CLASSIFICA UNIVERSITÀ: LA SAPIENZA STAR MONDIALE DELLE ANTICHITÀ - di Corrado Zunino

ROMA\ aise\ - "La classifica Qs Ranking delle università internazionali. Gli atenei italiani crescono ancora: siamo terzi in Europa per il numero di posizioni occupate. Bene Bologna, Bocconi e Padova. "Ma il vostro Paese è penalizzato dalla fuga dei cervelli". Harvard e Mit guidano, il sistema Usa però arretra". Questo in breve il contenuto dell’articolo, a firma di Corrado Zunino, pubblicato oggi sulla versione on line del quotidiano La Repubblica.
"La classifica sulle università più seguita al mondo registra, in questo finale dell'inverno 2019, un'altra avanzata degli atenei italiani. Il nostro Paese, secondo il Quacquarelli Symonds world rankings by subjects (sta "per aree e discipline"), con i suoi 44 atenei citati in 48 discipline è il quarto in Europa per numero di università dopo Regno Unito, Germania e Francia e il settimo al mondo. Siamo la terza nazione europea, ancora, per la quantità di posizioni occupate. Diciotto università italiane sono state classificate tra le prime cento per 36 distinte discipline.
Classifica università: la graduatoria del QS Ranking
Per valutare i progressi nazionali, costanti in questa classifica nelle ultime stagioni, è interessante notare come il sistema Italia porti in graduatoria un ateneo in più rispetto al 2018 e confermi il dipartimento di un'università, la Sapienza di Roma, primo al mondo. Se allarghiamo il fuoco, vediamo ancora che nella top 50 ci sono cinque italiane in più (quest'anno sono 34), nella top 100 quindici in più (ora sono 98) e nella top 200 ventitré in più (236 in tutto).
È un'avanzata di gruppo, che andrà studiata in profondità, per atenei che per stagioni intere hanno faticato a entrare nelle prime duecento al mondo nella classifica generale, pubblicata in un'altra fase della stagione. Brilliamo nelle aree Scienze della Vita-Medicina. E sulle specifiche discipline in Fisica e Astronomia, Medicina ed Economia & Econometria. Restiamo marginali nei risultati del Sud.
Gaudio (Sapienza): "Competiamo con chi è più ricco"
La Sapienza si conferma, come l'anno scorso, l'unica università italiana classificata prima al mondo in una disciplina: sono gli Studi classici e la Storia antica. Se si prende come riferimento la vittoria in qualcosa, il primo ateneo italiano per dimensioni è quinto nel mondo per qualità a pari merito con altri diciotto (Cambridge compreso). Confermando la sua forza nei "Classics", l'università romana è undicesima in Archeologia, 34a in Fisica, 43a in Biblioteconomia. Aggiunge cinque discipline tra le prime cento classificate al carnet 2017 e avanza in quattro delle cinque macroaree. Il rettore Eugenio Gaudio dice: "Ci troviamo a competere con università straniere che godono di risorse nettamente maggiori. Il primato assoluto negli studi classici è il riconoscimento della centralità culturale del Paese: questo patrimonio costituisce la base valoriale fondante della nostra società e abbiamo il dovere di trasmetterlo ai nostri studenti perché offre strumenti di analisi e competenze trasversali che fanno la differenza anche in un mercato del lavoro in cui tecnologia e competenze tecnico-scientifiche si evolvono con estrema rapidità, diventando obsolete in poco tempo".
Cresce con forza il Politecnico di Milano: tra i migliori dieci in tre discipline: sesto in Arte & Design (perde una posizione), settimo in Ingegneria civile (ne guadagna due) e settimo in Ingegneria meccanica (avanza di dieci). In Architettura è undicesimo.
L'Università di Bologna è la seconda italiana rappresentata in classifica e il migliore degli atenei nazionali in quattro materie: Arte e studi umanistici, Lingue moderne, Scienze agro-forestali e Odontoiatria. "Siamo l'unico ateneo a comparire tra i primi in tutte le cinque macroaree del sapere", dice il rettore Francesco Ubertini, "solo sette in Europa ci sono riusciti".
Il terzo campione nazionale è l'Università di Padova, trentaseiesima al mondo in Anatomia (perde, tuttavia, undici posizioni nel confronto mondiale).
La privata Bocconi di Milano è ottava al mondo per Business & Management (+2), sedicesima in Economia (comferma) e diciottesima in Finanza (+11).
Milano nel QS Ranking con sette accademie
La città di Milano ha sette università classificate, Roma quattro, Pisa tre. La Statale è la migliore delle italiane in Farmacia e Veterinaria; lo European University Institute, Istituto presente nella Badia di San Domenico a Fiesole e finanziato dall'Unione europea, primeggia in Italia in Scienze politiche e Sociologia.
Per un cambio di metodo di calcolo, sono uscite dal ranking il Conservatorio di Roma Santa Cecilia e l'Accademia di Belle Arti, sempre a Roma.
Ben Sowter, responsabile della ricerca e analisi di Qs, commenta: "Questa edizione rivela una fotografia positiva per l'eccellenza accademica italiana. Il trend è degno di nota, specialmente se consideriamo la feroce competitività globale. Questo risultato incoraggiante deve tenere conto di una sfida: la fuga di cervelli. L'Ocse segnala come l'Italia sia tornata ai primi posti nel mondo per emigrati, è ottava. Si stima che un terzo siano giovani laureati. Il Paese investe 164 mila euro per formare un laureato e 228 mila euro per un dottore di ricerca, investimenti di cui beneficiano sempre più altri Paesi. I laureati italiani sono tenuti in alta considerazione dai recruiter internazionali e la loro propensione ad assumerli è elevata, la preparazione dei vostri studenti è competitiva".
La classifica di Qs (visibile a questo link) riguarda 1.200 università in 78 Paesi ed è compilata ascoltando l'opinione di 83 mila accademici e 42 mila datori di lavoro. Quattro sono i parametri considerati: reputazione accademica, reputazione del datore di lavoro, citazioni per pubblicazione e Indice H (l'impatto di una ricerca).
Nel mondo Harvard (Boston) guida, prima com'è in dodici discipline, davanti al Mit del Massachussets (undici), Oxford (sei) e Ucl college di Londra (due). Si legge nel report: "Dal 2015 gli Stati Uniti hanno perso il 10 per cento delle loro performance, in particolare negli studi umanistici. Assistiamo a una progressiva erosione della preminenza delle università americane sostituite, in alcune specializzazioni, da atenei dell'Australia, della Cina e del Regno Unito. A incidere sono i tagli ai finanziamenti e le restrizioni alla mobilità degli studenti"". (aise)