UNA SANATORIA PER GLI INDEBITI PENSIONISTICI DEI RESIDENTI ALL'ESTERO

ROMA - focus/ aise - Le pensioni dell'Inps in pagamento all'estero sono circa 380.000, per un importo complessivo di circa 1 miliardi d euro. Tra queste, sono circa 100.000 le pratiche di prestazioni indebite relative a residenti all'estero titolari di pensioni in regime convenzionale; circa 60.000 di tali pratiche sono interessate da "attività di recupero". Quindi le pensioni dell'Inps in pagamento all'estero oggetto di ripetizione di un indebito sono più di un quarto delle pensioni erogate e l'importo complessivo da recuperare è di circa 270 milioni di euro.  

Una situazione clamorosa ancorché di difficile decifrazione che ha indotto tre parlamentari eletti in Europa, la senatrice Laura Garavini, e i deputati Angela Schirò e Massimo Ungaro, a presentare in entrambi i rami del parlamento una interrogazione al Ministro del lavoro Di Maio. Soprattutto per sapere quali siano le cause di un numero obiettivamente così elevato di indebiti ;di chi sia la responsabilità di una formazione così anomala degli indebiti e quali possano essere esattamente le modalità di recupero adottate dall’Inps.
I parlamentari PD, poi, hanno chiesto al Governo di adottare iniziative per introdurre una sanatoria degli indebiti pensionistici per i pensionati italiani residenti all'estero, partendo dalla constatazione che “decine di migliaia di pensionati italiani residenti all'estero hanno ricevuto e stanno ricevendo una lettera dell'Inps con la quale viene chiesta la restituzione di somme “indebitamente” percepite e contestate dall'istituto previdenziale italiano in seguito agli accertamenti reddituali effettuati nel corso degli anni.

Secondo Garavini , Schirò e Ungaro , l'impatto economico, umano e psicologico di queste lettere è devastante, soprattutto, rivendicano i tre ,  per l’assenza sia di dolo degli interessati che per la loro evidente e totale buona fede. In taluni casi , sottolineano , alcune sedi provinciali dell'Inps intimano che la restituzione degli importi deve “avvenire tramite bonifico entro 60 giorni dalla data di ricezione della lettera raccomandata e che se non dovesse essere rispettata tale scadenza, sarà dato corso all'azione legale per il recupero coattivo delle somme indebite”.
I parlamentari del PD ipotizzano che il costituirsi di questo elevato numero di indebiti sia da addebitare alle modalità e alle procedure adottate dall'Inps nell’ attribuzione dei diritti previdenziali legati a limiti di reddito e alla verifica, durante l'erogazione delle prestazioni, del mantenimento di tale diritto da parte dei pensionati italiani residenti all'estero.Con questa situazione di fatto , i tre parlamentari hanno chiesto chiarimenti al Governo. Per sapere quanti siano complessivamente i pensionati residenti all'estero che devono restituire somme indebitamente percepite dall'Inps; per conoscere il numero disaggregato per ciascun Paese di residenza dei debitori; sapere quali siano le cause di un numero così obiettivamente elevato di indebiti pensionistici vista l'alta percentuale (25 per cento) rispetto al numero complessivo delle pensioni erogate all'estero; quali siano esattamente le modalità di recupero adottate dall'Inps soprattutto in termini di trattenute sulle pensioni in pagamento e di salvaguardia del trattamento minimo; quali siano esattamente le modalità di recupero adottate dall'Inps in termini di pagamento con rimesse di denaro e di durata dei piani di recupero; a quanto ammontino finora le somme recuperate, rispetto ai 270 milioni di euro che l'Inps ha sostenuto di dover recuperare nel 2017.
In conclusione, Garavini, Schirò e Ungaro hanno chiesto al Governo se non ritenga utile ed opportuno valutare la possibilità di adottare iniziative per introdurre una sanatoria degli indebiti pensionistici per i pensionati italiani residenti all'estero, i quali sono titolari di redditi complessivi inferiori agli importi della “tax area” Irpef italiana, visto che la Corte costituzionale ha sostenuto più volte il principio dell'importanza dell'affidamento dei pensionati nell'irripetibilità di trattamenti pensionistici indebitamente percepiti in buona fede. Ciò significa, in sostanza, che il pensionato o titolare di prestazioni previdenziali/assistenziali, è tutelato dalla rettifica del provvedimento errato effettuata dall'INPS: se le somme sono state da lui percepite in buona fede sulla base di un provvedimento definitivo dell'Ente, errato in senso peggiorativo o addirittura revocato, la restituzione non sarà dovuta. Diverso è il caso in cui l'errore non sia imputabile all'INPS, bensì al comportamento doloso dell'interessato oppure di una omessa o incompleta segnalazione da parte dell'interessato di fatti, anche diversi dalle situazioni reddituali, incidenti sul diritto o sulla misura delle prestazione, che non siano già conosciuti . In tal caso, le somme indebitamente erogate in conseguenza di tale errore, diventano integralmente recuperabili. (focus/aise)