SI SCRIVE SHIANDI SI LEGGE CHIANTI


ROMA - focus/aise - Il Chianti parla e scrive cinese. Dopo una lunghissima trafila burocratica, il marchio Docg è stato registrato in caratteri cinesi e verrà utilizzato per le etichette esportate in Oriente. La traslitterazione ha una fonetica molto simile all'originale: si pronuncia "Shiandi", ma s’intende Chianti.
Un risultato importante, ottenuto dopo un lungo lavoro sul posto dei responsabili dell’omonimo Consorzio e dopo una difficile fase istruttoria legata alla particolare complessità amministrativa delle istituzioni cinesi. Il marchio, nella sua traduzione, ha un significato molto positivo, soprattutto per le sensazioni che riesce a evocare: il primo carattere è utilizzato per indicare una attività a favore di terzi, il secondo è la pace e il terzo carattere è quello utilizzato per indicare le radici di un fiore.
Non senza ragione. Pare, ad esempio, che la denominazione Chianti provenga dalla famiglia etrusca dei Clante, che abitò quelle terre tra il VII e l'VIII secolo a. C., introducendo nella regione la coltivazione della vite. Un'altra versione vuole, invece, che fossero i 'clangor', i rumori o gli squilli di tromba, che anticamente risuonavano in quel paradiso naturale per la caccia, ad aver dato il nome a questa straordinaria parte di Toscana, che Dante avrebbe descritto come "una selva aspra e forte".
Da un punto di vista commerciale, fu il granduca di Toscana Cosimo III che nel 1716 con un bando creò per primo la "denominazione Chianti" delineando l'area di produzione del grande rosso. Poi, a fine '800, Bettino Ricasoli, dopo vari studi ed esperimenti, scrisse la "formula di mescolanza delle uve" del Chianti: 7/10 Sangioveto (dava profumo e vigoria), 2/10 di Canaiolo (amabilità), 1/10 di Malvasia (immediata bevibilità), che sarà alla base del Chianti Classico.
Un marchio che continua a dare soddisfazioni . Nelle prime proiezioni sulla vendemmia di quest’anno i dati riflettono un andamento positivo e soprattutto in crescita. Già l’anno scorso le vendite sono cresciute del 4% e per i primi 5 mesi del 2018 la tendenza al rialzo viene confermata, con una crescita stimata del 2%. Il 70% del prodotto viene destinato all’estero, in particolare Usa, Germania e Regno Unito
L’obiettivo è, comunque, di allargare l’area export. Le esportazioni di vino italiano, nei prossimi anni, continueranno a crescere in Usa e Canada, mentre tra i mercati emergenti, la Cina dovrebbe segnare una svolta positiva e sensibile.
"È un passo epocale per il marchio” rilancia il presidente del Consorzio Vino Chianti, Giovanni Busi, "un passo che sancisce il radicamento nel mercato cinese. Grazie ad un intenso lavoro di promozione, il vino Chianti Docg è amato e da oggi sarà ancora più apprezzato in un Paese che conta 1,3 miliardi di persone, con un mercato dalle potenzialità enormi. Con questa registrazione abbiamo realizzato uno step importante del nostro progetto a lungo termine di internazionalizzazione a favore delle imprese toscane. Le aziende associate interessate all'utilizzo sulle proprie etichette ne potranno fare richiesta direttamente al Consorzio Vino Chianti Docg". Il mercato cinese, in sostanza, si conferma un terreno favorevole per il vino. I dati Nomisma parlano di una crescita del 3,3% rispetto allo scorso anno dell'export del vino italiano, ma, per i rossi Dop della Toscana l'aumento è addirittura dell'11,3%. (focus/aise)