NON C’È POSTO PER L’EGOISMO NELL’ANIMA DI UN CRISTIANO

ROMA\ aise\ - “Se il tuo cuore è egoista tu non sei cristiano, sei un mondano, che soltanto cerchi il tuo favore, il tuo profitto”. Questo il monito rilanciato da Papa Francesco che oggi, nell’udienza generale del mercoledì, ha proseguito il ciclo di catechesi sugli Atti degli Apostoli con una meditazione sul tema “La vita della comunità primitiva tra l’amore a Dio e l’amore ai fratelli”.
Dopo aver salutato i malati riuniti in Sala Nervi, lontano dal caldo afoso di Roma, il Papa si è recato a piazza San Pietro.
“Il frutto della Pentecoste, la potente effusione dello Spirito di Dio sulla prima comunità cristiana, fu che tante persone si sentirono trafiggere il cuore dal lieto annuncio – il kerygma – della salvezza in Cristo e aderirono a Lui liberamente, convertendosi, ricevendo il battesimo nel suo nome e accogliendo a loro volta il dono dello Spirito Santo”, ha esordito il Papa. “Circa tremila persone – ha aggiunto – entrano a far parte di quella fraternità che è l’habitat dei credenti ed è il fermento ecclesiale dell’opera di evangelizzazione. Il calore della fede di questi fratelli e sorelle in Cristo fa della loro vita lo scenario dell’opera di Dio che si manifesta con prodigi e segni per mezzo degli Apostoli. Lo straordinario si fa ordinario e la quotidianità diventa lo spazio della manifestazione di Cristo vivo”.
È l’evangelista Luca a raccontarlo “mostrandoci la chiesa di Gerusalemme come il paradigma di ogni comunità cristiana, come l’icona di una fraternità che affascina e che non va mitizzata ma nemmeno minimizzata”. Il racconto degli Atti, ha osservato il Santo Padre, “ci permette di guardare tra le mura della domus dove i primi cristiani si raccolgono come famiglia di Dio, spazio della koinonia, cioè della comunione d’amore tra fratelli e sorelle in Cristo. Si può vedere che essi vivono in un modo ben preciso: sono “perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. I cristiani ascoltano assiduamente la didaché, cioè l’insegnamento apostolico; praticano un’alta qualità di rapporti interpersonali anche attraverso la comunione dei beni spirituali e materiali); fanno memoria del Signore attraverso la “frazione del pane”, cioè l’Eucaristia, e dialogano con Dio nella preghiera. Sono questi – ha rimarcato Bergoglio – gli atteggiamenti del cristiano, le quattro tracce di un buon cristiano”.
“Diversamente dalla società umana, dove si tende a fare i propri interessi a prescindere o persino a scapito degli altri, la comunità dei credenti bandisce l’individualismo per favorire la condivisione e la solidarietà. Non c’è posto per l’egoismo nell’anima di un cristiano – ha quindi sottolineato Francesco - : se il tuo cuore è egoista tu non sei cristiano, sei un mondano, che soltanto cerchi il tuo favore, il tuo profitto. E Luca ci dice che i credenti stanno insieme”.
“La prossimità e l’unità – ha aggiunto – sono lo stile dei credenti: vicini, preoccupati l’uno per l’altro, non per sparlare dell’altro, no, per aiutare, per avvicinarsi. La grazia del battesimo rivela quindi l’intimo legame tra i fratelli in Cristo che sono chiamati a condividere, a immedesimarsi con gli altri e a dare “secondo il bisogno di ciascuno”, cioè la generosità, l’elemosina, il preoccuparsi dell’altro, visitare gli ammalati, visitare coloro che sono nel bisogno, che hanno necessità di consolazione”.
“E questa fraternità, proprio perché sceglie la via della comunione e dell’attenzione ai bisognosi questa fraternità che è la Chiesa può vivere una vita liturgica vera e autentica”, ha detto ancora il Papa, richiamando le parole di Luca: “Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo il favore di tutto il popolo”.
Infine, ha concluso Papa Francesco, “il racconto degli Atti ci ricorda che il Signore garantisce la crescita della comunità: il perseverare dei credenti nell’alleanza genuina con Dio e con i fratelli diventa forza attrattiva che affascina e conquista molti, un principio grazie al quale vive la comunità credente di ogni tempo. Preghiamo lo Spirito Santo perché faccia delle nostre comunità luoghi in cui accogliere e praticare la vita nuova, le opere di solidarietà e di comunione, luoghi in cui le liturgie siano un incontro con Dio, che diviene comunione con i fratelli e le sorelle, luoghi che siano porte aperte sulla Gerusalemme celeste”. (aise)