JÁNOS BOLYAI: IL GENIO MATEMATICO UNGHERESE NEL LIBRO DI SILVIA OLIVA

ROMA\ aise\ - L’Accademia d’Ungheria in Roma ospiterà giovedì prossimo, 28 febbraio, dalle 18.30 la presentazione del volume “JÁNOS BOLYAI Uno sguardo psicoanalitico su genio matematico e follia” di Silva Oliva, pubblicato da Mimesis/Filosospie nel 2018.
All’evento interverranno, insieme all’autrice, Paolo Maroscia (Università Sapienza, Roma) e Cinzia Franchi (Università degli Studi di Padova).
János Bolyai condivide con il matematico russo Nikolaj Ivanovic Lobaevskij l’onore di essere considerato uno dei fondatori della “geometria non euclidea”.
Bolyai nasce il 15 dicembre 1802 nella città ungherese di Kolozsvar (oggi Kluj, in Romania) e studia ingegneria militare al Collegio Imperiale di Vienna. È uno dei migliori studenti in tutte le materie, soprattutto in Matematica. Colto, morigerato, amante della danza e abile violinista, ha anche la fama di valente spadaccino, per i duelli sostenuti durante i lunghi anni di servizio militare alle frontiere dell’impero austro-ungarico. In questi anni, undici in tutto, affronta anche il “problema delle parallele” e sviluppa la propria teoria geometrica con una forma di ossessione che preoccupa il padre.
Il successo della sua “Appendice” è duplice. Da una parte, oggi è considerata come un testo che precorre le idee moderne: una pietra miliare del pensiero scientifico e filosofico. Ma, al suo tempo, il pur lusinghiero giudizio del grande Gauss ha l’effetto di irritare e deprimere il giovane János. La scoperta di essere stato preceduto e il dubbio che Gauss voglia appropriarsi delle sue idee provocano il suo sdegno, lo inaspriscono e induriscono il suo comportamento. Congedato ancora giovane, si ritira in campagna e distrugge le copie del lavoro che gli sono rimaste. Non abbandona la matematica ma, isolato dal mondo, il suo lavoro non risulta più significativo. Nel 1848 viene a conoscenza degli articoli di Lobaevskij, che studia con attenzione. Il sospetto che Lobaevskij in realtà non esista e che il tutto sia una perfida macchinazione del solito Gauss lo getta ulteriormente nella disperazione, come riconosce apertamente in uno scritto, anche se è costretto ad ammettere la genialità di qualche dimostrazione. Isolato da tutti, con la certezza che la sua scoperta cambierà in maniera irreversibile le concezioni della Matematica, della fisica e della filosofia, ma anche con il rimpianto di non aver ricevuto sostegno dall’unica persona che poteva apprezzare il suo lavoro, János Bolyai muore di polmonite il 27 gennaio 1860. (aise)