LA SLOVACCHIA ONORA LA GIORNATA DELLA MEMORIA DELL’OLOCAUSTO DEI ROM

BRATISLAVA\ aise\ - “Il 2 agosto 1944 furono uccisi nelle camere a gas del campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau circa 3000 uomini, donne e bambini di etnia rom. In occasione della Giornata europea di commemorazione delle vittime Rom dell’olocausto, decretata dal Parlamento europeo nel 2015, venerdì 2 agosto la Commissione europea ha pubblicato una dichiarazione per rendere “omaggio alla memoria dei 300000 Rom che hanno perso la vita in queste circostanze. Quest’anno in particolare commemoriamo con profonda tristezza il 75º anniversario dell’assassinio degli ultimi Rom che sono stati così ingiustamente e brutalmente imprigionati nel “campo degli zingari” ad Auschwitz, persone che sono state uccise per il solo fatto di essere chi erano. Nelle nostre società europee moderne e nel dibattito politico non c’è spazio per la disumanizzazione dei Rom o di altre minoranze. Le atrocità perpetrate in passato ci ricordano che l’uguaglianza e la non discriminazione sono valori che non possono essere dati per scontati: la loro difesa ci impone di essere sempre vigili e pronti ad opporci a coloro che li attaccano””. A rilanciare la notizia è “Buongiorno Slovacchia”, quotidiano online diretto a Bratislava da Pierluigi Solieri.
“In diverse città della Slovacchia si sono svolte commemorazioni per le vittime dell’Olocausto Rom.
In quell’inizio di agosto di 75 anni fa in Slovacchia ci furono diversi esempi tragici di crudeltà nei confronti della popolazione rom. Secondo l’etnologo Arne Mann, come ricorda RTVS, a Dubnica nad Váhom furono uccisi 26 zingari, e altri 64 furono trucidati a Cierny Balog. Circa 7000 zingari furono espulsi dal Protettorato di Boemia e Moravia (l’attuale Repubblica Ceca) controllato direttamente dai nazisti, e solo un decimo di loro sopravvisse.
Al Museo dell’Insurrezione nazionale slovacca (SNP) a Banská Bystrica si è tenuto un atto commemorativo organizzato dall’associazione civica In Minorita, volto a ricordare le sofferenze subite dai rom durante la seconda guerra mondiale. Recentemente il museo ha inaugurato una mostra intitolata “Olocausto dell’etnia rom in Slovacchia tra il 1939 e il 1945”.
Il plenipotenziario del governo per le comunità rom Abel Ravasz (Most-Hid) ha dichiarato venerdì che la sofferenza delle vittime dell’Olocausto morte nei campi di concentramento non deve mai essere dimenticata. Anche oggi ci sono persone in Slovacchia – e anche nel Parlamento slovacco – che cercano di sminuire questi fatti e glorificare ingiustificatamente la Repubblica slovacca del periodo fascista (1939-1945, che perseguitò i suoi cittadini sulla base di principi etnici, ha detto Ravasz.
Sulla stessa linea la presidente della commissione per i diritti umani del Parlamento, Anna Verešová del partito di opposizione Ol’aNO: non devono esserci deroghe alla dignità umana, l’Olocausto dei Rom è qualcosa che non deve essere mai più ripetuto. “Sterminare una comunità di persone a causa del colore della loro pelle è un crimine brutale, indipendentemente dalla loro identità o dal loro comportamento”.
Malgrado questo, “sugli scranni del Parlamento siedono legislatori che parlano dei rom come “parassiti” [della società]”. Dovrebbero leggere con attenzione le encicliche dei papi sulla dignità umana, raccomanda Verešová, non basta dichiarare il proprio cristianesimo solo a parole, ma devono le azioni individuali “devono seguire gli insegnamenti […] cristiani”, che ha sempre preso i più bisognosi sotto la sua ala e ha difeso la dignità umana di ognuno”, ha detto.
Sulla questione è intervenuta venerdì anche la presidente Zuzana Caputová, sottolineando che gli sforzi per propagare l’odio e annientare la dignità umana di gruppi specifici della società continuano ancora oggi. “Nella storia dell’umanità, l’odio ha sempre generato male e sofferenza. E anche noi in Slovacchia abbiamo una avuto esperienze tragiche guidate da paura e odio. Conoscere il proprio passato è quanto più necessario per vivere il presente e il futuro, in particolare quando odio e paura sono ritornati ad essere ancora una volta strumento politico di questa era contemporanea”, ha affermato Caputová”. (aise)