MIGRANTI E RIFUGIATI: L’ABM A COLLOQUIO CON IL GIORNALISTA LUCA ATTANASIO

BELLUNO\ aise\ - Migranti e rifugiati: calano gli sbarchi nel Mediterraneo. A testimoniarlo sono i dati forniti dalla Fondazione Ismu (Iniziative e Studi sulla Multietnicità) in occasione della Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato celebrata lo scorso 14 gennaio.
“Il 2017 – sottolinea la Fondazione - si è chiuso registrando il numero più basso di migranti giunti via mare sulle coste dei Paesi del Mediterraneo da quando ha avuto inizio nel 2014 il massiccio flusso di ingressi verso l’Europa”. Circa 171mila arrivi contro gli oltre 362mila dell’anno precedente. Dato più che dimezzato rispetto al 2016 e ben lontano da quello di oltre un milione registrato nel 2015. Un dato che, tuttavia, non può essere letto in modo semplicistico.
Dietro il mero numero, infatti, si celano processi e dinamiche molto più complesse, che l’Associazione dei Bellunesi nel Mondo ha cercato di approfondire con Luca Attanasio, giornalista (collabora tra gli altri con Repubblica, Limes, Radio Vaticana, Famiglia Cristiana, Avvenire) ed esperto di fenomeni migratori, in particolare di migranti minori non accompagnati.
Riportiamo di seguito il testo dell’intervista.
D. Che interpretazione dare a questo calo di sbarchi nel Mediterraneo?
R. Il motivo del calo è senza dubbio significativo: il numero è decresciuto per il semplice fatto che i migranti vengono bloccati. In virtù dell’accordo tra l’Italia e il Governo – o sedicente tale – libico, siglato il 2 febbraio dell’anno scorso a Roma (il Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana, NdA) e dell’accordo tra Unione europea e Turchia stipulato il 18 marzo del 2016.
D. Tanto che, sempre in base ai dati Ismu, in Italia si sono avuti 120mila arrivi nel 2017 a fronte dei 181mila nel 2016. In Grecia si è passati dagli 857mila sbarchi del 2015 ai 181mila dell’anno successivo.
R. Gli accordi, come detto, hanno ridotto drasticamente gli arrivi in Italia e in Grecia, ma non hanno ridotto il fenomeno migratorio, che ha trovato e troverà sempre altre vie. Il principio è sempre lo stesso: l’importante è che i migranti non vengano fatti vedere. Con gli accordi siglati, prima a Est e ora a Sud, noi siamo “coperti”, ma la questione rimane.
D. Infatti, conferma l’Ismu, nel 2017 il Paese del Mediterraneo che ha visto aumentare in modo rilevante gli arrivi è stato la Spagna, con un incremento del 160% rispetto al 2016.
R. Ovviamente è aumentato il numero di arrivi in Spagna perché, come accennato prima, i migranti hanno capito che la via per giungere in Italia dalla Libia è bloccata e quindi hanno cambiato rotta.Al di là di tutto, comunque, mi preme ricordare che anche nel 2016, quando in Italia siamo arrivati al famoso record sbandierato da tutti di 181mila arrivi via mare, si trattava comunque di un numero assolutamente gestibile, dal nostro Paese e soprattutto dall’Europa in blocco. Una cifra certamente non banale e non priva di insidie, ma gestibile.
D. Nonostante la riduzione degli sbarchi, è rimasto comunque significativo il numero di persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa via mare, tanto che nel 2017 ci sono stati 18 morti e dispersi ogni 1000 sbarcati, la proporzione più alta del quadriennio considerato (2017-2014). A quanto pare è aumentata la pericolosità dei viaggi, come mai?
R. Purtroppo, a differenza di quello che si dice, i numeri dei morti in mare sono sempre molto alti, nonostante il blocco in Libia e nonostante la stessa operazione Mare nostrum portata avanti dal Governo italiano dal 2013 al 2014. Un’ottima operazione, che tuttavia non evitò la morte di oltre 3.000 persone. Si continua a morire perché quella delle traversate in mare è una situazione pericolosissima, con quel tipo di imbarcazioni, in quei periodi, alla mercé di gente senza scrupoli.Il problema andrebbe risolto alla radice: sia aiutando i paesi a svilupparsi, ma soprattutto trovando soluzioni alternative ai viaggi, che sono mortiferi, costano cifre esorbitanti a ciascun migrante e creano un indotto spaventosamente alto di criminalità organizzata, che peraltro va a contatto con i terrorismi di mezzo mondo. Inoltre, ci tengo a ricordare che le morti non avvengono solo nel mare. Ci sono tantissime morti prima di arrivare nel mare. Nel deserto, nei tratti di strada fatti dall’Africa subsahariana verso il Mediterraneo, così come da Oriente verso l’Egeo. La pericolosità dei viaggi è sempre la stessa, enorme, infinita. Credo che se paragoniamo il numero di quelli che partono con il numero di quelli che effettivamente arrivano le cifre si assottiglino di molto. I pochi fortunati giungono sani e salvi, ma dopo aver subito insidie incredibili. Quelli a cui va bene molto spesso vengono buttati in qualche centro che, si spera, li accoglie e se ne occupa in maniera più che buona, anche se non sempre questo accade. La vera questione è il processo di integrazione. Se non si comprendono le origini del problema tutto rischia di ingigantirsi”. (aise)