GERMANIA: DELLA FINE DELLA TRANQUILLITÀ E DEL PAUKENSCHLAG DI JOSEPH HAYDN – di Edoardo Laudisi

il Deutsch-Italia

BERLINO\ aise\ - “Negli ultimi sessant’anni la Germania, prima divisa poi unita, ha vissuto in una specie di bolla metastorica. Uno stato di tranquillità apparente reso possibile da decenni di benessere economico e stabilità politico-istituzionale che, visti dal versante meridionale delle Alpi, apparivano come un miraggio irraggiungibile. Ma non è sempre stato così”. Uno sguardo sull'attualità politica interna alla Germania: ad offrirlo è Edoardo Laudisi in un articolo pubblicato sulla versione on line del quotidiano bilingue Deutsch Italia.
“Il passato della Germania è stato spesso turbolento. Né occidentale né orientale, con il Reno a fare da “limes” fin dai tempi di Teutoburgo e la faccia dell’aquila rivolta costantemente a Est alla ricerca del Lebensraum, la Germania è stata attraversata da potenti terremoti storici: Sacro Romano Impero, Riforma, Guerra dei Trent’anni, che in Germania fece più di 10milioni di vittime, il Bauernkrieg (la guerra dei contadini), i moti rivoluzionari del 1848, lo slancio spirituale del Romanticismo di Hölderlin – Scardanelli, Heine e Brentano, lo Stato guerriero Prussiano, il secondo Reich, le carneficine dei due conflitti mondiali, fino al punto di non ritorno dei forni crematori. Il Nazionalsocialismo infatti rappresenta una censura insuperabile, non solo storica, ma metafisica, che impedisce alla Germania contemporanea di trarre ispirazione dal suo passato prenazista. Ogni tentativo di rivisitazione della tradizione tedesca è reso quasi impossibile dalla colpa per il crimine nazista la quale, grazie anche al lavaggio del cervello operato dalla Scuola di Francoforte, viene fatta risalire a ben prima dell’avvento del nazionalsocialismo. La colpa è nell’uomo (maschio) tedesco in quanto “personalità autoritaria” ontologicamente predisposta al fascismo. Di lì al concetto di toxic masculinity usato dalle femministe contemporanee per le loro lotte di potere il passo è breve.
Dalle ceneri del 1945 risorse un Paese normalizzato e pacificato, anche se la pace fu la conseguenza della somministrazione di un potente sedativo più che una conquista vera e propria. Il tranquillante si chiamava benessere economico ed inizialmente venne distribuito dal Patto Atlantico, cioè gli Usa che ne erano e ne sono accora, i soci di maggioranza. Nel 1945 infatti c’erano due opzioni sul tavolo degli Alleati: 1) ridurre per sempre la Germania a una società agricola di tipo preindustriale (Piano Morgenthau), 2) creare uno Stato cuscinetto industrialmente forte e militarmente in grado di resistere ai sovietici il tempo sufficiente per organizzare un contrattacco (Piano Marshall). L’inasprirsi della guerra fredda fece decidere per la seconda opzione, ma il dibattito fu acceso e non fu certo l’amore per i tedeschi, ma la paura dei carri armati di Stalin a determinare la scelta.
Una volta riavviato il motore tedesco fu presto in grado di camminare con le proprie gambe. Era il Wirtschaftswunder, il miracolo economico. Un po’ come il nostro, ma più in grande, più esteso, più potente. Del resto la forza industriale tedesca era superiore a quella degli altri Paesi europei già prima delle due guerre mondiali. L’influenza politica invece era inversamente proporzionale a quella economica. Nel Dopoguerra, la seconda potenza industriale del pianeta aveva il peso internazionale di un Lussemburgo. La Germania infatti, aveva abbandonato ogni ambizione di politica internazionale, concentrandosi sul perfezionamento di un apparato concepito per sostenere lo sviluppo economico che coinvolgeva scuola, Università, gruppi industriali, mercato del lavoro e istituzioni. Nel corso degli anni il concetto di Sozialgesellschaft (sviluppo sociale della società) venne soppiantato da quello di Leistungsgesellschaft (società fondata sul merito; un concetto sconosciuto a Sud delle Alpi), più orientato al mercato. In questo modo si completa con successo la trasformazione del vecchio nazionalismo aggressivo di stampo militarista in nazionalismo economico, perfettamente allineato alle politiche del Patto Atlantico e per questo tollerato, che aveva come scopo la salvaguardia del benessere della nazione. Dopo il crollo del Muro di Berlino, l’accumulazione capitalista e il know how tecnico guadagnato a Ovest consentirono l’unificazione con il fratello meno fortunato dell’Est e la conquista di una posizione dominante nell’Unione Europea, grazie alla quale la Germania fu in grado di lanciarsi nella nascente globalizzazione.
A metà anni Novanta del secolo scorso lo Stato tedesco possedeva tre caratteristiche fondamentali per avere successo nel bel mondo globalizzato: 1) un sistema industriale efficiente, integrato e omogeneo costituito da grandi aziende in grado di competere sui mercati mondiali e supportato da una miriade di solide imprese medio piccole; 2)infrastrutture e sistema logistico adeguate ai tempi; 3) un sistema di istruzione orientato al mercato del lavoro e un sistema politico stabile e poco corrotto. I risultati non si fecero attendere, tant’è che i cambiamenti innescati dalla globalizzazione, che per molti Paesi furono traumatici, si pensi all’ex Jugoslavia, alla Grecia, al Medioriente, ma anche all’Italia in crisi economica perenne, non intaccarono minimamente la tranquillità del tedesco medio; tranquillità assicurata da un costante e continuo sostegno al benessere economico nazionale. A cavallo dei due millenni la Germania era un Paese concentrato sulle sue performance economiche, con nessuna o poche nubi all’orizzonte, dove la vita scorreva tranquilla e perfino un po’ noiosa che quasi quasi ci si addormentava. Ed è proprio qui, sul più bello, che entra in campo Joseph Haydn a rovinare tutto.
Si narra che il grande compositore austriaco del XVIII secolo avesse notato, non senza fastidio, come verso la metà dei suoi concerti il pubblico tendesse ad abbioccarsi. Irritato da tale manifestazione di insensibilità al suo talento, per impedire che la pennichella diventasse sonno profondo, il maestro inserì un Paukenschlag, un colpo di Grancassa, a metà concerto. Boom, l’effetto fu immediato. Pare addirittura che alla prima esecuzione molti, strappati improvvisamente dal sonno dal gran colpo di tamburo, caddero dalla sedia. La sinfonia diventò famosa con il nome di Sinfonie mit dem Paukenschlag.
Quasi avesse tratto ispirazione da Haydn, la storia ha visto bene di strappare il tedesco alla sua meritata pennichella di inizio millennio con tre fragorosi Paukenschläge in rapida successione. Il primo è arrivato nel 2015 con l’apertura delle frontiere. Oltre 2milioni di migranti, prevalentemente musulmani, sono confluiti in Germania provocando uno shock che ha fatto stramazzare non pochi dalla sedia. Inizia qui la lenta agonia di Angela Merkel e del suo sistema di potere basato sul bromuro economico. Il secondo Paukenschlag esplose l’anno successivo con l’elezione di Donald Trump, che di fatto decretò la fine del sistema di commercio internazionale che sembrava cucito addosso all’economia tedesca. Il terzo Paukenschlag è in atto ed è il rallentamento dell’economia che sta per entrare in recessione tecnica. A febbraio 2019 gli ordinativi dell’industria hanno subito una flessione del 4,2 per cento rispetto al mese precedente, una cosa che non accadeva dal 2008, l’anno della grande crisi. Ma si tratta solo della punta dell’Iceberg. Sotto si muovono forze che mettono i brividi. Gli esperti sono concordi nell’affermare che il periodo di crescita felice ed ininterrotta degli ultimi 10 anni sia finito. Le stime sul Pil per il 2019 sono state abbassate allo 0,8 per cento dal 2 per cento che erano. L’export non tira più e la domanda interna ristagna. Il timore è che la febbre passi al mercato del lavoro con ricadute disastrose sull’occupazione. E con il Paese pieno di immigrati che già pesano sullo Stato sociale (oggi il numero di disoccupati tra i migranti è tre volte maggiore rispetto a quello dei disoccupati tedeschi) il futuro diventa cupo.
Die Ruhe ist weg, la tranquillità è perduta. La storia si è rimessa in moto con tre potenti Paukenschläge e le scorte di tranquillanti sono terminate. I passeggeri sono pregati di rimanere seduti e allacciare le cinture di sicurezza; la Germania sta per entrare in una zona di altissima turbolenza”. (aise)