DISTRUTTO MONUMENTO DEI PRIGIONIERI ITALIANI IN KENYA - di Freddie del Curatolo

MALINDI\ aise\ - “Uno dei pezzi più importanti della storia degli italiani in Kenya e della seconda guerra mondiale in Africa è stato abbattuto senza preavviso da sconosciuti. Il monumento eretto dai prigionieri italiani nella zona del campo 360 di Ndarugu, alle porte di Nairobi e di fianco alla chiesa parimenti costruita dai nostri connazionali durante la detenzione da parte dei Britannici, è stato demolito per ragioni ancora da verificare. Sembra un tragico segno del destino, a meno di un mese dalla pubblicazione del bellissimo libro dello studioso italiano Aldo Manos “Ndarugu 360” che ricostruisce le vicende e i particolari, tra l'altro, proprio di quel campo e del monumento da preservare come una delle più importanti testimonianze della prigionia degli italiani in Africa Orientale”. Ne scrive oggi Freddie del Curatolo che a Malindi dirige il portale “malindikenya.net”.
““Domenica 26 maggio mia moglie ed io abbiamo accompagnato il giornalista della Rai Enzo Nucci, il fotografo Paolo Torchio e Magalì Manconi all’ex Campo 360 di Ndarugu sul quale intendono fare un servizio fotografico e televisivo – scrive Manos - Abbiamo constatato con infinita tristezza che il monumento costruito dai prigionieri di guerra italiani nel 1942 è stato distrutto. Le ruspe del concessionario della cava di pietra che opera nella zona lo hanno abbattuto disperdendone i pezzi. Una serie di foto di Paolo Torchio documenta lo scempio. Nel 2011, a seguito dell’interessamento mio e di mia moglie e all’intervento ufficiale dell’allora Ambasciatore Magistrati, quel monumento è stato dichiarato “monumento di interesse storico nazionale” nella Gazette Notice No. 11252”.
Evidentemente questo non è bastato a preservare un pezzo di storia che non è solo nostra, ma di questo Paese.
“Quel monumento storico, quel ricordo di 10.000 soldati prigionieri dava fastidio a qualcuno? – si chiede il fotografo Paolo Torchio - Poteva essere un freno alla devastazione della collina ad opera degli scavatori di tufo? È l’unica cosa che mi viene in mente, perché altre spiegazioni non ne trovo. Di sicuro è un atto di indicibile violenza che offende l’anima di tutti gli italiani, e non solo in Kenya”.
Manos intanto si è già attivato, inviando una lettera all’Ambasciatore d’Italia Alberto Pieri per informarlo della triste notizia.
L’augurio è che, oltre a recuperare alcuni frammenti del monumento che ancora mostrano bassorilievi, iscrizioni e simboli, si riesca a venire in possesso dell’ex chiesa del campo, attualmente affidata alla Chiesa Presbiteriana dell’Est Africa, per riportarla al culto cattolico e preservarla da altri atti vandalici.
“Anche la chiesa è “monumento di interesse storico” – conferma Manos - ma la protezione si estende solo all’area immediatamente circostante. L’abbattimento del muro fa presagire ulteriori interventi e al fine di evitare un altro fatto compiuto andrebbe eretta sul posto un’opportuna segnaletica. Ma il modo più sicuro per garantire alla chiesa un’effettiva protezione in futuro sarebbe il suo acquisto per ripristinare la destinazione al culto cattolico originale, come già proposto dalla PCEA in passato alle nostre Autorità”. (aise)