L’EURODEPUTATO DA RE (LEGA) CHIEDE CONTO ALLA COMMISSIONE DELL’ELIMINAZIONE DELL’ITALIANO DALLA RETE DEI COMUNICATORI ANTIFRODE DELL’OLAF (OAFCN)

BRUXELLES\ aise\ - Con il titolo di "Pubblicazione online degli atti e seminari della Rete dei Comunicatori Antifrode. Diritto all'informazione e rispetto del principio del multilinguismo", Giannantonio Da Re, eurodeputato della Lega, ha presentato alla Commissione Europea un’interrogazione scritta ove chiede conto dell’uso della lingua italiana, da anni soppresso, nell’indifferenza generale, dalla Rete dei Comunicatori Antifrode dell’OLAF.
"Risulta allo scrivente che quando l'Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode (OLAF) era diretto dal procuratore tedesco Franz-Hermann Bruner, gli atti delle riunioni e dei seminari della sua Rete dei Comunicatori Antifrode (OAFCN) erano disponibili in inglese, francese, tedesco, italiano e spagnolo", scrive Da Re. Aggiungendo: "Dopo la gestione Bruner ci risulta invece che siano disponibili e pubblicati online solo in lingua inglese".
"Vista l'utilità di tali atti per i servizi anti-frode, i giornalisti e i comunicatori e considerato il diritto di accesso dei cittadini-contribuenti europei a tali atti", l’eurodeputato leghista chiede quindi alla Commissione Europea di sapere chi ne ha deciso e per quale ragione la pubblicazione solo in inglese.
Chiede inoltre alla Commissione europea se non ritiene di dover rispettare il principio del multilinguismo così come previsto dal trattato sull'Unione europea e dal trattato sul funzionamento dell'Unione europea, ma anche di dover rispettare il diritto all'informazione dei cittadini-contribuenti europei provvedendo alla pubblicazione degli atti e seminari dell'OAFCN non solo in lingua italiana. Atti che "risultano disponibili in quanto tradotti a suo tempo a spese del contribuente".
Va ricordato infatti che sul sito della Commissione Europea si legge che, "in linea con lo status di organizzazione democratica internazionale, uno dei principi fondanti dell'UE è il multilinguismo. Questa politica mira a comunicare con i cittadini nelle rispettive lingue, proteggere la ricca diversità linguistica dell'Europa e promuovere l'apprendimento linguistico in Europa. Si tratta di un approccio che non ha precedenti, né tra gli stati multilingue né tra le organizzazioni internazionali. Il principio è ancorato nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea: in qualità di cittadino dell'UE, hai il diritto di usare una delle 24 lingue ufficiali per contattare le istituzioni europee, che sono tenute a risponderti nella stessa lingua".
Il multilinguismo è un principio cardine dell’Unione Europea che è un’Unione nelle diversità, a cominciare da quelle linguistiche. Diversità da rispettare, proteggere e tutelare. Seppure le lingue di lavoro all’interno delle Istituzioni possano essere limitate all’inglese (ma potrà esserlo anche dopo la Brexit, quando l’inglese non sarà più lingua ufficiale, visto che l’Irlanda ha optato per il gaelico?), al francese ed al tedesco, quando le Istituzioni UE comunicano con i cittadini ed i rappresentanti degli Stati membri dovrebbero sempre usare le lingue dei cittadini e degli stati membri, che non possono essere obbligati ad usare lingue che non sono tenuti a conoscere o, nel migliore dei casi, a parlare e comprendere come la loro lingua madre.
La rete dei comunicatori anti-frode dell’OLAF (l’Ufficio Europeo per la Lotta alla Frode) era fino a qualche anno fa un ottimo esempio, non solo di comunicazione virtuosa a livello pan-europeo, ma anche per il fatto che tutti i suoi resoconti, le sue riunioni e i suoi seminari (di grande interesse per gli specialisti della comunicazione istituzionale, per i giornalisti ed i servizi investigativi nazionali) erano interpretati e tradotti anche da e verso l’italiano. Tenendo anche conto del grandissimo uso dell’italiano all’OLAF, considerato l’altissimo numero di casi di frode accertati in Italia (se comparati ad altri Paesi, anche di taglia analoga), nonché il grandissimo supporto investigativo e in termini di comunicazione antifrode che le istituzioni nazionali italiane (Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Carabinieri, Agenzie delle Dogane e dei Monopoli, ma anche il nucleo Anti-Frode della Presidenza del Consiglio dei Ministri) hanno da sempre prestato - e con grande impegno - ai servizi antifrode della Commissione Europea. Impegno che diverse volte è stato riconosciuto come esemplare ed elogiato dalla stessa Commissione Europea e dall’Europarlamento, che non hanno mancato di riconoscere che l’alto numero dei casi italiani è dovuto certamente all’esistenza in Italia di organizzazioni criminali e soggetti frodatori, ma anche dalle capacità dei nostri organismi investigativi e dalle risorse impiegate dal nostro Paese a difesa delle finanze dell’UE, che non sempre si possono ritrovare in tutti gli Stati membri.
Cittadini contribuenti europei che l’OLAF vuole tutelare dalle frodi, tra i quali vi sono anche quelli italiani - oggi contribuenti netti dell’UE - che hanno il diritto di essere informati e di accedere alle pagine web dell’OAFCN utilizzando la propria lingua: l’italiano.
Ma qual è il costo della traduzione e dell'interpretariato nelle istituzioni dell'UE? Il costo complessivo della traduzione e dell'interpretariato in tutte le istituzioni dell'UE (Commissione europea, Parlamento europeo, Consiglio, Corte di giustizia, Corte dei conti, Comitato economico e sociale europeo e Comitato delle regioni) ammonta a circa 1 miliardo di euro l'anno. Ciò corrisponde a meno dell'1% del bilancio dell'UE e a poco più di 2 euro l’anno a cittadino: più o meno il costo di un cappuccino. Facendo pagare meno del costo di un cappuccino in più l’anno, l’UE potrebbe forse riuscire a colmare gran parte della distanza, che spesso è anche linguistica, che la sta pericolosamente allontanando dalla sua ragion d’essere: i suoi cittadini.
Analoga interrogazione è stata presentata nei giorni scorsi al Ministro degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Luigi Di Maio, dal deputato di FI Guido Germano Pettarin. E ciò testimonia l’importanza che rappresentanti di diversi schieramenti, sia in Italia sia in Europa, vogliono dare all’uso della lingua italiana, soprattutto quando si tratta di comunicazione. (alessandro butticé\aise)