CICLONE IDAI/ DAL MOZAMBICO LA VOCE DI GIOVANNI PUTOTO DEL CUAMM: SITUAZIONE DRAMMATICA

BEIRA\ aise\ - Nell’area di Beira, in Mozambico, sono quasi 800.000 le persone colpite dal ciclone Idai che si è abbattuto sulla città il 14 marzo scorso. Sono in cerca di rifugio, bisognose di acqua, cibo e assistenza sanitaria, mentre si manifestano i primi segni di epidemie di diarrea.
Secondo le stime delle Nazioni Unite 74.600 sono donne sono incinte che dovranno partorire da qui ai prossimi mesi, con l’ospedale centrale e la rete delle strutture sanitarie completamente fuori uso.
Da Beira la testimonianza di Giovanni Putoto, responsabile della programmazione di Medici con l’Africa Cuamm, conferma la situazione di grave emergenza: “Sono arrivato da un giorno a Beira in Mozambico, la città colpita dal ciclone Idai. Al momento sono oltre 40 i centri di raccolta degli sfollati concentrati nella città di Beira, per oltre 40.000 persone. Altri 33 centri si trovano tra Dondo e Nhamatanda, che sono i distretti vicini. Si tratta di persone sfollate prive di tutto. Molte di queste sono ancora disperse all’interno, per recuperare queste persone sono necessari mezzi di trasporto come l’elicottero. Il cibo e l’acqua sono i bisogni più acuti, drammatici. La tensione sociale è molto alta, sono stati assaliti magazzini e negozi. L’impatto del ciclone sulle strutture è stato devastante. Tantissimi edifici, case, uffici, ambulatori, scuole, chiese, magazzini, palazzi, sono senza tetto. C’è una corsa inverosimile a darsi un minimo di riparo e la gente si aiuta da sola grazie ai legami di parentela e amicizia. La rete sanitaria è gravemente compromessa: l’ospedale centrale di Beira, di 800 posti letto, funziona come un centro sanitario, tutta l’attività chirurgica e ortopedica è paralizzata. È possibile realizzare solo il cesareo, in una stanza di emergenza trasformata in sala operatoria. Bisogna fare presto! Il Cuamm si sta attivando su due versanti: l’aiuto umanitario, da una parte, portando cibo, acqua, protezione e riparo agli sfollati. Dall’altra parte abbiamo cominciato anche ad aiutare i servizi sanitari, mantenendo la nostra presenza con dei medici nel Berçario, cioè nella neonatologia dell’ospedale, dove i piccoli bambini appena nati sono stati trasferiti d’urgenza dal reparto che è a cielo aperto, dove piove, in Pediatria. Allo stesso tempo ci stiamo dando da fare per recuperare i pazienti malati di Hiv che devono essere trattati e non possono sospendere la terapia. È una corsa contro il tempo”.
Ad oggi sono 447 i morti confermati solo in Mozambico, ma si prevede che il numero sia destinato a crescere oltre il migliaio. Rimane alto il rischio di epidemie come il colera, endemico nella zona di Beira, che potrebbe facilmente propagarsi nei territori allagati. (aise)