È “TEMPO” DI BOSSA NOVA IN ITALIA – di Stefano Buda

RIO DE JANEIRO\ aise\ - “È una delle stelle della bossa nova, unanimemente considerata tra le migliori interpreti della musica brasiliana in Italia. Nata a Rio de Janeiro nel 1966, nel distretto di Nilopolis, dove si cresce a ritmo di samba, Rosàlia De Souza all'età di 22 anni si trasferisce a Roma. Avvia importanti collaborazioni con artisti europei e brasiliani, tra i quali Alvaro dos Santos, Ney Coutinho e Roberto Taufic, e canta nei più importanti jazz club della capitale. Nel 2001 approda sul prestigioso palco del Montreux Jazz Festival, dove si esibisce con il noto dj e compositore italiano Nicola Conte. Sarà lui, nel 2003, a produrre il primo album da solista di Rosàlia: Garota Moderna, seguito due anni dopo da Garota Diferente. Inizia la grande ascesa, che porta la cantanterasiliana a calcare le scene internazionali più ambite: dall’Olimpia di Parigi al World Festival di Madrid, dal Womad di Las Palmas all’Auditorium del Parco della Musica di Roma”. Ad intervistarla è stato Stefano Buda per “Comunità italiana”, rivista che Pietro Petraglia dirige a Rio de Janeiro.
“Nel 2006 esce il suo terzo lavoro discografico, Brasil Precisa Balançar, interamente registrato a Rio, con la partecipazione di Roberto Menescal e Marcos Valle. Proprio Menescal, che è anche direttore artistico dell'album, le fornisce le parole per comporre Agarradinho, brano musicale che sarà poi pubblicato anche da due grandi voci brasiliane: Leila Pinheiro e Wanda Sá. Nel 2009 esce il quarto album di Rosàlia: D'Improvviso. Bisognerà attendere il 2018 per l'uscita di Tempo, il suo ultimo lavoro, nel quale rielabora concetti e sonorità della bossa nova, mantenendo la sua tradizionale essenza e rendendo omaggio a Chico Buarque con una versione molto personale di O Que Será, arrangiata dal pianista Umberto Petrin. Incontriamo Rosàlia De Souza, che oggi vive a Lecce, nel cuore di una terra unica e speciale come il Salento, a pochi mesi dall'uscita del nuovo album.
Il suo ultimo lavoro, Tempo, esce dopo una pausa discografica lunga quasi dieci anni. Un album che segna un deciso ritorno alle origini.
— Noooo, non chiamarlo "ultimo"! (sorride). Ho ancora "tempo" di fare molta musica! Il mio nuovo progetto rafforza le mia radici, che non significa guardare indietro, ma rappresentare ciò che sono, in tutta la mia brasilianità. Sognare cose belle e riconoscere i fallimenti, soffrire per una perdita o sentirsi forte dopo una delusione, fa parte di questo grande gioco che è la vita, la mia vita. Questo album è pieno di sentimenti, pieno di forza, pieno di amore. Ritorno a raccontare storie vere, mie e di altri. A volte con dolcezza straziante, a volte con dolce rabbia scherzosa. Canto la bossa nova che di per sé ti dà una sensazione di pace, ma oso anche con arrangiamenti moderni e inaspettati. Penso che sia una fotografia di me. Una delle tante facciate di me. Sicuramente la più profonda e accurata — racconta.
È proprio vero che una canzone d'amore, per elevarsi a poesia, non può mai avere un lieto fine? L’artista dice che “assolutamente no”.
— Alcuni miei testi parlano di amori intensi e felici. Io e te, per esempio. In un altro brano, Como um dia, si rivive la felicità del primo sguardo di un amore finito e, rievocando quel ricordo, si rivive anche la felicità avuta, con l'attesa rivolta ad un nuovo amore e ad una nuova ondata di felicità. Mi sembra un punto di vista un po’ cinico quello secondo il quale la poesia abbia bisogno di finali tristi. Forse non ci vuole il lieto fine, ma neanche un finale tragico.
“Il percorso è arduo e lungo”
Dopo cinque album all'attivo e tante collaborazioni con artisti di primo piano, lei è considerata una degli esponenti di punta della bossa nova. Rosália rivela che si sente felice di essere riuscita, partendo dal tempo in cui svolgeva tanti lavori minori, ad essere quella che è oggi e a poter dedicarsi completamente alla musica.
— Il percorso è arduo e lungo. Ho deciso di percorrerlo e sono qui, totalmente convinta che questo è esattamente ciò che voglio fare. Rimpianti? Non avere osato un po’ di più. Ma per questo ho ancora molto tempo!
La brasiliana attualmente vive a Lecce, in Salento. Aveva già adottato la Puglia, come terra del cuore, tanti anni fa. Ha vissuto stabilmente a Roma, poi a Bari e ora vive a Lecce. Forse la sua scelta è “del tutto inconscia”.
— Certamente cerco il calore e il mare, la natura e la serenità. Vivo una vita molto riservata e posso vivere solo in luoghi dove questo sia possibile.
Vivere lontani dal Paese in cui si è nati, all’inizio, è “come cadere in un dirupo”, dice.
— Il vuoto, la solitudine, la difficoltà linguistica e di costumi, la mancanza dei familiari e degli amici. È veramente tosta! Superati i primi due anni, la vita diventa leggermente migliore. Si creano nuovi circuiti, nuove energie. Credo che bisogna guardare la nuova vita da prospettive diverse rispetto a quanto si aveva prima e cogliere l’opportunità di cambiare in meglio. Come diceva mia nonna: "fácil não é mas é necessário" (non è facile ma è necessario).
Il ruolo della musica nell’Italia di oggi
In questi tempi, quando in Italia non si respira un bel clima sul fronte dell'accoglienza e della solidarietà nei confronti dei migranti, la cantante lamenta che ci siano poche le attività culturali, di livello nazionale, che diano questa possibilità a chi vuole integrarsi e a chi accetta l’integrazione.
— Non è soltanto una questione legata al colore della pelle, ma anche alla scala sociale. Mi spiego: il malessere causa rabbia, la rabbia va scaricata da qualche parte e i più deboli subiscono la rabbia di chi non sa guardare oltre e deve attribuire colpe a persone che sono più deboli di loro. Alcune volte, però, sono i deboli ad approfittare di situazioni non chiare e delle lacune legislative. La musica in realtà unisce sempre, ma purtroppo, in Italia, sono poche le attività culturali, di livello nazionale, che diano questa possibilità a chi vuole integrarsi e a chi accetta l’integrazione. Forse le istituzioni, insieme alle ambasciate, potrebbero fare qualcosa. Forse i partiti politici, anziché generare quella rabbia di cui parlavo poco fa, potrebbero assumersi delle responsabilità e integrarle nei loro ideali. Sempre che i partiti politici abbiano ancora degli ideali...
Dalla musica italiana lei preferisce contemporanea le cose più vecchie, da Pino Daniele a Lucio Battisti, da Franco Battiato a Lucio Dalla e Mina. Stesso discorso per la musica brasiliana: lei dichiara amore a Elis, João Bosco, Chico Buarque, Lenine, Adriana Calcanhoto e Rosa Passos.
— Ad ogni modo posso dire che, in linea generale, stimo e apprezzo chi si dimostra capace di distinguersi, in questo marasma di stili, ritmi, copie e copie delle copie.
La nostalgia dalla terra brasiliana non manca.
— Mi manca il sorriso della mia gente. Il churrasco a casa di mia sorella. Vedere mia zia di 80 anni che balla il funk come una pazza e si diverte nonostante la sua veneranda età. E mi manca l’odore di tutto... dalla frutta alle piante! Ovviamente mi manca anche la possibilità di ascoltare molta musica dal vivo. L’Italia è una terra bellissima. Resterò finché potrò dare il mio contributo artistico. Forse, se mai andrò in pensione, tornerò dove sono nata.
Sui progetti attuali e futuri, lei risponde:
— Per il momento continuo a scrivere e a godermi il mio Tempo!”. (aise)