la distanza tra la ricerca pubblica e le imprese e incentivare la formazione delle Start-Up.
Interviene anche il capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del MIUR, Marco Mancini, che ha parlato di un buon funzionamento della rete italiana che unisce gli enti di ricerca di tutto il mondo, senza la quale questo evento non sarebbe stato realizzabile, e del rientro dei “cervelli in fuga” di cui, a suo dire, non si parla abbastanza: “In soli otto anni abbiamo riaccolto 832 ricercatori, molti dei quali sono diventati professori universitari. Con lo strumento della chiamata diretta abbiamo prodotto 400 posizioni da professore”.
Paolo Glisenti, commissario italiano all’EXPO Dubai 2020, ha parlato della collaborazione con il CNR, insieme al quale sono stati scelte quattro aree di promozione della ricerca italiana da valorizzare nell’ambito dell’esposizione nel paese arabo: “la prima è quella delle scienze della vita: la farmaceutica, la biotecnologia avanzata e simili. La seconda è lo sviluppo sostenibile, la blue economy, le scienze marine; c’è poi l’area di tutela e valorizzazione dei beni culturali e, infine, l’industria 4.0”.
Aree scelte, come spiegato dal commissario, in quanto quelle dove la competenza italiana è molto alta “Qui – ha detto – possiamo esprimere il meglio della nostra capacità innovativa”.
Riguardo la mostra, il curatore Riccardo Pietrabissa ha parlato di un grandissimo sforzo di sinergie. “Ricerca e bellezza – ha detto – sono concetti strettamente correlati tra loro. Non c’è bellezza senza ricerca e non c’è ricerca senza bellezza”.
Molto suggestiva, in tal proposito, la foto notturna del pianeta terra “Le uniche aree illuminate – ha spiegato Pietrabissa – sono quelle dove esiste la ricerca. Le altre sono al buio”.
Dunque ricerca come fatica, sacrificio, impegno, ma anche come incontro tra culture diverse, esplorazione, raggiungimento di traguardi importanti. E questa prima giornata della Ricerca Italiana nel mondo è stata concepita proprio per valorizzare tutti questi aspetti, nessuno escluso, ma – soprattutto – per rendere omaggio ai veri protagonisti: le ricercatrici e i ricercatori che rendono grande l’Italia. (gianluca zanella\aise)