CODARIN (ANVGD) E PAULOVICH (FEDERESULI): “RED LAND – ROSSO ISTRIA” SPAVENTA CHI SI OSTINA A NEGARE

TRIESTE\ aise\ - “Ai nostalgici delle dittature e dell’intangibilità della storia fa paura la storia di Norma Cossetto, violentata e uccisa da partigiani jugoslavi ed alla cui memoria il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì la Medaglia d’Oro al Valor Civile”. Sono le dichiarazioni di Renzo Codarin, presidente Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, e David di Paoli Paulovich, vicepresidente FederEsuli e presidente Associazione Comunità Istriane, che oggi replicano a chi lunedì scorso si è fatto promotore della distribuzione di volantini antifoibe davanti ad un cinema di Trieste dove sarebbe stato poi proiettato il film “Red land –Rosso Istria”.
La pellicola racconta la storia di Norma, “una giovane istriana che assieme a centinaia di altri giuliani, fiumani e dalmati morì nell’abisso di una foiba o nell’arcipelago concentrazionario creato dal dittatore comunista Josip Broz “Tito”. Una studentessa universitaria”, ricordano Codarin e Paulovich, “la cui tragedia in questi ultimi anni è stata prima al centro di un fumetto distribuito in decine di scuole in tutta Italia e quindi portata sul grande schermo ed in prima serata in televisione nel film “Red land –Rosso Istria”. Si tratta di due progetti sostenuti dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e dalla FederEsuli e capaci di raggiungere ed impressionare migliaia di giovani lettori e di spettatori. In questa maniera tale vicenda emerge dall’orrore delle foibe e si inserisce nella storia italiana e non più solo locale diventando patrimonio sempre più condiviso dalla comunità nazionale”.
“Di fronte a questo delicato percorso di conoscenza storica”, per Codarin e Paulovich “le reazioni sempre più scomposte dimostrano che è stato scoperchiato un vaso di Pandora. Riduzionisti e giustificazionisti, già sbugiardati dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante la cerimonia istituzionale del Giorno del Ricordo 2019, non possono darsi pace vedendo questa storia finalmente uscire dal silenzio e cercano pretestuosamente di ridicolizzarla, minimizzarla o continuare a negarla. Spiace riscontrare che anche taluni docenti si siano prestati a questa battaglia di retroguardia, mentre il mondo della diaspora adriatica è sempre più determinato a far conoscere attraverso il martirio di Norma il clima di terrore e di violenza che avrebbe condotto all’esodo in più ondate 350.000 istriani, fiumani e dalmati”.
“La scena dell’infoibamento e l’angoscia rappresentata dagli attori sono spezzoni di “Red land – Rosso Istria” che hanno avuto l’efficacia, ben più di centinaia di pagine scritte, di esprimere attraverso un mezzo di comunicazione moderno che cosa avvenne al confine orientale italiano nella fase finale della Seconda guerra mondiale”, aggiungono Codarin e Paulovich, che rivendicano “a questo film, che non vuole essere un documentario con pretese di scientificità, il merito di rappresentare uno strumento di divulgazione storica di grande valore da affiancare a lavori di ricerca storiografica che vogliano aprire nuovi archivi e far luce sulle complesse dinamiche lunghe quasi un secolo che condussero alle foibe ed all’esodo”. (aise)