MIGRANTI NEL LAZIO: IL 13° OSSERVATORIO ROMANO SULLE MIGRAZIONI
ROMA\ aise\ - È stata presentata oggi a Roma la tredicesima edizione del Rapporto Romano sulle Migrazioni redatto dall’omonimo Osservatorio. Il rapporto – il terzo sostenuto dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” – torna a raccontare il Lazio, le sue province e Roma attraverso le migrazioni. E torna a dare voce alle tante iniziative promosse dal basso, per lo più dall’associazionismo, dal terzo settore e dal volontariato, ma anche da numerosi Enti locali.
I DATI
Il Lazio si conferma la seconda regione italiana, dopo la Lombardia, per residenti stranieri e la terza, dopo Emilia Romagna e Lombardia, per incidenza di questi sulla popolazione. Al 1° gennaio 2017 se ne contano 662.927, il 51,9% dei quali donne, il 13,1% degli stranieri residenti in tutto il Paese. Rispetto alla popolazione totale, 11 residenti ogni 100 sono stranieri (11,2%; in Italia: 8,3%).
L’incremento tra il 2015 e il 2016 è dello 0,4% (+17.768), mentre la popolazione complessiva è diminuita dello 0,1%. A questo andamento hanno contribuito diverse voci: tra quelle in entrata, vanno considerati i nuovi nati da genitori stranieri (7.314 nel 2016, il 15,4% di tutti i bambini nati in regione) e i nuovi iscritti in anagrafe dall’estero (30.643, l’11,7% delle iscrizioni dall’estero registrate in Italia), che hanno generato un saldo migratorio con l’estero positivo (+27.433); tra le voci in uscita, la più consistente è quella delle acquisizioni di cittadinanza italiana, che nel 2016 sono state 11.856, il 5,9% delle 201.591 acquisizioni avute in tutta Italia.
Latina è la seconda provincia del Lazio per residenti stranieri, seguono Frosinone, Viterbo e Rieti.
Gli stranieri non comunitari soggiornanti nel Lazio sono 406.983, l’11% della presenza in Italia. Il 50,5% ha un permesso di lungo periodo (60,7% in Italia) e il 49,5% un permesso a scadenza. I nuovi permessi rilasciati nel 2016 sono stati 24.462, il 10,8% del totale nazionale (226.934), e tra di essi sono prevalsi i ricongiungimenti familiari (49,5%, a fronte del 45,1% in Italia), i motivi umanitari (19,8% a fronte del 34,3%), i permessi per residenza elettiva, religione e salute (13,1% contro 7,3%) e i motivi di studio (12,5% a fronte del 7,5%).
Il Lazio è però anche regione di partenza di italiani che vanno all’estero: sono in 58.115 ad essersi cancellati per l’estero tra il 2008 e il 2016 (il 9,3% dei 623.885 italiani cancellati dall’Istat nello stesso periodo) e 10.956 solo nel 2016.
LA CITTÀ METROPOLITANA DI ROMA
La Città Metropolitana di Roma, con 544.956 residenti stranieri a inizio 2017, pari al 10,8% di quelli residenti in Italia (5.047.028), è la prima provincia per numero di immigrati. Nel corso del 2016 i residenti stranieri sono aumentati di 15.558 unità, l’incremento più alto tra le province italiane, con un ritmo di crescita superiore a quello medio nazionale (+2,9% contro +0,4%).
Nel 2016 sono stati registrati in anagrafe 5.898 nuovi nati da genitori stranieri (circa un sesto dei nati in provincia), mentre 650 stranieri sono stati cancellati per morte. Pertanto il saldo naturale tra gli stranieri è risultato positivo (+5.248), anche se in contrazione per il terzo anno. Ciò nonostante, come nei 4 anni precedenti, il saldo complessivo (italiani e stranieri) tra nascite e morti è risultato negativo (-5.086).
A trainare la crescita di residenti stranieri è stato il saldo delle migrazioni con l’estero (+21.958), il più alto in Italia a fronte di un saldo migratorio estero negativo per gli italiani (-6.194).
Sono stati invece cancellati dalle liste dei residenti stranieri 9.479 persone che hanno acquisito la cittadinanza italiana, cifra che colloca la Città Metropolitana di Roma al terzo posto in Italia dopo quelle di Milano e Torino. Negli ultimi otto anni (2008- 2016) sono circa 51mila gli stranieri residenti nel territorio dell’Urbe diventati italiani.
Il 54,2% degli stranieri residenti nella Città Metropolitana è europeo e, tra questi, prevalgono i comunitari (78,5%). Il secondo continente è l’Asia (26,2%), seguito da Africa (10,9%), America (8,6%) e Oceania (0,1%). Al primo posto si collocano i romeni (181mila, il 33,3% del totale), seguiti da filippini (43.663), bangladesi (33.259), cinesi (21.619), ucraini (19.538), polacchi (18.675), albanesi (16.251), peruviani (15.593), indiani (15.521), egiziani (14.140).
Il numero di rifugiati e richiedenti asilo nella Città Metropolitana di Roma è in assoluto il più alto (17.939): vi vive il 9,1% dei rifugiati e richiedenti asilo soggiornanti in Italia.
LE PRESENZE STABILI A ROMA CAPITALE
Sono 377.217 gli stranieri residenti nella città di Roma a inizio 2017, per il 52,7% donne, e rappresentano il 13,1% della popolazione totale. Quasi la metà proviene dal continente europeo e, tra questi, il 75% dall’area comunitaria, in particolare dalla Romania (i cui residenti sono aumentati del 2,5% rispetto al 2015). Questi sono in assoluto i più numerosi (90.959, un quarto della popolazione straniera), seguiti nell’ambito dell’area europea da ucraini (15.070, quasi +5% in un anno) e polacchi (12.360, -0,2%). Il secondo continente è quello asiatico, con 125.600 residenti (oltre il 33% degli stranieri), in crescita del 5,3% rispetto al 2015. Invariate le posizioni delle prime tre collettività, che continuano a crescere e a rappresentare circa il 73% della popolazione asiatica: filippini (41.685: +1,9%), bangladesi (30.770: +6,3%) e cinesi (18.721: +8,2%). In netto aumento anche gli indiani (+7,7%).
Registrano una forte crescita i cittadini dell’Africa, in particolare di Nigeria (+8,4%), Egitto (+6,4%) e Marocco (+2,7%).
Calano invece gli americani, che costituiscono il 10,3% degli stranieri e tra i quali i più numerosi sono i peruviani (13.445, -2,5%) e gli ecuadoriani (8.182, -0,4%).
Le cittadinanze più numerose nella Capitale sono quelle romena, filippina, bangladese e cinese.
I nuovi nati iscritti in anagrafe nel 2016 sono, tra italiani e stranieri, 22.435, con un trend decrescente non solo per i nati da madri italiane (quasi il 3% in meno del 2015), ma anche da madre straniera: queste nell’ultimo triennio hanno cumulato un decremento di oltre 5 punti percentuali. Nel complesso, le nascite nel 2016 calano così del 2,8%, anche se le donne straniere mantengono una propensione più che doppia a mettere al mondo un figlio rispetto alle italiane.
IL CONTRIBUTO AL MERCATO DEL LAVORO DIPENDENTE
Nella Città Metropolitana di Roma Capitale la ripresa degli indicatori economici e occupazionali registrata a partire dal 2014 si è consolidata nel corso del 2016. Tra il 2008 e il 2016 la base occupazionale si è ridotta numericamente solo nel 2009, ma negli anni successivi, diversamente dal livello nazionale, si è avuto un costante, anche se moderato, andamento positivo e nel 2016 un incremento di occupati dell’1,5% (in Italia +1,3%). Ne risulta che il bilancio complessivo degli occupati fra il 2008 e il 2016 è positivo per la Città Metropolitana di Roma (+9,3%) e negativo per la media nazionale (-1,4%). Il tasso di occupazione dei 15-64enni nel 2016 è tornato ai livelli pre-crisi, attestandosi sul 62,6%.
Determinante per questo trend è stato il contributo dei lavoratori stranieri che hanno registrato un aumento di occupati del 98,1% fra il 2008 e il 2016, a fronte del +0,9% dei lavoratori italiani. Tuttavia, la parziale tenuta dell’occupazione è derivata anche da politiche di riduzione dell’orario di lavoro che hanno favorito l’aumento del part-time (volontario e soprattutto involontario) e della Cassa integrazione, estesa a settori e tipologie di aziende in precedenza escluse. Attualmente il numero dei senza lavoro si aggira a Roma attorno alle 194mila persone ed è di oltre 3 milioni in Italia. Di conseguenza, il tasso di disoccupazione ha ripreso a crescere, raggiungendo un massimo storico nel 2014 (11,3%), per scendere nel 2016 al 9,8%, valore in ogni caso superiore ai valori pre-crisi (5,8% nel 2007). Fra i giovani di 15-24 anni, inoltre, il tasso di disoccupazione a Roma raggiunge il 40,2%.
Gli occupati a Roma nel 2016 sono 1 milione e 796mila, il 75% dei quali lavora nei servizi ma, considerando anche il commercio, la percentuale sale all’87,8% (in Italia è al 70%).
In valori assoluti i lavoratori stranieri occupati nel Lazio sono 335.274 (su un totale di 2.335.947), di cui 281.234 nella Città Metropolitana di Roma (su un totale di 1.796.932 occupati). Il loro tasso di occupazione, nonostante un calo più forte che tra gli italiani (-2,6 punti percentuali), resta decisamente più alto: 66,8% a fronte del 46,2%. Inoltre, alla diminuzione dei tassi di occupazione ha corrisposto, anche fra i cittadini stranieri, un notevole aumento del tasso di disoccupazione, che ha raggiunto l’11,4% a fronte del 9,5% degli italiani.
Nella maggioranza dei casi le occupazioni degli stranieri si concentrano in posti di lavoro a bassa qualificazione e spesso non corrispondenti ai livelli di istruzione e formazione: nella Città Metropolitana di Roma gli stranieri lavorano per il 43,7% in professioni qualificate (a fronte del 6,5% tra gli italiani), per il 28,5% in professioni qualificate nei servizi (italiani: 17,7%), per il 16,3% come operai (italiani: 11,0%), mentre registrano quote decisamente basse nelle professioni tecniche/impiegati (6,3% a fronte del 37,2% tra gli italiani), nelle alte specializzazioni (4,0% vs 21,7%) e come dirigenti e imprenditori (1,2% vs 3,5%).
IL LAVORO AUTONOMO
Solo sul territorio di Roma Capitale si contano ben 48.563 imprese gestite da lavoratori di origine straniera, pari all’8,5% di tutte le aziende a guida immigrata registrate dalle Camere di Commercio italiane a inizio 2017 (oltre 571mila). La percentuale sul totale sale all’11,4% nell’intera Città Metropolitana, dove le imprese guidate da immigrati sono 63.052, e arriva al 13,0% nel Lazio (74.067): valori di spicco che fanno di Roma la prima provincia italiana per numero di attività indipendenti “immigrate” (seguita da Milano: 9,1%, 52.150) e del Lazio la seconda regione, preceduta solo dalla Lombardia (19,3%, oltre 110mila).
A fronte di un valore medio nazionale che nell’ultimo quinquennio si è attestato al +25,8% (pari a 117mila imprese immigrate in più), nel Lazio l’incremento dal 2011 è stato del 46,0% e del 49,8% nella Città Metropolitana di Roma. Anche stringendo l’attenzione sull’ultimo anno, la media nazionale del +3,7% sale a +5,1% nel Lazio e a +5,5% nell’area metropolitana romana. Tra le imprese gestite da immigrati spicca la quota di pertinenza delle società di capitale, pari al 20,1% del totale nella Città Metropolitana e al 21,9% nel comune di Roma (in Italia: 12,2%). Gli imprenditori romeni e marocchini sono i più numerosi nei comuni della provincia, a differenza di quanto si registra a Roma, dove a distinguersi sono innanzitutto i bangladesi (pari al 36,0% di tutti gli immigrati titolari di ditte individuali), seguiti da romeni (10,9%), cinesi (8,6%), egiziani (8,1%) e marocchini (4,5%).
L’ACCOGLIENZA DI RICHIEDENTI ASILO E RIFUGIATI IN REGIONE
I posti della rete Sprar del Lazio sono passati dai 69 del 2003 ai 4.835 del 2015, per scendere a 4.442 nel 2016 e a 4.313 nel 2017 (-2,9%), dei quali 36 destinati a persone con disagio mentale e disabilità fisica e 79 a minori stranieri non accompagnati. Il Lazio assorbe così il 12% della rete di accoglienza nazionale (17,1% del 2016) e nel 2017 ha potuto accogliere 4.750 persone.
Se i posti sono diminuiti sono, però, aumentati i progetti finanziati, passati dai 46 del 2016 a 49. Complessivamente risultano coinvolti nella rete, come titolari di progetto, 43 Enti locali: 39 Comuni, 1 Provincia e 3 Unioni di Comuni (Alta Sabina, Bassa Sabina e Comunità Montana Montepiano Reatino). Ma basta ricordare che i comuni del Lazio sono 378 per cogliere le potenzialità inutilizzate del territorio.
Il 39,4% degli accolti è richiedente protezione internazionale, in netto calo rispetto al 58,6% del 2016, mentre aumentano i protetti umanitari (il 30,4% contro il 18,2% del 2016), i protetti sussidiari (18,5% contro 14,5%) e i beneficiari dello status di rifugiato (11,7% contro 8,7%).
Nel 2017 i principali Paesi di provenienza sono Nigeria (15,8% del totale), Pakistan (10,4%), Gambia (10,2%), Mali (8,8%), Senegal (6,9%), Somalia (5,9%) e Afghanistan (5,2%).
I minori soli accolti nel Lazio nel 2017 sono 1.049. Negli anni si è accentuato il carattere maschile del fenomeno (il 95% dei minori nel 2017 è composto da maschi) mentre, sul fronte dell’età, in controtendenza con l’andamento a livello nazionale, vi è stata una diminuzione dei diciassettenni a favore della fascia 15-16 anni: nel 2017 i sedicenni sono quasi un terzo del totale. I Paesi di origine sono soprattutto Egitto (51,9%), Gambia (19,8%), Albania (11%), Mali e Senegal (entrambi 6,7%).
I CORRIDOI UMANITARI: UNA PROSPETTIVA DA IMPLEMENTARE
L’innovativa esperienza dell’arrivo dei profughi in Italia attraverso il canale protetto dei Corridoi umanitari è sostenuta da un progetto pioniere di Comunità di Sant’Egidio, Tavola Valdese e Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e da un progetto della Comunità di Sant’Egidio con la Conferenza Episcopale Italiana, in entrambi i casi insieme al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale e al Ministero dell’Interno.
Attualmente i profughi accolti con questo canale vivono in 17 regioni e in 100 comuni. In 9 comuni del Lazio sono ospitate in totale 184 persone: 99 ospitate nel primo anno e 85 nel secondo.
L’efficacia dell’iniziativa è legata, anzitutto, all’accompagnamento nell’iter per l’ottenimento della protezione internazionale: i beneficiari del programma ottengono una risoluzione rapida delle richieste di asilo (3-6 mesi). Il 100% delle procedure ad oggi concluse ha avuto esito positivo. Il programma prevede l’ospitalità in appartamenti e stanze messi a disposizione da privati o in luoghi offerti da comunità religiose o associazioni. (aise)