ITALIA E CITTADINANZE MOBILI: IL DIBATTITO ALLA CAMERA

ROMA\ aise\ - È proseguito con un panel sulle “Cittadinanze mobili” il convegno promosso dalla Senatrice Laura Garavini dal titolo “Italiani all’estero: Intelligenze senza confini”, in corso nella Sala Aldo Moro della Camera dei Deputati. A moderare il secondo incontro odierno è stato Marco Ludovico, giornalista de “Il sole 24ore”, mentre al tavolo dei relatori si sono seduti Angela Gallorini, funzionaria dell’Agenzia Europea a Colonia, Michele Valentini, portavoce del Gruppo Controesodo a Colonia, Elisabetta Cassini Wolff, professore associato in Storia all’Università di Oslo nonché presidente del Comites, Giuseppe Sommario, ricercatore dell’Università Cattolica di Milano, Anna Prodi, dirigente multinazionale Essen, e Claudio Di Maio, docente di diritto e politiche all’Università di Roma 3.
“La mobilità è inarrestabile, normale”, ha esordito Gallorini. “Il problema dell’Italia è che il saldo, fra quelli che escono e quelli tornano, è sempre negativo. E bisogna domandarsi perché l’Italia non sia attraente. Il problema del rientro riguarda l’attrazione. L’Europa dà molti diritti, e la cittadinanza europea è ancora subordinata a quella italiana, ma deve essere vista come un’opportunità, perché non rappresenta né una fuga e né un tradimento”.
Michele Valentini, prendendo parola ha invece espresso soddisfazione sul cambiamento di visione rispetto all’idea del contro esodo. “La nostra idea - ha detto il portavoce del Gruppo Controesodo - è quella di cercare di agevolare il rientro in Italia dei cervelli, agevolandoli anche con incentivi fiscali. Perché, come calcolato di recente, sono 14 i miliardi all’anno persi dall’Italia a causa della fuga dei cervelli”. Passando alle possibili soluzioni Valentini ha proposto “un potenziamento fatto di agevolazioni fiscali, approvati anche recentemente dalla finanziaria, che partiranno però solo dal 2020, a causa di motivi scarsamente giustificabili”.
Sulle motivazioni per le quali gli italiani all’estero decidono di non tornare in Italia si è soffermata invece Elisabetta Cassini Wolff, che da presidente del Comites per la Norvegia e per l’Islanda, ha portato avanti il network “Scienza senza confini”, all’interno del quale ha rivelato di aver trovano persone con tante motivazioni distinte. “Con gli anni abbiamo studiato le ragioni - ha detto la storica - per cui non si ritiene attraente l’Italia. La parità di genere è il primo dei motivi, la parità salariale il secondo, le condizioni di lavoro, la giustizia sociale, l’evasione e il lavoro nero altri ancora. Ma tra questi è stato inserito anche il fatto di non avere ambienti multiculturali dinamici, in Italia, e anche una più scarsa alfabetizzazione digitale. Queste sono le argomentazioni che rispecchiano le difficoltà del ritorno in Italia. E in questo senso non bastano gli incentivi fiscali, ma servono riforme culturali, con un dialogo più proficuo tra chi è andato e chi è rimasto”.
Il tema italiani all’estero e le difficoltà che ha l’Italia a ripopolare determinate regioni del sud sono stati gli argomenti principali dell’intervento del ricercatore Giuseppe Sommario, per cui “gli emigranti italiani possono essere una grandissima risorsa per il Paese, economica e culturale”. Sommario ha esortato l’Italia “a raccontare la storia degli emigrati italiani, far conoscere alla mentalità collettiva italiana il valore degli italiani all’estero. E fare rete, costruendo dei ponti tra chi è partito e chi è in Italia, è una soluzione possibile per creare un legame, il che comporta anche benefici economici”.
Per Anna Prodi, infatti, questo “è il momento di cambiare passo, non basando più il concetto di cittadinanza sui confini, ma cercando di connettere le risorse che ci sono già, o anche costituendone alcune di nuove, al fine di promuovere una cittadinanza senza confini”.
Il professor Di Maio si è invece posto una questione: “di quali elementi si compone oggi la cittadinanza? Non esiste un modello unico di cittadinanza”, si è risposto il professore, specificando che “uno Stato, oggi, non ha più un confine predefinito, e per questo non deve sorprendere l’evoluzione della cittadinanza dell’Unione Europea. Nessuno, infatti, che la possiede non può definirsi straniero all’interno dell’Unione”.
“La cittadinanza - ha concluso Di Maio - non deve essere solo al centro del dibattito politico, ma anche rinnovare l’uguaglianza per un’uguale funzione delle politiche pubbliche. In quel caso il popolo migrante potrà diventare un popolo costituente, nella direzione di quel mondo meticcio in cui ci avviamo a vivere”.
Ha chiuso i lavori del secondo panel la promotrice del convegno, la Senatrice Laura Garavini, che prendendo parola ha sottolineato come tutti gli interventi abbiano “ribadito che andare all’estero arricchisce personalmente, ma può e deve arricchire anche il Paese. Farò miei i vostri suggerimenti”. (luca matteuzzi\ aise)