IL PARLAMENTO EUROPEO CONTRO LA DISCRIMINAZIONE LGBTI IN POLONIA

BRUXELLES\ aise\ - Gli eurodeputati hanno esortato la Commissione Europea a condannare tutti gli atti pubblici di discriminazione contro le persone LGBTI, in particolare le cosiddette "zone franche LGBTI" in Polonia.
Nella risoluzione adottata ieri, 18 dicembre, con 463 voti favorevoli, 107 contrari e 105 astensioni, il Parlamento Europeo ha espresso profonda preoccupazione per il crescente numero di attacchi contro le persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuali (LGBTI) nell'Unione Europea da parte di Stati, funzionari statali, governi nazionali e locali e politici. Esempi recenti includono dichiarazioni omofobe effettuate durante una campagna referendaria in Romania e discorsi di odio nei confronti delle persone LGBTI nel contesto delle elezioni in Estonia, Spagna, Regno Unito, Ungheria e Polonia.
In particolare, i deputati condannano l’istituzione, dall’inizio del 2019, delle aree "libere dall'ideologia LGBTI" da parte di decine di comuni, contee e regioni del sud-est della Polonia. Tramite circolari non vincolanti, i governi locali sono stati invitati ad astenersi dall'intraprendere qualsiasi azione che incoraggi il rispetto verso persone LGBTI ed evitare di fornire assistenza finanziaria alle ONG che lavorano per promuovere la parità di diritti. Il Parlamento europeo esorta le autorità polacche a revocare tutte gli atti che attaccano i diritti delle persone LGBTI.
Inoltre, gli eurodeputati chiedono alla Commissione di monitorare come vengono utilizzati tutti i finanziamenti comunitari, sottolineando che tali fondi non devono essere utilizzati a fini discriminatori.
Il Parlamento Europeo, ha scritto in una nota che “deplora gli attacchi contro le persone LGBTI da parte delle autorità pubbliche di alcuni Stati membri, che hanno avuto come obiettivo le istituzioni educative e le scuole”. I deputati hanno ricordato che le scuole dovrebbero essere luoghi che rafforzano e proteggono i diritti fondamentali di tutti i bambini, e la Commissione e gli Stati membri dovrebbero intraprendere azioni concrete per porre fine alle discriminazioni che possono portare al bullismo, agli abusi o all'isolamento delle persone LGBTI negli edifici scolastici.
Infine, sebbene nella maggior parte degli Stati membri siano in vigore misure legali contro la discriminazione, queste non sono sufficientemente attuate, lasciando le persone LGBTI vulnerabili ai crimini motivati dall'odio, ai discorsi di odio e alla discriminazione. Infine, si sottolinea che la Direttiva UE sulla non discriminazione, bloccata dai ministri dei Paesi membri da 11 anni, contribuirebbe a colmare questa lacuna nella protezione. (aise)