RIDUZIONE PARLAMENTARI: SECONDO OK DEL SENATO

ROMA\ aise\ - Con 180 voti favorevoli e 50 contrari l'Assemblea del Senato questa mattina ha approvato in seconda deliberazione il ddl costituzionale che modifica gli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari. Il testo torna alla Camera dei deputati per la seconda deliberazione.
Il ddl prevede la riduzione complessiva del numero di parlamentari, i deputati da 630 a 400 e i senatori da 315 a 200. Gli eletti all’estero diventerebbero 8 alla Camera e 4 in Senato. Dopo la discussione di ieri, questa mattina la seduta è ripresa con le dichiarazioni di voto.
Primo ad intervenire il senatore Durnwalder (Aut) che ha annunciato il voto favorevole, pur esprimendo perplessità su un testo che non interviene sul procedimento legislativo, sul rapporto tra Parlamento ed Esecutivo e sul rapporto tra elettori ed eletti; ringraziando il relatore Calderoli, per la modifica relativa alle province autonome, il senatore ha segnalato al Governo l'opportunità di garantire, in sede di rideterminazione dei collegi elettorali, un'adeguata rappresentanza del gruppo linguistico tedesco.
Secondo la senatrice De Petris (Misto-LeU), che ha annunciato voto contrario, l'ossessione degli ultimi anni di modificare per via costituzionale l'assetto delle Camere ha indebolito il potere legislativo; la mera diminuzione del numero dei parlamentari, per la senatrice, rivela una concezione riduttiva della democrazia parlamentare e un'analisi errata delle ragioni della crisi della rappresentanza.
Di tutt’altro avviso il senatore Ciriani (FdI) che, nel dichiarare voto favorevole, ha osservato che la sola riduzione del numero dei parlamentari sembra volta a ottenere un facile consenso; il senatore ha quindi auspicato un intervento di riforma più ampio che preveda il presidenzialismo, il superamento del bicameralismo perfetto, la soppressione dei senatori a vita, la revisione delle soglie elettorali di sbarramento.
A rappresentare il voto contrario del Pd è stato il senatore Zanda, secondo cui la riduzione dei parlamentari non può curare i malanni della democrazia; al contrario, ha precisato, nell'attuale contesto caratterizzato da una miscela di nazionalismo e autoritarismo pericolosa per la tenuta europea, l'intervento si configura come un tentativo di controllare la rappresentanza e accelerarne il declino.
Il voto favorevole della Lega è stato confermato dalla senatrice Faggi, che si è detta “stupita” per i timori espressi dal PD che nel 2014 ha proposto una modifica, bocciata dagli elettori, che sopprimeva l'elezione diretta del Senato e riduceva a cento il numero dei rappresentanti.
Astenuti i senatori di Forza Italia, che in prima deliberazione avevano votato a favore della riforma: il senatore Malan, annunciando la non partecipazione al voto, ha ricordato il costante contributo alle riforme costituzionali dato dal Gruppo che è, sì, favorevole a una riduzione del numero dei parlamentari in un contesto di miglioramento dell'efficienza istituzionale, ma non come intende fare la maggioranza che, con una riforma che, ha accusato, assume un diverso significato alla luce dell'ideologia antidemocratica del Movimento 5 Stelle.
Movimento che ha ovviamente votato a favore, come confermato da Corbetta, che nel suo intervento di oggi in Aula ha ricordato che la modifica si configura come un intervento costituzionale limitato, chiaro, semplice, condiviso a parole da tutte le forze politiche; la riduzione del numero dei parlamentari, in una misura pari alle democrazie europee, unitamente alle altre proposte relative agli istituti di democrazia diretta, mira a rinsaldare il rapporto tra cittadini e istituzioni. (aise)