L’ACCORDO BREXIT NON C’È. LA PAROLA PASSA AI CAPI DI GOVERNO – di Lorenzo Robustelli

BRUXELLES\ aise\ - “Se sarà intesa sarà all’ultimo minuto. Come Eunews già scrisse la scorsa settimana i due team di negoziatori per la Brexit non hanno raggiunto un’intesa complessiva, incagliandosi sulla questione del confine irlandese, e a questo punto ogni possibile speranza di intesa sembra sia nel vertice dei capi di Stato e di governo di mercoledì sera, un appuntamento che durerà, si ammette da tempo qui a Bruxelles, fino almeno a notte fonda”. A scriverne su Eunews.it, quotidiano online di Bruxelles, è il direttore Lorenzo Robustelli.
“Numerosi punti rimangono irrisolti”, è l’ammissione di questa mattina di Margaritis Schinas, portavoce capo della Commissione europea, che, senza altri dettagli, conferma quanto affermato ieri dal capo negoziatore Ue Michel Barnier. Schinas conferma che non ci saranno nuovi negoziati prima di mercoledì notte, quando Barnier farà la sua relazione ai capi di governo dell’Unione. ‘Mai dire mai’ vale sempre in politica e vale ancor di più nella capitale dell’Unione, dove tante volte si son visti accordi sbucare nella notte, quando ogni speranza sembrava persa. E’ dunque eccessivo dare ora per scontato che il “no deal” sia la soluzione finale, anche se le premesse per un accordo sembrano mancare.
In un negoziato che ha sempre camminato molto male, come si sa sin dall’inizio di questa vicenda il nodo centrale resta quello del confine irlandese (l’unico confine terrestre tra Uk e Ue), per il quale l’Ue avanza proposte di sostanziale separazione doganale dal resto del Gran Bretagna, che Londra però non accetta. Ma non vi è certezza che un accordo sia stato raggiunto sullo status di Gibilterra, ad esempio, territorio di fatto conteso tra Gran Bretagna e Spagna. Su tanti altri temi l’intesa si dice sia fatta, ed è probabilmente vero, ma l’esperienza insegna che il diavolo si nasconde nei dettagli e la politica negoziale dell’Unione è che “nulla è concluso finché tutto è concluso”.
Dunque la notte di mercoledì sarà complicata. Se non ne uscirà un accordo politico forte, che poi andrà scritto dai tecnici in un testo legislativo, passaggio per niente semplice, è altamente probabile che si andrà al no deal, perché non ci saranno più i tempi materiali per stringere un’intesa, farla approvare dai Parlamenti (europeo e britannico), compiere i tanti passaggi tecnici necessari e renderla operativa per la mezzanotte del 29 marzo prossimo.
Non vuol dire però che non si continuerà a lavorare, per raggiungere un accordo di collaborazione, anche dopo il 29 marzo. L’Unione ha decine di accordi di vario tipo in giro per il Mondo. Forse, ma stiamo ragionando sull’ignoto, potrebbe essere anche un percorso più facile, perché la Gran Bretagna dal 30 sarà fuori dall’Ue, e dunque si dovrà negoziare con un Paese terzo ma amico, all’interno del quale i “brexiters” saranno soddisfatti per aver raggiunto il loro obiettivo e potrebbero più serenamente affrontare i negoziati. Certo, probabilmente passando prima per una crisi di governo e nuove elezioni”. (aise)