"VIAGGIO SENTIMENTALE" A MILANO CON GIOSETTA FIORONI
MILANO\ aise\ - Per la prima volta Milano dedica a Giosetta Fioroni una grande mostra antologica, con oltre 160 opere capaci di raccontare al pubblico la complessità tematica e linguistica del suo intero percorso artistico. Si è infatti aperta il 6 aprile al Museo del Novecento la mostra "Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale", promossa dal museo stesso insieme al Comune di Milano|Cultura e realizzata in collaborazione con la casa editrice Electa. La cura è di Flavio Arensi ed Elettra Bottazzi.
Figura di riferimento della cosiddetta Scuola di Piazza del Popolo a Roma insieme a Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa e tutti gli artisti che hanno animato la galleria La Tartaruga di Plinio de Martiis, Giosetta Fioroni rappresenta un’eccezione nel panorama italiano dell’arte e anche per questo è diventata una protagonista della scena artistica internazionale. Fuori dal coro, fuori dalle mode, lucida ed esplosiva, l’artista ha sviluppato in oltre sessanta anni di attività un linguaggio visivo forte ed eloquente fatto di simboli, segni ed emozioni: muovendosi a suo agio tra pittura, disegno, performance, video, teatro, ceramica e moda, ha sempre intrecciato il suo lavoro alla sua vita in modo audace e romantico.
Da qui il titolo della mostra "Giosetta Fioroni. Viaggio Sentimentale" che prende spunto dalla canzone "Sentimental journey" portata al successo da Doris Day nel 1944 e che mette in evidenza tanto il lungo incedere creativo dell’artista, quanto la sua volontà di raccontare, passo dopo passo, tutto quello che offre una "vita sentimentale".
"Milano è una città particolare per Giosetta Fioroni, che proprio qui, sessant’anni fa, fece la sua prima mostra personale in una galleria privata", ha affermato l’assessore alla Cultura, Filippo Del Corno. "Questa è la sua prima mostra in uno spazio espositivo pubblico e siamo felici di poterla accogliere proprio al Museo del Novecento, dove si trova il compendio di quel sapere che l’artista stessa ha contribuito a creare con la sua instancabile attività al servizio di tutte le forme dell’arte. La mostra, infatti, fa parte del palinsesto Novecento Italiano, che offre al pubblico lungo tutto il 2018 uno spaccato significativo della vita culturale del secolo scorso".
"La mostra è un viaggio sentimentale privo di sentimentalismo", ha spiegato Anna Maria Montaldo, direttrice del Museo del Novecento. "Giosetta è una donna autorevole e coraggiosa che non ha mai banalizzato il genere femminile, è una artista che ha saputo declinare un linguaggio pop colto, personale e mai superficiale, passando dalla pittura alla scultura, dal teatro alla letteratura. Ecco perché abbiamo scelto Giosetta Fioroni per aprire il racconto del Novecento nel museo che lo rappresenta".
Allestito sino al 26 agosto, il percorso espositivo, al piano terra del Palazzo dell’Arengario, si snoda nelle sale (circa 700 mq) che affacciano su piazzetta Reale, allestite in senso cronologico per offrire una panoramica completa dell’attività pittorica dell’artista, grazie al progetto di allestimento di Massimo Curzi che ha lavorato immaginando di condurre il visitatore dentro lo studio dell’artista. Per la prima volta, le sale saranno collegate dall’interno del Museo.
Formazione, 1957_1960
Le opere degli anni Cinquanta, di stampo astratto-informale, si succedono a quelle più intime legate all’esperienza parigina, dove la materia inizia a sintetizzarsi e compaiono i primi elementi domestici, il cuore, la lampadina, l’orologio, intesi come via di uscita da una art autre che però risultava poco legata all’osservazione dei sentimenti, tema portante di tutta l’opera della Fioroni.
Diapositive di sentimenti, 1961_1970
La sezione prende spunto dalla definizione che lo scrittore Goffredo Parise trovò per le sue opere in un articolo pubblicato nel 1965 sul Corriere di informazione: qui sono esposti i celebri Argenti degli anni Sessanta, quando l’artista diventa figura centrale della pop italiana ed europea, e le opere successive che vedono nel colore una nuova forza di scrittura. Sono questi gli anni in cui il rapporto con la storia dell’arte si apre alla rivisitazione di alcune immagini iconografiche, rilette attraverso il nuovo metodo di indagine artistica della Fioroni: così Botticelli o Carpaccio, ma anche le modelle dei rotocalchi diventano protagonisti di una pittura sospesa fra fotogramma, velocità futurista e stasi metafisica.
La vita come laguna di luce, 1970
La suggestiva sezione raccoglie il corpus dei Paesaggi di Luce che hanno per sfondo la città di Venezia. Qui il colore argento diventa sintesi e linea, colpo di luce che racconta lo spazio. Si presentano dopo oltre quarant’anni anche alcuni esempi dei Paesaggi di luce, esposti per la prima volta alla galleria La Tartaruga e poi alla celebre mostra Vitalità del negativo nel 1970, che sono proiezioni luminose su tela della silhouette veneziana.
Piccoli cimiteri del meraviglioso, 1971_1980
La sala raccoglie gli esiti del lungo periodo di vita con Goffredo Parise a Salgareda, nella campagna veneta. Il paesaggio d’argento si perde, e vengono indagate le piccole manifestazioni del vivere quotidiano. La fiaba, gli elfi, le persone e i loro oggetti sono racchiusi in una serie di piccoli quadri rappresentativi della necessità, o volontà, di tornare alle piccole magie domestiche: i quadri divengono pretesto per raccontare il paesaggio, la casa condivisa con il compagno scrittore, gli ambienti delicati della campagna. Qui sono esposti anche i quadri dedicati al tema della fiaba, come indagine che parte dalle osservazioni sulla tradizione del russo Vladimir Propp.
I mostri
La sala presenta, per la prima volta nella sua interezza, l’Atlante di medicina legale del 1975 che il grande critico Giuliano Briganti descrisse cosi: «Giosetta incontra i mostri del suo terrore, la configurazione in immagini orrende e disperate di un’angoscia fino allora latente; quell’angoscia censurata dal momento tutto mentale degli “argenti”, quando Giosetta la racchiuse in una gelida prigione ma senza speranza di eluderla, e che si stemperò poi in lievi vertigini sentimentali nel doloroso ma sorridente inseguimento dei piccoli e irrecuperabili beni personali, quando la coscienza si identificava col mondo fantastico degli elfi e dei coboldi nel sicuro rifugio del mito infantile […]». Questo schedario d’incidenti mortali per pratiche di autoerotismo, feticismo e omicidio, è l’altra faccia della medaglia che ha animato le favole e i teatrini. Sono infatti le cartelle degli orchi, degli sprovveduti, dei pazzi, o di altro impulso, che sul palcoscenico della normalità non trovano riscontro se non in un casellario di malattie.
Colore e materia, 1980_1990
I quadri che nascono fra gli anni Ottanta e Novanta rispondono all’esigenza di riappropriarsi della piena libertà linguistica, in linea con la nuova stagione artistica internazionale che dopo, dopo gli anni Settanta dominati dal poverismo e dal concettuale, trovano nuovo interesse per la pittura. Si tratta di opere che recuperano la materia e con il colore formano un percorso di indagine sulla pittura.
Movimenti remoti
I movimenti remoti sono una sorta di memorandum «dei ricordi recenti e più antiche sensazioni, vari momenti e accadimenti dell’odierna vita reale. In comune la possibilità di “vagare” tra i vari sentimenti in questione in modo semplice e allusivo, con arbitrari accostamenti di immagini e di stili», come ebbe a spiegare l’artista stessa. Si tratta di sedici grandi disegni che prendono spunto da un testo di Goffredo Parise scritto nel 1948, quando aveva da poco compiuto diciott’anni e viveva in una condizione di totale isolamento: il manoscritto de “I movimenti remoti” era stato dato per perso per oltre cinquant’anni, anche dallo stesso autore che ne aveva un ricordo impreciso. Pubblicato da Fandango Libri nel 2007 racconta la storia di giovane uomo di 27 anni che muore per un incidente con la sua automobile e riprende coscienza dopo essere stato seppellito; scopre così di disporre della straordinaria capacità di rivedere come in un film tutta la sua vita, mentre si prepara a intraprendere il cammino verso il nulla. In questa sala sono allestite anche le lettere che l’artista ha inviato ai suoi amici artisti: una sorta di dipinto-scrittura.
Trasformazioni e rami d’oro
L’ultima sala espone tre grandi tele che raccontano il mondo della magia e della trasformazione, temi cari alla Fioroni. War (2009), Marilyn Manson (2009), e il Ramo d’oro (2014) chiudono la mostra circolarmente, riprendendo i temi fondanti di tutta l’opera della pittrice romana, ovvero il sentimento e la memoria come motori del suo operare artistico.
Vedere-vedersi ed essere visto 1968_2012
La manica lunga al piano terra del Palazzo dell’Arengario, accoglie un suggestivo ritratto dell’artista connesso con il tema teatrale del “vedere-vedersi ed essere visto”, sviluppato grazie all’esposizione di oggetti, foto e documenti: dalla Spia ottica del 1968 (ricostruita attraverso i documenti dell’epoca) fino alla serie fotografica di Senex e Altra ego, dove Giosetta Fioroni – in collaborazione col fotografo Marco Delogu – da osservatrice diviene protagonista, mettendosi al centro della scena con una meditazione sul sé e sul rapporto col tempo. In questa sezione sono rappresentati anche i Teatrini, realizzati a partire dal 1969 e alcuni abiti in ceramica che raccontano del sodalizio trentennale fra la Fioroni e la Bottega ceramica Gatti di Faenza.
Attraverso materiali provenienti dall’archivio Fioroni-Parise – tra cui locandine, cataloghi, libri d’artista e fotografie – si approfondisce inoltre il contesto intellettuale in cui Giosetta lavorò, collaborando con figure di spicco tra cui Goffredo Parise, Guido Ceronetti, Andrea Zanzotto, Eugenio Montale, Giuliano Briganti, Elisabetta Rasy e Sandro Penna.
Accompagna la mostra un catalogo Electa, su ideazione dello studio di Leonardo Sonnoli che ha curato anche l’immagine coordinata, con testi dei curatori e un ampio apparato fotografico.
L’esposizione fa parte del ricco palinsesto che il Comune di Milano dedica nel 2018 al Novecento Italiano e che il Museo del Novecento ha scelto di declinare “al femminile”, realizzando importanti mostre dedicate a due delle figure più interessanti dell’arte e della cultura di tutto il XX secolo: Giosetta Fioroni e, nell’autunno 2018, Margherita Sarfatti.
Biografia
Giosetta Fioroni nasce a Roma nel 1932 in una famiglia di artisti. Il padre Mario è scultore e la madre Francesca dipinge ed è marionettista. Giosetta frequenta l’Accademia di Belle Arti dove l’incontro con Toti Scialoja è un elemento molto importante nel suo futuro di artista. Dal 1959 al 1963 vive a Parigi, dove la galleria Denise Breteau le dedica una mostra personale. Rientrata a Roma, entra a far parte di un movimento in seguito definito Scuola di Piazza del Popolo, insieme a Franco Angeli, Mario Schifano, Tano Festa, Francesco Lo Savio, Fabio Mauri, Giuseppe Uncini. Con alcuni di loro partecipa alla Biennale di Venezia del 1964. Questi artisti espongono spesso alla galleria Tartaruga di Plinio De Martiis a Roma, punto di riferimento per molti artisti italiani e internazionali, tra cui ricordiamo Cy Twombly, e dove nel 1968 Giosetta inaugura il Teatro delle Mostre con la performance La Spia Ottica. Sono di questo periodo le prime esperienze con la macchina da presa e la fotografia e i suoi “giocattoli per adulti”, ovvero i Teatrini. Inizia a collaborare con poeti e scrittori come Alberto Arbasino, Nanni Balestrini, Andrea Zanzotto, Cesare Garboli, Guido Ceronetti, Franco Marcoaldi e tanti altri, ideando con loro libri e opere grafiche. Trascorre gli anni Settanta a Salgareda, in Veneto, con il suo compagno, lo scrittore Goffredo Parise. Qui legge gli studi sulla fiaba del russo Vladimir Propp e compone i cicli degli Spiriti silvani, disegni a china nera e Le teche, scatole di legno che raccolgono piccole collezioni di oggetti trovati per boschi e campagne. Nel 1975 presenta a Roma e Bologna l’Atlante di medicina legale. Espone, tra gli anni Settanta e Ottanta, alla Galleria Naviglio di Milano, Lucio Amelio a Napoli, De’ Foscherari a Bologna, Dell’Oca a Roma, Mazzoli a Modena, Corraini a Mantova, Studio Bernabò a Venezia. Nel 1970 la galleria Tartaruga di Roma presenta una personale dal titolo Laguna: nascono i Paesaggi d’argento. Nello stesso anno partecipa alla mostra Vitalità del negativo curata da Achille Bonito Oliva al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Dal 1980 al 1986 realizza un ciclo di pastelli ispirati agli affreschi di Gian Domenico Tiepolo nella Villa Valmarana a Vicenza, accompagnati da un testo di Goffredo Parise nell’esposizione del 1987 alla galleria dell’Oca di Roma. Gli anni Novanta si aprono con un’antologica alla Calcografia Nazionale di Roma, dedicata a tutto il suo lavoro su carta. Nel 1993 Achille Bonito Oliva la invita alla Biennale di Venezia, dove torna nel 1995 per la mostra Percorsi del gusto. In questi anni, presso la bottega Gatti di Faenza, inizia a produrre sculture in ceramica, realizzando diversi cicli di opere: i Teatrini, le Case, le Scatole magiche, le Formelle, i Vestiti. Tra il 1999 e il 2000 alla Pinacoteca Loggetta Lombardesca di Ravenna, Claudio Spadoni riunisce in un’antologica le tele degli anni Sessanta e i lavori contemporanei. A Mantova, alla Galleria Corraini, realizza Lettere a artisti, poeti e amici, una mostra che sottolinea il rapporto con scrittori e poeti che l’artista coltiva da molti anni. Nel 2000 Spirale Arte espone nella sede di Milano una speciale sequenza di opere su tela dal titolo Attraverso l’evento dedicata ad Andrea Zanzotto. A Roma la Camera dei Deputati ospita una sua personale, Dì al tempo di tornare.
Nel 2002, dalla collaborazione con l’amico fotografo Marco Delogu, nasce Senex: ritratto d’artista, un’esposizione di foto in light boxes nell’Ala Mazzoniana della stazione Termini di Roma. Dieci anni dopo, nel 2012, un nuovo ciclo con il fotografo Delogu: L’altra ego esposto al MACRO di Roma. Nel marzo dello stesso anno il Comune di Roma le dedica un’ampia antologica intitolata La beltà, opere dal 1963 al 2003, al Museo dei Mercati di Traiano, curata da Daniela Lancioni e Federica Pirani. Nel marzo del 2004 il Centro Studi Arte Contemporanea di Parma allestisce una dettagliata retrospettiva dagli anni Sessanta curata da Gloria Bianchino. A novembre espone con MarcoRossi artecontemporanea una selezione di tele storiche e recenti dedicate a Goffredo Paise, suo compagno dal 1963 al 1986, anno della sua scomparsa. Nel giugno del 2005 viene pubblicata da Skira un’importante monografia intitolata Ceramiche, presentata alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Sempre nel 2005 sono, tra le altre, le mostre Tracce d’argento, curata da Benedetta Carpi De Resmini alla galleria Dell’Oca di Roma, l’antologica L’estro quotidiano, allestita a palazzo del Ridotto di Cesena, e Interno familiare alla galleria De’ Foscherari di Bologna. Nel 2006 Giosetta Fioroni si dedica a due mostre di opere in ceramica: Animalia, presso l’Officina Arte Al Borghetto di Roma e Fabula per la galleria Spirale Arte di Pietrasanta. Un’altra collaborazione della sua attività in questo campo è la mostra antologica al Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza nel 2007, intitolata Viaggio a Faenza. Negli ultimi giorni del 2009 viene pubblicata dall’editore Skira un’importante monografia storico-biografica dell’artista, curata da Germano Celant. Nel 2013 il Drawing Center di New York le dedica l’antologica Giosetta Fioroni. L’argento, curata da Claire Gilman. Nello stesso anno la mostra viene riproposta a Roma alla GNAM, accanto a Faïence, una raccolta di importanti opere in ceramica. Nella primavera del 2014 inventa per la casa di moda Valentino un breve video dal titolo The Golden Bough, ispirato all’ominimo libro dell’antropologo James Frazer. Nel 2015 il Centre Pompidou di Parigi acquisisce una sua opera, una tela del ciclo degli Argenti degli anni sessanta intitolata Gli occhiali. Nello stesso anno MarcoRossi artecontemporanea di Milano organizza la personale Frammenti d’argento con apparizione. Nel dicembre del 2015 il Museo MADRE di Napoli presenta, in una delle sale del museo, la mostra I teatrini-presepi a cura di Marco Meneguzzo e Piero Mascitti, opere in ceramica realizzate dall’artista insieme alla bottega Gatti di Faenza. Nel giugno 2016, il museo MARCA di Catanzaro inaugura la mostra personale Giosetta Fioroni. Roma anni ’60, curata da Marco Meneguzzo, Piero Mascitti ed Elettra Bottazzi. In seguito partecipa, accanto a grandi artisti della scena internazionale, alla collettiva Sous le soleil exactement alla Galleria Sophie Scheideckerl di Parigi. Innumerevoli sono stati i contributi critici, anche di scrittori e poeti, sull’opera di Giosetta Fioroni e molte, negli ultimi anni, le tesi laurea sul suo lavoro. (aise)