L’OPINIONE/ LA SCHIAVITÙ NEL XXI SECOLO E IL CASO DELLA MAURITANIA - di Domenico Letizia

ROMA\ aise\ - “La schiavitù non è un ricordo sepolto nel lontano passato ma un dramma vivo e reale. Il Califfato islamico è l’esempio più noto degli ultimi anni. Donne irachene, soprattutto appartenenti alla minoranza yezida, una volta imprigionate dai combattenti islamici venivano e vengono vendute al mercato per un prezzo esiguo, l’equivalente di cinque dollari l’una. Nel tentativo di comprendere la problematica oggi, si è svolto presso il Senato della Repubblica l’evento “La schiavitù nel XXI secolo”, promosso dalla FIDU - Federazione Italiana Diritti Umani, con il patrocinio del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati, che ha presentato un’indagine sul fenomeno della schiavitù moderna, ancora tollerata in molti paesi, con un focus specifico sull’Africa sub-sahariana”. A scriverne è Domenico Letizia che firma questo articolo per “L’Opinione”, testata diretta da Arturo Diaconale.
“Ha partecipato ai lavori l’attivista e deputato mauritano Biram Dah Abeid, leader del movimento per l’abolizione della schiavitù, inserito nel 2017 dal Time tra i cento uomini più influenti al mondo e vincitore nel 2013 del premio per i diritti umani delle Nazioni Unite.
Tra i relatori, oltre il presidente della Fidu Antonio Stango, che ha ricordato numerosi casi storici e le iniziative da intraprendere per l’immediato futuro, numerosi deputati e senatori, sia dell’attuale maggioranza che dell’opposizione, che hanno evidenziato la gravità del fenomeno nella nostra epoca ed espresso sostegno al deputato mauritano. Biram Dah Abeid ha affermato: “L’Ue e l’Occidente sbagliano se pensano di poter giudicare le migrazioni senza ritirare il loro sostegno finanziario, diplomatico e militare a governi predatori delle libertà e delle ricchezze dei loro Paesi”. Biram Dah Abeid, ribattezzato il Mandela di Nouakchott per la lotta nonviolenta con cui da oltre vent’anni porta avanti la sua battaglia sfidando la prigione e l’odio giurato delle élite religiose del suo Paese.
“Il 20% dei miei connazionali sono schiavi e il 35% sono schiavi affrancati, significa oltre metà della popolazione. E parlo di gente che lavora senza orario, senza salario, senza diritti civili, senza documenti né alternative a meno di essere sciolta dal padrone. È così da sempre e la Francia, concedendo l’indipendenza dopo 70 anni di colonialismo, ha garantito anche l’impunità alle minoranze arabo-berbere che gestivano la schiavitù prima e oggi sono al potere. Nel 1982 e poi nel 2007, dopo dure e ripetute rivolte, la schiavitù è stata ufficialmente bandita ma giacché nessuna legge la punisce sta lì viva e vegeta” ha ribadito il deputato eroe mauritano.
D’impatto e molto toccante è stato il ricordo di Marco Pannella: “Voglio ricordare il primo che in Italia si è interessato al mio caso e alle sorti del mio paese: Marco Pannella. A lui e al Partito Radicale va la mia riconoscenza” ha concluso l’attivista.
Biram è il leader dell’Initiative de résurgence du mouvement abolitionniste. Nel 2012 è salito alla ribalta grazie ad un’azione pubblica eclatante: ha bruciato alcuni libri che indottrinavano gli schiavi a vivere la loro condizione senza ribellarsi al sistema sociale. Quel gesto gli è costato galera e anni di violenze. Inoltre, l’attivista ha sempre lottato per libere e regolari elezioni nel paese. In Mauritania ci sono circa 700mila persone costrette a vivere alle dipendenze di un padrone ed è un numero enorme, soprattutto se si considera che il Paese ha meno di 4 milioni di abitanti. Gli schiavi sono haratin, il gruppo etnico che rappresenta il 40 per cento della popolazione, hanno la pelle nera e subiscono ogni forma di sopruso. In questo paese, almeno 700 mila abitatati sono costretti a vivere alle dipendenze di un padrone. Di queste, 100 mila sono in totale schiavitù.
Negli ultimi anni, grazie anche al lavoro internazionale di conoscenza e informazione condotto da Biram, qualcosa nella società mauritana sta cambiando: molti stanno cominciando a ribellarsi. La comunità internazionale ha il dovere di non dimenticare gli schiavi del nuovo millennio. Iniziative, come quella promossa e sostenuta dalla Fidu, meritano attenzione per gli scenari geopolitici e giuridici che descrivono e le schiavitù in questo secolo sono un orrore umano da debellare”. (aise)