“PRENDETEVI IL VOSTRO SPAZIO” UNGARO (PD) AL SEMINARIO DI PALERMO

ROMA – focus/ aise – Al termine dei lavori del Seminario per la Creazione di una Rete di Giovani Italiani nel Mondo, con un’ultima conferenza che si è tenuta a Palermo il 19 aprile, nella Sala della Capriate di Palazzo Chiaramonte Steri, ha preso la parola anche Massimo Ungaro, giovane deputato del Partito democratico eletto all’estero, che ha esordito suscitando immediatamente le risate divertite dei 115 ragazzi, particolarmente attenti alle parole di quello che – a tutti gli effetti – percepivano come “uno di loro”: “Sono l’ultimo ostacolo tra voi e il pranzo”. Dopo questo inizio informale, Ungaro, in rappresentanza delle istituzioni, ha rivolto un invito ai giovani convenuti da tutto il mondo: “Si dice che non c’è spazio per i giovani nei luoghi della rappresentanza: andiamocelo a prendere questo spazio”, l’invito di Ungaro ai giovani. “Il prossimo anno ci sono le elezioni dei Comites: partecipiamo, crediamoci. Mobilitatevi, anche se l’Italia non ve lo chiede. Il nostro Paese è in una grande crisi, soprattutto per i nostri coetanei. Abbiamo i saliari di entrata più bassi d’Europa, l’istruzione e la ricerca sono in crisi. Siamo noi a dover cambiare le cose facendo rete, importando geni positivi dall’estero, rendendo effettiva la meritocrazia. La vostra energia e la vostra passione possono contribuire al riscatto del Paese”.
Il suo plauso, poi, al Comitato generale per gli italiani all’estero: “sono rimasto veramente colpito dalle emozioni trasmesse in questa sala stamattina. Non posso non ringraziare il Cgie per lo straordinario lavoro che hanno fatto con dedizione. Ricordiamo che sono volontari, loro sono dove lo Stato non c’è, grazie”. Un riconoscimento doveroso ma non scontato, che Ungaro ha fatto di cuore, riconoscendo il ruolo chiave che organismi come i Comites e il Cgie ricoprono nel nostro Sistema Paese, sempre troppo poco attento a quella che è la realtà dei nostri connazionali all’estero. Politici come Massimo Ungaro, che sa cosa vuol dire vivere e lavorare all’estero (come tanti suoi colleghi di ogni schieramento politico), rappresentano gli occhi, le orecchie e la voce di quasi sei milioni di italiani nel mondo, che in questo modo hanno la possibilità di non recidere quel cordone ombelicale che lega qualsiasi persona nel mondo al proprio Paese d’origine. (focus\ aise)