BREXIT: MERLO RISPONDE AL PD/ UNGARO: GOVERNO VAGO E GENERICO
ROMA\ aise\ - Nella seduta di ieri in Commissione Affari Esteri il sottosegretario Ricardo Merlo ha risposto alla interrogazione dei deputati Pd a prima su come il Governo italiano si stia preparando alla Brexit. Nell’introdurre l’interrogazione, Massimo Ungaro - cofirmatario dell'interrogazione – ha espresso “un cauto apprezzamento per la progressiva consapevolezza che l'Esecutivo e la maggioranza sta maturando in materia di Brexit, come testimonia la recente visita del sottosegretario Merlo a Londra, il vademecum predisposto dall'Esecutivo e la recente deliberazione da parte delle Commissioni riunite affari esteri e comunitari e politiche dell'Unione europea di un'indagine conoscitiva sul tema”. Dopo aver richiamato il livello di interscambio economico tra Italia e Regno Unito, il deputato eletto in Europa e residente proprio in Gran Bretagna, ha sottolineato che “altri Paesi dell'UE, segnatamente Francia, Germania e Belgio, pur avendo un numero di cittadini residenti in Gran Bretagna inferiore alla comunità italiana, hanno da tempo assunto iniziative ben più concrete per affrontare gli effetti di un recesso del Regno Unito dall'Unione senza accordo”.
La parola è quindi passata al sottosegretario, che nel rispondere alla interrogazione, ha ripercorso termini e tappe del percorso che porterà il Regno Unito fuori dall’Ue.
“Salvo sviluppi al momento difficili da prevedere, il 29 marzo 2019 il Regno Unito lascerà l'Unione europea e diventerà uno Stato terzo”, ha esordito Merlo. “L'Accordo di Recesso e la Dichiarazione Politica sul quadro delle future relazioni concordati tra Unione europea e Regno Unito nel novembre scorso definiscono le modalità migliori per garantire un'uscita ordinata del Regno Unito dall'Unione europea con termini chiari per cittadini e imprese. Ciononostante, il voto negativo del Parlamento britannico dello scorso 15 gennaio nei confronti dell'Accordo di recesso ha obbligato l'Unione europea e tutti gli Stati membri, ivi inclusa l'Italia, ad intensificare i paralleli preparativi di emergenza anche per l'eventualità, poco desiderabile, di recesso senza accordo. Già nel novembre 2018, - ha ricordato il sottosegretario – la Commissione europea ha presentato un piano d'emergenza collettivo e un calendario di lavoro comune, che l'Italia sta seguendo insieme agli altri 26 Stati membri, inclusi quelli menzionati dall'interrogante”.
“Allo stato attuale, - ha assicurato Merlo – vi è quindi un livello di preparazione omogeneo tra gli Stati membri nei confronti di un eventuale “no deal” anche tenuto conto che sono ancora in corso a Bruxelles approfondimenti, in particolare per garantire che le misure di emergenza allo studio non siano causa di distorsione della concorrenza o di frammentazione del mercato interno. In tale contesto, il 21 dicembre 2018, due giorni dopo la pubblicazione della terza Comunicazione della Commissione sulla preparazione al recesso e in anticipo rispetto al voto negativo del Parlamento britannico sull'accordo di recesso, il Governo italiano ha pubblicato le sue linee d'intervento per affrontare, in caso di recesso senza accordo, tre questioni prioritarie: 1) i diritti dei cittadini, 2) la stabilità finanziaria; 3) le conseguenze economiche, in particolare sul commercio tra Italia e Regno Unito”.
“Lo scorso 25 gennaio – ha detto ancora Merlo – questi temi sono stati inoltre discussi tra la Task force italiana della Presidenza del CAI Consiglio e quella della Commissione europea in visita a Roma, mentre nuove riunioni di coordinamento interministeriale in materia hanno avuto luogo a Palazzo Chigi l'8 ed il 15 febbraio. Su queste basi, sono attualmente in fase di preparazione misure legislative che, in caso di effettiva necessità, saranno varate prima del recesso “senza accordo” del Regno Unito. Si tratta tuttavia di un provvedimento destinato a restare “aperto” praticamente sino alla fine di marzo attesa la necessità di adattarlo: agli effettivi sviluppi della situazione; alle linee guida ed alle iniziative su cui si sta ancora lavorando in ambito Unione europea; al livello di garanzie che saranno effettivamente offerte, in particolare in materia di diritti dei cittadini”.
Quanto ai diritti dei cittadini, Merlo ha sostenuto che “coerentemente con il dialogo tra i Paesi dell'Unione europea e il Regno Unito, vi è un impegno condiviso ad offrire la massima tutela possibile anche in caso di recesso senza accordo. Vi sono impegni e misure unilaterali in preparazione sia da parte britannica sia da parte dei Paesi dell'Unione europea che tendono ad un sostanziale mantenimento di diritti e benefici assicurati fino ad ora per i cittadini residenti ai sensi del diritto UE nel Regno Unito o nell'UE al 29 marzo 2019. Le misure europee ed italiane riguardano in particolare il diritto di soggiorno e i diritti ad esso collegati (dall'accesso al lavoro alle cure mediche, dal ricongiungimento familiare al diritto allo studio), il coordinamento dei sistemi di sicurezza sociale e l'esenzione dai visti”.
Infine, in campo economico, “le misure europee ed italiane prevedono interventi nei settori dei servizi finanziari, dei trasporti e dei controlli di frontiera. Con particolare riguardo al livello nazionale sono state preparate misure per far fronte al nuovo quadro giuridico nei principali punti di entrata ed uscita delle merci tra Italia e Regno Unito, attuare le misure UE nel settore dei servizi finanziari e dei trasporti, informare utenti e operatori e assistere le imprese in caso dovesse materializzarsi lo scenario di Brexit senza accordo”.
Nella sua replica, Ungaro si è detto “assolutamente insoddisfatto della risposta del Governo, vaga e generica”. Secondo il deputato, “in vista del probabile no deal, sarebbe necessario predisporre piani concreti ed efficaci per il rafforzamento degli uffici doganali e consolari, che potrebbero trovarsi a fronteggiare una vera e propria emergenza per garantire, da un lato, gli scambi commerciali in un contesto probabilmente governato dalle sole regole della OMC e, dall'altro, i diritti dei cittadini italiani residenti in Gran Bretagna”. Si tratta, ha concluso, di “un passaggio dalla portata storica” per il quale Ungaro ha auspicato “per il futuro un più deciso coinvolgimento del Parlamento nei negoziati in corso in materia di Brexit”. (aise)