L’AICS PER LA SALUTE IN SUDAN

ROMA – focus\aise\ - Si sono concentrate soprattutto in Sudan le notizie giunte la scorsa settimana dall’Agenzia per la Cooperazione allo Sviluppo.
Intanto a Khartoum, presso la sede de Ministero Federale della Salute, Si è svolta la cerimonia di consegna di equipaggiamenti sanitari a presidi medici negli Stati di Gedaref, Kassala, Darfur dell’Ovest e Red Sea e l’apertura di 5 centri sanitari situati ai confini sudanesi (Galabt al confine con l’Etiopia, El Genina al confine con il Ciad, Argin, Ashkate, Halfa al confine con l’ Egitto). La cerimonia si è svolta alla presenza del ministro della Salute, H. E AL Kheer Annoor El Mobarak, dell’ambasciatore italiano, Fabrizio Lobasso, del titolare della Sede Estera AICS di Khartoum, Vincenzo Racalbuto, e del rappresentante del OMS in Sudan, Naeema Al Gasseer.
L’intervento è parte integrante del programma annuale del valore di 1 milione di euro finanziato dall’AICS e realizzata dall’OMS e volto a rafforzare le capacità di controllo, prevenzione, rilevamento e rapida risposta a potenziali rischi sanitari a livello delle frontiere assicurando un supporto strutturale e di Capacity Building istituzionale, in linea con il Regolamento Sanitario Internazionale (IHR-2005).
Il programma di cooperazione è la dimostrazione dell’impegno italiano in Sudan nel settore sanitario in cui la nostra cooperazione investe circa 42 milioni di euro nel triennio 2017/2019 per iniziative volte a migliorare l’accesso equo ai servizi sanitari di base per contribuire all’estensione della copertura sanitaria universale, incluse le aree più remote e disagiate del Paese, ha affermato il titolare della sede estera AICS, Vincenzo Racalbuto.
L’adesione del Sudan alla Dichiarazione di Khartoum sul Sudan e sui Paesi confinanti per la sicurezza sanitaria transfrontaliera - lo scorso 22 novembre - impegna il Paese a rafforzare la preparazione e la risposta alle minacce e agli eventi sanitari transfrontalieri nel tentativo di promuovere l’attuazione dei regolamenti sanitari internazionali (Ihr 2005) e migliorare la sicurezza sanitaria globale.
Sempre a Khartoum, presenti ancora una volta l’ambasciatore Lobasso e il titolare AICS Racalbuto, si è svolta la cerimonia di apertura del workshop dedicato all’educazione inclusiva, realizzato nell’ambito del programma biennale Tadmeen finanziato dall’AICS.
"Fare educazione inclusiva" significa "fare comunità" e l'educazione è l'arma più potente per cambiare il mondo, ha commentato il ministro dell’Educazione, Mashair Ahmed Alamin, pure presente insieme ad altre autorità sudanesi.
L’Italia e il Sudan sono promotori di una educazione inclusiva che deve essere affrontata dai Governi e dalle comunità attraverso un approccio universale e basato sui diritti, che assicuri a tutti i bambini reali opportunità di apprendimento e sviluppo. L’Italia sostiene la cultura dell'integrazione e dell'inclusione sociale che garantisca il rispetto e la valorizzazione della persona disabile in tutti i settori della società. L'Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo riconosce la necessità di un impegno sempre maggiore per assicurare una educazione inclusiva, in quanto senza inclusione non c’è sviluppo.
L’AICS in Sudan ha un portfolio di 9.7 milioni di euro in iniziative di inclusione sociale.
Nel frattempo sono partiti i corsi di formazione per il personale paramedico dei centri di salute in Sudan nell’ambito del progetto AID 11278 a sostegno delle comunità rurali di Kassala finanziato da AICS e implementato da AISPO. L’obbiettivo è migliorare la prevenzione, il controllo e il trattamento dei casi di malnutrizione moderata ed acuta nei bambini sotto i 5 anni nell’area del North Delta dello stato di Kassala.
Nella zona del North Delta, prevalentemente rurale, la siccità durante la stagione secca e le alluvioni e inondazioni durante la stagione delle piogge hanno effetti severi sulla sicurezza alimentare delle comunità, causando uno dei tassi di malnutrizione più alti del Paese.
Il progetto interviene in 9 villaggi, in 3 dei quali è presente un centro di salute, lavorando parallelamente sia con le comunità nel migliorare la consapevolezza e fornire strumenti alle madri e future madri per prevenire i casi malnutrizione, sia a livello più strutturale con il sistema sanitario locale, formando infermieri, medici e nutrizionisti su prevenzione, identificazione e trattamento dei casi di malnutrizione e migliorando le strutture esistenti per garantire un accesso ai servizi sanitari più efficace ed efficiente per la popolazione locale.
In queste prime fasi, in coordinazione con il Dipartimento di Nutrizione del Ministero della Salute di Kassala, sono iniziati i corsi di formazione per il personale paramedico dei centri di salute, volti a migliorare la gestione dei casi di malnutrizione tramite i protocolli ministeriali di riferimento (CMAM - Community Based Management of Acute Malnutrition), rafforzare le competenze sull’uso di strumentazione ambulatoriale, sulla gestione di carenze nutrizionali e a riconoscere le complicanze nei pazienti malnutriti. Il seguimento e la formazione del personale sanitario è un processo continuo e costante durante la durata del progetto.
A livello comunitario con la collaborazione della ONG locale JASMAR è iniziato il processo di costituzione di 9 gruppi di 25 donne per villaggio, che prenderanno parte ad un processo formativo sulla prevenzione e identificazione della malnutrizione e saranno a loro volta punti di riferimento nelle loro comunità per la trasmissione dei concetti acquisiti. I leader comunitari dei 9 villaggi hanno partecipato ad un training di sensibilizzazione sull’importanza della creazione dei gruppi di donne e del ruolo fondamentale che avranno nel prevenire ed identificare casi di malnutrizione. (focus\aise)