ABU DHABI: FORZA AZZURRI! SPECIAL OLYMPICS WORLD GAMES 2019/ IHW INTERVISTA PAOLA SODDU

ROMA\ aise\ - “È partita la 15esima edizione della competizione sportiva più importante del mondo dedicata agli atleti con disabilità intellettiva: gli Special Olympics World Games evento nato a Chicago nel 1968 dall’intuizione della sua fondatrice Eunice Kennedy Shriver che lo sport poteva essere il terreno comune per unire persone diverse, ognuna con le sue caratteristiche”. Così scrive Nicoletta Mele su “The Journal of Italian Healthcare World”, magazine online di IHW, la prima piattaforma internazionale di medici e professionisti sanitari italiani che lavorano all’estero. Oltre a presentare l’evento che si concluderà domani ad Abu Dhabi, Mele ha intervistato Paola Soddu, medico Special Olympics Italia. Di seguito il testo integrale dell’articolo.
“Nel mondo ci sono circa 20 Milioni di persone con disabilità intellettiva. La mission di Special Olympics, da 50 anni, è quella di dare loro l’opportunità di allenarsi e gareggiare in una varietà di sport olimpici per sviluppare ed accrescere il proprio benessere fisico.
Con i Giochi Mondali Estivi 2019, per la prima volta ad Abu Dhabi fino al 21 marzo, si vuole mostrare la vera natura delle persone con disabilità intellettiva.
“Non esiste posto migliore di Abu Dhabi per invitare il mondo ad unirsi a celebrare lo sport e le persone di tutte le culture e le abilità, per dimostrare al mondo che le divisioni possono essere cancellate”, le parole di Timothy Shriver, Presidente di Special Olympics International durante la cerimonia di apertura dell’evento presso lo Zayed Sports City Stadium di Abu Dhabi, con l’invito al mondo di guardare ai Giochi come l’opportunità di “avvicinare le differenze”.
Tra i 7mila atleti impegnati in 24 discipline sportive, 115 sono Azzurri del team Special Olympics Italia che porteranno alti i colori dell’Italia nelle seguenti categorie: atletica, badminton, bocce, bowling, calcio a 5 unificato, calcio a 7 unificato, ginnastica artistica e ritmica, golf, equitazione, pallacanestro unificata e tradizionale, pallavolo unificata, nuoto, nuoto in acque libere, tennis e tennistavolo.
La Delegazione italiana presente in terra emiratina è composta da 157 persone compresi atleti e tecnici, tra loro anche la dottoressa Paola Soddu neuropsichiatra e medico Special Olympics Italia.
The Journal of Italian Healthcare World, magazine online di IHW, la prima piattaforma internazionale di medici e professionisti sanitari italiani che lavorano all’estero, ha avuto il piacere di incontrarla.
“Sono orgogliosa e onorata di lavorare con gli atleti Special Olympics Italia, il movimento promuove perfettamente l’inclusione e la socializzazione dei pazienti”, dice Soddu. “Questa esperienza mi ha permesso di offrire e mettere a loro disposizione in modo concreto la mia professionalità di neuropsichiatra per “curarli” in modo completo non per sintomo o per diagnosi, questa è inclusione, questa è quotidianità, questa è vita che in qualsiasi modo si presenti dev’essere vissuta al meglio, questo è Special Olympics”.
D. Cosa si intende per disabilità intellettiva?
R. Con il termine Disabilità Intellettiva si fa riferimento ad una condizione clinica caratterizzata da limitazioni sia nel funzionamento intellettivo che nel comportamento adattivo, che insorgono in età pediatrica e che si manifestano nelle abilità concettuali, sociali e pratiche. La diagnosi viene formulata nei primi due anni di vita se il ritardo interessa lo sviluppo motorio, l’acquisizione del linguaggio e i comportamenti di relazione, mentre un livello di gravità medio-lieve può non essere identificato prima dell’ingresso nella scuola primaria. In sostanza, prima si pensava che la disabilità intellettiva fosse la via finale comune di diversi processi patologici che agiscono sul funzionamento del sistema nervoso centrale, mentre ora si pensa che il bambino, durante lo sviluppo, non riesca ad acquisire il livello di competenza atteso per la sua particolare fascia d’età nell’ambito cognitivo, nell’apprendimento scolastico, in quello relazionale e nell’adattamento al proprio ambiente (riferimento DSM 5 American Association on intellectual and developmental disabilities). In una percentuale importante il deficit intellettivo è sotteso a Sindromi genetiche con fenotipi comportamentali e Gestalt ben definite nella maggior parte dei casi, ma purtroppo non diagnosticate. Alla luce di una diagnosi genetica adeguata si riesce a gestire al meglio i pazienti con follow-up mirati e adeguati. Una presa in carico globale e specifica permette di individuare in modo adeguato i loro punti di forza così che in qualche modo la “disabilità scompare”. I pazienti hanno infatti spesso tantissimi punti di forza che li rendono assolutamente Abili esattamente come chiunque altro, io quando parlo con loro dico sempre che senza i miei occhiali non potrei fare niente, perciò ognuno di noi è “disabile” senza gli strumenti adeguati. È necessario quindi individuare le loro fortissime potenzialità che sono equiparabili e spesso superano quelle dei cosiddetti normodotati”.
D. Quanto è importante la pratica sportiva e quali sono i principali benefici?
R. Lo sport è un ottimo strumento che può essere utilizzato nella pratica riabilitativa per migliorare i deficit motori, la disprassia ideomotoria, l’intersoggettività, la motricità fine e tutte le abilità cognitive, in quanto la costanza dell’intervento dei coach, gli allenamenti plurisettimanali creano una vera e propria routine riabilitativa che permette di non perdere le abilità acquisite.
Lo sport è di tutti ed è per tutti. Quarant’anni fa le persone con disabilità intellettiva erano esonerate dalla pratica sportiva. Con il tempo si sono abbattuti stereotipi e pregiudizi e questo ha permesso loro non solo di praticare attività sportiva, ma anche di cimentarsi in competizioni nazionali ed internazionali sviluppando eccezionali abilità atletiche. Svolgere attività sportiva agonistica al livello internazionale offre inoltre la possibilità di confrontarsi con atleti di tutto il mondo.
La dottoressa Soddu è il medico degli atleti Special Olympics Italia. Nel gruppo dei piccoli grandi campioni ai Giochi Mondali di Abu Dhabi anche un ragazzo dello Special Team GeNa, il centro Riabilitativo Opera Gesù Nazareno di Sassari dove la Soddu lavora, che affronterà i 1500 Open Water Swimming. Lo special team Gena fa parte di Special Olympics Sardegna.
D. Come si sono preparati atleti Special Olympics Italia per i Giochi Mondiali Estivi?
R. All’interno dell’organizzazione dei giochi c’è il Programma salute, The Special Olympics Healthly Athletes Program, che prevede la possibilità di eseguire visite specialistiche (oculistica, odontoiatrica, otorinolaringoiatrica, alimentazione etc.) e ricevere nell’immediato gratuitamente i presidi necessari (occhiali, plantari, protesi acustiche, etc..). La novità di questa edizione è che i referti vengono rilasciati nella lingua originale dell’atleta così che i medici di riferimento del paese d’origine possano aggiornare la cartella clinica. Gli atleti Special Olympics Italia, hanno partecipato, da questa edizione di giochi mondiali, ad un protocollo sanitario in collaborazione con il Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. In generale attualmente in Italia non si applica un protocollo internazionale, ma ogni singolo Team in base alle risorse del territorio esegue controlli i piani alimentari autonomamente. Gli atleti si preparano a lungo per le gare da un punto di vista sportivo con allenamenti specifici e strutturati in base alle gare che dovranno svolgere, hanno l’ansia da prestazione, la felicità e l’orgoglio di rappresentare la propria nazione, la propria famiglia, la propria squadra ma soprattutto il proprio Io perché sono loro i veri protagonisti della loro vita.
D. Cosa rappresenta per loro la competizione ai Giochi Mondiali Estivi di Abu Dhabi?
R. I giochi mondiali, essendo manifestazioni di alto livello agonistico, rappresentano anche per gli atleti Special Olympics un grandissimo riconoscimento a tutti i loro sforzi. L’obiettivo è quello di vincere e di portare a casa delle medaglie, ma sono consapevoli che è una competizione sportiva sana e che essere stati scelti tra tutti gli atleti special in Italia per rappresentare il loro Paese, è già stato un grandissimo traguardo.
I ragazzi sono orgogliosi delle loro capacità e molto motivati nonostante gli sforzi quotidiani richiesti da una competizione sportiva internazionale come quella degli Special Olympics World Games.
“I ritmi quotidiani sono molto serrati – ha spiegato – ma l’organizzazione è perfetta e meticolosa come in tutte le competizioni sportive. Al mattino gli atleti si svegliano molto presto e dopo la colazione incontrano i loro coach per poi andare sul terreno di gara. Nel corso della giornata riferiscono immediatamente segni e sintomi clinici dei propri malesseri rispettando perfettamente i ruoli di ogni componente dello staff, perciò gli interventi sanitari riescono ad essere adeguati e tempestivi. La sera dopo cena tutti a dormire per arrivare riposati alla gara successiva del giorno dopo”.
D. Il suo messaggio…
R. È la prima volta che partecipo ad una competizione internazionale e questa esperienza agli Special Olympics World Games di Abu Dhabi mi ha permesso di conoscere pazienti nuovi che mi stanno dando molto rispetto a quello che io posso fare per loro. Secondo me, non esiste “la razza pura” e ognuno di noi con la propria esperienza può rendere migliore la vita altrui. Gli atleti con la loro forza e la loro perseveranza ce lo insegnano ogni giorno. Special Olympics racchiude perfettamente questo pensiero con la sua forza intrinseca di abbattere ogni tipo di barriera. È fondamentale la presenza sanitaria così da poter svolgere in totale sicurezza le attività sportive, è auspicabile che tutti i team possano avere un medico specialista che faccia integrare al meglio sport e medicina”.
Le storie degli atleti del Team Italia confermano che l’attività sportiva è uno strumento di educazione, formazione, integrazione ed inclusione. Inoltre, Special Olympics unisce “sullo stesso campo sportivo” persone con e senza disabilità intellettiva (atleti partner) per ammirare e allo stesso tempo vivere in prima persona la potenza trasformatrice dello sport.
Grazie allo sport gli atleti Special Olympics scoprono nuove attitudini e abilità, la fiducia in se stessi, la piena soddisfazione sul campo di gioco e nella vita, stringono amicizie con altri atleti, vivono esperienze uniche assieme ai tecnici, ai volontari, ai propri familiari e a tutta la comunità.
Forza azzurri! Il coraggio, la determinazione e il mettersi in gioco è già una grande vittoria”. (aise)