ACCORDO UE-MERCOSUR: UNA FIRMA LUNGA VENTI ANNI - di Fabio Porta

RIO DE JANEIRO\ aise\ - ““Un accordo storico!”, così il Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ha definito l’accordo tra l’Unione Europea e il Mercosul, finalmente raggiunto dopo venti anni esatti di negoziati. Si tratta del più grande accordo commerciale mai sottoscritto dai 28 Paesi dell’UE; insieme i due “blocchi” rappresentano il 25% del PIL mondiale nonché un mercato di consumatori di oltre 780 milioni di persone!”. A scriverne è Fabio Porta, già deputato nella scorsa legislatura, ora responsabile Pd per il Sud America, che firma questo articolo per “Comunità italiana”, mensile diretto da Pietro Petraglia a Rio de Janeiro.
““In una fase caratterizzata da tensioni commerciali internazionali – sempre secondo il Presidente europeo Juncker - oggi insieme ai nostri partner del Mercosul inviamo un forte segnale a favore del commercio basato su regole”.
Una chiara risposta europea al neo-protezionismo del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump; l’Europa rilancia così il multilateralismo, che comprende anche il rispetto degli accordi di Parigi per il clima, proprio nel momento in cui il vento del sovranismo sembrava dominare in maniera irreversibile la politica mondiale.
Come per tutti gli accordi, frutto di anni di mediazioni e trattative, non tutti si sono dichiarati soddisfatti al 100% di questo importante risultato; resistenze esistono soprattutto in alcuni settori della produzione agricola europea, che avrebbe voluto maggiori garanzie per i propri prodotti, come anche nel mondo ambientalista, scettico sulla reale volontà dei singoli Paesi di rispettare gli accordi sul clima.
Secondo i mediatori europei e sudamericani, come anche per i principali esponenti dei Paesi di UE e Mercosul, questa intesa porterà grandissimi benefici e vantaggi nel momento della sua implementazione. In primo luogo dal punto di vista commerciale: spariranno dazi per prodotti alimentari come arance, frutta e caffè solubile mentre si amplieranno le quote per l’esportazione di carne, zucchero ed etanolo. Il vantaggio competitivo per i prodotti brasiliani, in questi settori, è evidente. Analogamente, tradizionali prodotti italiani come vino e olio di oliva trarranno un evidente beneficio commerciale dall’eliminazione delle altissime tasse di ingresso dei loro prodotti nei Paesi del Mercosul.
L’accordo non si limita però ad una eliminazione dei dazi o a un ampliamento delle quote di esportazione; si stabiliscono infatti standard elevati in materia di igiene e sicurezza alimentare come anche regole chiare e trasparenti nel campo dei controlli e degli scambi. In questo modo a guadagnarci saranno anche i consumatori, e non solo i produttori, grazie all’accesso a prezzi minori a prodotti di alta qualità.
Dopo venti anni il raggiungimento di questo accordo è oggettivamente un risultato “storico”, sia nelle sue dimensioni complessive come anche nelle sue potenzialità di crescita per i mercati dei singoli Paesi e dei due blocchi commerciali.
Si apre adesso una ultima fase, quella delle ratifiche da parte dei singoli Parlamenti nazionali; una fase complessa e delicata, non meno di quella del negoziato anche se probabilmente più semplice e rapida. Spetterà ai singoli Stati, attraverso i propri organismi legislativi, apportare eventuali modifiche e approvare definitivamente un accordo che, nel caso del Brasile, potrebbe tradursi nei prossimi quindici anni in un aumento del PIL vicino ai cento miliardi di dollari.
Dopo i recenti accordi con Canada e Giappone, con questo terzo accordo commerciale l’Unione Europea trasmette al mondo intero un importantissimo segnale a favore della ripresa del multilateralismo e del commercio aperto e sostenibile, indicando la strada dell’allargamento del commercio internazionale nel pieno rispetto degli accordi internazionali sulla lotta ai cambiamenti climatici.
Un obiettivo ambizioso, raggiunto proprio alla vigilia dell’insediamento del nuovo governo europeo, orientato molto probabilmente proseguire lungo la strada che della collaborazione strategica con i Paesi del Mercosul, anche in considerazione dei legami storici e culturali che uniscono questi Paesi e i loro popoli”. (aise)