CRESCE L’ANTI-SEMITISMO IN GERMANIA – di Massimo Congestri

BERLINO\ aise\ - “Il problema legato all’anti-semitismo è molto diffuso, e in una nazione come la Germania assume sicuramente un carattere doppiamente significativo, per ovvii motivi. Stando ai dati ufficiali diffusi dal ministero degli Interni su interpellanza parlamentare da parte della Linke (come riportato dal quotidiano “Tagesspiegel”), il numero di reati violenti contro gli ebrei nella Repubblica federale durante lo scorso anno è aumentato del 10 per cento rispetto al 2017, passando dai 37 ai 62. In questi ultimi sono rimaste ferite 43 persone e su 857 sospetti di reato 19 sono stati arrestati. La maggior parte delle responsabilità sono attribuite dalla polizia a gruppi appartenenti all’estrema destra”. Ne scrive Massimo Congestri su “il Deutsch-Italia”, quotidiano online diretto a Berlino da Alessandro Brogani.
“Tuttavia ha fatto scalpore la scorsa settimana la dichiarazione rilasciata dal Commissario per l’anti-semitismo del Governo federale Felix Klein, il quale al “Funke Mediengruppe” ammoniva gli ebrei dall’indossare la kippah, il tradizionale copricapo, in tutta la Germania: “Non posso raccomandare agli ebrei di indossare la Kippah ovunque in Germania in qualsiasi momento. Sfortunatamente, devo dire così, la situazione è cambiata rispetto a prima”. Aveva poi specificato che il 90 per cento degli episodi di anti-semitismo registrati fossero appunto attribuibili ad ambienti dell’estrema destra, e che per quanto riguarda gli attacchi portati da musulmani si tratta non di profughi arrivati di recente, ma di persone già presenti nel Paese da tempo. Infine aveva messo in rilievo l’impreparazione delle forze di polizia e degli impiegati governativi nel trattare i casi di anti-semitismo, non sapendo esattamente cosa sia permesso e cosa no, mancando una formazione specifica sul tema.
L’affermazione di Klein, dal sapore un po’ di resa ad un fenomeno per così dire “sfuggito di mano” alle autorità tedesche, ha suscitato reazioni anche in ambiente politico, ad iniziare dal ministro degli Interni bavarese, il cristiano sociale Joachim Herrmann (CSU): “Tutti possono e devono indossare la propria kippah, ovunque e non importa quando vogliono. Se ci pieghiamo all’odio verso gli ebrei, lasciamo il campo al pensiero di destra”, ha dichiarato.
Gli ha fatto eco lunedì scorso il portavoce del Governo Steffen Seibert: “Noi siamo di fronte a questa responsabilità, che lo Stato debba garantire a tutti il libero esercizio della religione”. Il Presidente israeliano Reuven Rivlin si era detto “profondamente scioccato” dalle dichiarazioni del Commissario, e Yehuda Teichtal, rabbino della comunità ebraica di Berlino, ha dichiarato che indossare la Kippah deve essere possibile indipendentemente dal luogo di residenza. “Se diffondessimo il messaggio che la gente preferisce non indossare la kippah, allora lasceremmo il campo agli oppositori della democrazia”, ha detto in un’intervista.
Tante critiche hanno dunque portato Klein a dover chiarire al quotidiano “Bild” le sue parole, sostenendo che il suo monito era a non arrendersi e di agire prima che fosse troppo tardi, chiamando, al contrario, all’azione. Inoltre l’altro ieri si è spinto a lanciare un appello, sempre tramite le pagine dei quotidiani del “Funke Mediengruppe”: “Invito tutti i cittadini a Berlino e in tutta la Germania, questo sabato, quando a Berlino si terrà una manifestazione contro Israele in ricordo del “Giorno di Al-Kuds” (nome arabo di Gerusalemme) a portare Kippah”. La manifestazione si terrà infatti per ricordare l’occupazione di Gerusalemme Est da parte di Israele durante la “Guerra dei sei giorni” del 1967.
Preoccupazioni per le manifestazioni di anti-semitismo sono state espresse dal ministro federale della Giustizia Katarina Barley (SPD), che ha definito “vergognosi” tali atti.
Infine, anche la Cancelliera Angela Merkel (CDU), in un’intervista rilasciata lo scorso martedì alla rete televisiva americana CNN ha dichiarato: “Abbiamo sempre avuto una certo numero di anti-semiti fra di noi. Sfortunatamente, non esiste un’unica sinagoga, non un centro diurno per bambini ebrei, non una singola scuola per bambini ebrei che non debbano essere sorvegliate dai poliziotti tedeschi”. Ha infine sottolineato: “Dobbiamo raccontare ai nostri giovani che cosa la storia ci ha portato a noi e agli altri e questi orrori, perché siamo per la democrazia … perché lottiamo contro l’intolleranza”.
Al di là delle dichiarazioni incaute, il problema va affrontato”. (aise)