SEMINARIO ALLA CAMERA SUI GIOVANI ITALIANI NEL MONDO
ROMA\ aise\ - Si è tenuto ieri, nella Sala Nilde Iotti della Camera dei deputati, un seminario dal titolo “Giovani italiani all’estero. Rientro. Popolamento. Solidarietà”.
Tanti i presenti, soprattutto i rappresentanti del governo ed eletti all’estero di quasi tutti gli schieramenti politici, intervenuti nonostante fosse giornata di voto in aula. A moderare l’evento, Gianni Lattanzio, che leggendo una lettera all’inizio ha portato i saluti di Fucsia Nissoli (FI), tra i promotori di questo seminario, trattenuta in Nord America (circoscrizione in cui è stata eletta) per un imprevisto.
Nell’introduzione si è parlato della necessità di creare le condizioni in Italia per un rientro di quanti partiti per l’estero. Fare, in poche parole, dell’Italia un paese attrattivo. Per ogni giovane partito, infatti, il nostro Paese riscontra un danno economico non da poco, calcolato in 90 mila euro per un diplomato, tra i 150 e 170 mila euro per un laureato, fino a 228 mila euro per un dottorando.
“L’immigrazione di ritorno”, ha detto Maddalena Tirabassi, direttrice del Centro Studi Altreitalie, “è un argomento ancora poco studiato. Certamente”, ha proseguito, “la sprovincializzazione dell’Italia grazie a programmi scolastici e universitari come l’Erasmus negli ultimi decenni è un dato positivo, ma occorre gettare le basi perché la circolarità delle partenze diventi un fatto concreto”. Di “generazione Esodo”, in contrapposizione all’abusato “generazione Erasmus” parla Massimo Ungaro (PD): “Stiamo tornando ai livelli degli anni Settanta”, ha affermato con riferimento al fenomeno migratorio. “A Londra”, ha raccontato in base alla sua esperienza diretta, “arrivavano oltre duemila ragazzi e ragazze ogni mese, al netto delle partenze. Si cercano opportunità, lavoro, meritocrazia. Troppo spesso in Italia ci si basa per il merito sulle conoscenze. Noi siamo il Paese con la più bassa mobilità sociale e questo è un tema gigantesco cui la politica deve rispondere. Investiamo pochissimo nell’Università. Ci scaviamo la fossa con le nostre mani”. Dopo il saluto di Simone Billi (Lega), si è registrato l’intervento di Riccardo Giumelli (Università di Verona), che ha parlato della differenza tra i giovani sulla soglia dei trent’anni e i cosiddetti “millenials”. Se i primi hanno più remore a partire, un po’ per senso di colpa, un po’ per l’affetto che li lega alle proprie radici, i millenials, ovvero i giovani che si affacciano oggi al mondo universitario, sono più smaliziati.
Lieta per questo confronto bipartisan si è detta Laura Garavini (PD). “Se da una parte sono lieta di questa crescente attenzione verso il tema della nuova migrazione”, ha detto la senatrice PD , “dall’altra non posso che rammaricarmi, perché questo significa che il fenomeno ha raggiunto livelli davvero preoccupanti”. Anche Garavini sostituisce il termine “mobilità” con “emorragia”, “che rischia di lasciare interi territori deserti. Non solo al Sud, ma anche in molte zone del Nord e sull’Appennino”. Per questo “sono necessari interventi alla base, per creare le condizioni necessario affinché chi è partito possa anche ritornare”.
Il DG per gli italiani nel mondo , Luigi Maria Vignali è intervenuto parlando della situazione della nostra rete diplomatica, che nonostante negli ultimi 5 anni abbia visto il suo organico ridotto di 600 unità, negli ultimi due anni è riuscita, non senza sforzi e sacrifici, a far registrare un +16% nelle pratiche di rilascio dei passaporti. “La legge sul rilascio della cittadinanza italiana”, ha spiegato Vignali, “è tra le più generose al mondo. Questo genera un flusso di domande assai ampio, cui non è facile dare risposta se non si potenzia la rete consolare e quella dei comuni. L’età media dei funzionari del MAECI, poi, è di 55 anni. Persone che non hanno grande dimestichezza con i social e con le nuove tecnologie”.
Le conclusioni sono state poi affidate a Fabio Porta (PD): “La nostra idea”, ha detto, “è quella di dare impulso a realtà che avrebbero bisogno di risposte più rapide rispetto a quelle offerte dalla politica, dal mondo istituzionale, dalla burocrazia. Non vogliamo sostituirci né al Parlamento né al CGIE, ma vogliamo aiutare a snellire certe procedure”.
“Il tema del rientro dei giovani italiani all’estero”, ha concluso Porta, “ha una valenza politica, culturale e amministrativa. Siamo il Paese europeo più vecchio con l'esigenza di rinnovarsi attraverso le nuove generazioni, ma siamo anche quello che mette più impedimenti ai giovani che arrivano dall’estero. Per questo, volta per volta, le proposte che verranno dai nostri tavoli saranno proposte agli interlocutori istituzionali competenti”. (gianluca zanella\aise)