"VIAGGIO IN ITALIA" AL MART DI ROVERETO
Ippolito Caffi, Ascensione in mongolfiera nella campagna romana, 1847 Musei civici di Treviso, Treviso
ROVERETO\ aise\ - In un percorso espositivo scandito da oltre 80 opere, il Mart propone una ricerca sulla pittura di paesaggio nel XIX secolo. Ancora una volta punto di riferimento per le vicende dell’arte moderna in Italia, il museo di Rovereto approfondisce i temi già presenti nelle Collezioni, valorizzando il proprio patrimonio e rinnovando l’indagine su riflessioni storico-artistiche in costante evoluzione.
A cura di Alessandra Tiddia, la mostra "Viaggio in Italia. I paesaggi dell’Ottocento dai Macchiaioli ai Simbolisti" - che si è aperta il 21 aprile e sarà allestita sino al 26 agosto - si configura come un vero e proprio viaggio nel tempo e nello spazio che ripercorre le tappe salienti di una profonda trasformazione culturale, illustrando le principali esperienze sul paesaggio e sugli effetti di luminosità e colore. Grazie anche alle scoperte scientifiche e tecnologiche della seconda metà del XIX secolo, epoca di rivoluzioni industriali e sociali, la luce e la sua rappresentazione diventano il soggetto principale dello studio pittorico.
L’Ottocento è un secolo di invenzioni scientifiche e industriali che rivoluzionano le abitudini di più di una generazione. L’invisibile diventa visibile grazie al microscopio, ai raggi X, al radar; la luce non è più solo un fatto naturale, ma un fenomeno ottico; l’illuminazione pubblica modifica la vita nelle città; i treni, le grandi navi a vapore e le mongolfiere regalano nuove esperienze e nuovi punti di vista; la litografia, la fotografia, il cinema, diorami e panorami sorprendono e ridefiniscono l’immaginario collettivo. I confini del mondo si ampliano, tra orizzonti prima sconosciuti e immagini in movimento.
Tra artisti e intellettuali si fanno frequenti i dibattiti sulle rinnovate possibilità espressive date dalle nuove invenzioni e dalla scienza. Nella raffigurazione dei paesaggi si azzardano nuovi formati e punti di ripresa, ispirati dalle prospettive offerte, per esempio, dai viaggi in mongolfiera e in treno o dallo sviluppo della fotografia.
Il genere pittorico, caro alla tradizione, viene reinterpretato in chiave moderna in un’Italia alla ricerca della propria identità culturale. Le opere dei paesaggisti si inseriscono in un fervido clima sociale che osserva e rielabora i cambiamenti con inedita consapevolezza e partecipazione. Preferendo la pittura en plein air agli atelier e le rappresentazioni soggettive alle regole delle accademie, i pittori dell’Ottocento si emancipano dagli ideali classici e romantici e narrano la propria epoca con rinnovato disincanto, ispirati quanto più possibile alla realtà.
L’atteggiamento nei confronti del mondo cambia radicalmente, consentendo alle emozioni di raggiungere una centralità prima ignota.
Diventa sostanziale l’individualità del pittore, non più chiamato a rappresentare la realtà, ma a interpretarla. Alla ricerca non del vero, ma del sentimento del vero: "non il vero della natura, ma l’emozione della natura filtrata dalla soggettività dell’artista", scrive Tiddia. "Non più soccombente al confronto con il vero, l’arte può essere intesa "non come riproduzione genuina del reale, ma come un’intensificazione della realtà", come scrive Pelizza da Volpedo nel 1904".
L’artista esperisce il paesaggio, ne rappresenta quella parzialità, porzione, inquadratura individuata dallo sguardo. Il paesaggio diventa soggettivo e culturale.
Spiega ancora Tiddia: "È la visione individuale che determina il paesaggio, che esiste in forma esclusiva nell’animo di chi lo ha percepito e con modalità, o forse dovremmo dire, dal punto di osservazione da cui è stato percepito. […] Tale consapevolezza, che intende il paesaggio come una parte di natura delimitata dallo sguardo, e quindi dal limite della cultura, si accompagna alla coscienza percettiva del sé rispetto allo spazio raffigurato; entrambe sono alla base del processo di emancipazione che ha reso autonoma la pittura di paesaggio da quella religiosa e di storia, e l’ha distinta dal vedutismo, fino a diventare il genere artistico più esposto e praticato dell’Ottocento".
Ne deriva, inevitabilmente, un maggior coinvolgimento dello spettatore che è in grado di riconoscere emotivamente l’esperienza del pittore, ieri come oggi.
Il percorso di mostra
In un allestimento diacronico che procede per scuole regionali, il percorso espositivo approfondisce alcuni temi: la predilezione per la pittura dal vero, le ricerche dedicate alla resa delle atmosfere e agli effetti di luce e colore.
Attraverso un eccezionale itinerario cronologico lungo lo Stivale, da Sud a Nord, la mostra illustra in modo completo e graduale le trasformazioni del linguaggio pittorico.
La luminosità dei paesaggi italiani travolge il visitatore e lo guida attraverso ambienti cromatici e capolavori assoluti realizzati da grandi maestri della pittura italiana, come Giuseppe De Nittis, Giovanni Fattori, Pietro Fragiacomo, Giuseppe Pellizza da Volpedo.
"Viaggio in Italia" mette in luce le differenze tra la pittura di paesaggio nelle varie geografie artistiche, sottolineando quanto fossero frequenti gli scambi e le reciproche influenze.
Dalle premesse maturate nei primi decenni dell’Ottocento nell’ambito della Scuola di Posillipo, passando attraverso l’innovativa esperienza dei Macchiaioli toscani, si giunge così ai “paesaggi dell’anima” di tendenza simbolista, presentati nelle prime edizioni della Biennale di Venezia. Nel confronto tra queste diverse generazioni di autori e scuole pittoriche, si gettano le basi della pittura moderna in Italia.
Di sicuro interesse per i visitatori risulta il paragone tra i soggetti più veristi dei paesaggisti degli anni Sessanta dell’Ottocento e quelli più simbolisti della fine dello stesso secolo, presentati nelle prime edizioni della Biennale di Venezia, che contengono in nuce le prime formulazioni del prossimo Divisionismo.
Trovano posto in mostra le assolate marine del Sud, l’eruzione del Vesuvio del 1872 che tanto impressionò De Nittis, le pitture en plein air, l’immediatezza verista, le descrizioni macchiaiole, i paesaggi rurali della campagna toscana, i notturni veneziani, gli spettacolari effetti atmosferici, i paesaggi dell’anima, i morbidi profili simbolisti.
Colori, tecniche e ricerche diverse finiscono per comporre un mosaico storico-artistico multiforme e articolato, unico nel suo genere.
Gli studi en plein air di Giuseppe De Nittis, la freschezza delle vedute campestri di Giovanni Fattori e Silvestro Lega, gli evocativi controluce di Antonio Fontanesi, i paesaggi lagunari di Bartolomeo Bezzi e le trasfigurazioni simboliche di Gaetano Previati sono solo alcune delle molte suggestioni che accompagnano il visitatore lungo un viaggio tra decine di opere provenienti da importanti musei pubblici e collezioni private. Sei le sezioni, anticipate da una prima sala introduttiva che ben illustra l’indagine di tutta la mostra. Il visitatore incontra infatti per prime le pitture di De Nittis raffiguranti le falde del Vesuvio e l’Ascensione in mongolfiera nella campagna romana di Ippolito Caffi, scelta come immagine coordinata della mostra.
Il percorso si snoda attraverso La luce del Sud: da Gigante a De Nittis, Orizzonti macchiaioli, Fontanesi e il sentimento della natura, Paesaggi dell’anima, Dalla veduta alla visione, Paesaggio come simbolo.
"Viaggio in Italia" si lega a quel filone di ricerca dedicato allo studio del principio di verità nella cultura figurativa del XIX secolo, avviato nel 2015 con la grande mostra La coscienza del vero. Capolavori dell'Ottocento. Da Courbet a Segantini, a cura di Alessandra Tiddia. Questi significativi progetti rientrano in una più ampia programmazione pluriennale finalizzata alla ricognizione di alcuni episodi della grande arte italiana esplorati attraverso diverse esposizioni: I pittori della luce, Boccioni, Un’eterna bellezza, Realismo Magico.
A cura di Alessandra Tiddia e in collaborazione con l’Istituto Matteucci di Viareggio, la mostra è accompagnata da un catalogo edito da Electa che include, oltre alla riproduzione delle opere esposte, una ricca sezione di saggi redatti da alcuni tra i più autorevoli studiosi di pittura dell’Ottocento: Virginia Bertone, Silvestra Bietoletti, Alessandro Botta, Nicoletta Colombo, Maria Flora Giubilei, Luisa Martorelli, Annalisa Scarpa e Alessandra Tiddia. (aise)