TRENTO: AL VIA UNA RIFORMA PER LA COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO
TRENTO\ aise\ - Crescita della quota di finanziamento di parte privata che dovrà essere pari al finanziamento messo a disposizione dalla Provincia; maggiore collaborazione fra i soggetti attivi nel settore, pubblici e privati, profit e non-profit, e quindi maggiore "massa critica", con conseguente riduzione della dispersione delle risorse ed un risparmio atteso per le finanze provinciali di circa 5 milioni di euro: queste le principali novità previste nelle linee di indirizzo che riformano gli attuali criteri di finanziamento pubblico della cooperazione allo sviluppo, approvate dalla Giunta provinciale di Trento.
L'obiettivo è in primo luogo la pari compartecipazione privata al finanziamento delle iniziative avanzate dalle circa 300 associazioni del settore. Le tipologie di progetti finanziabili saranno: progetti di cooperazione allo sviluppo; interventi di emergenza umanitaria; progetti di particolare rilievo rientranti nella programmazione annuale della Giunta provinciale. La Giunta interverrà poi con ulteriori correzioni affidandole ad un provvedimento legislativo in sede di assestamento di bilancio.
Lo scorso dicembre la Giunta aveva sospeso rispettivamente i termini previsti per la presentazione delle domande di contributo da parte degli organismi trentini di volontariato internazionale e il processo di approvazione e assegnazione dei contributi per iniziative programmate dalla Giunta provinciale. Ciò al fine di consentire all'assessorato competente di effettuare un'approfondita analisi del settore, da sottoporre alla Giunta stessa, per poi procedere ad una riformulazione dei criteri di finanziamento pubblico del sistema trentino, propedeutici alla ridefinizione del sistema degli interventi nel suo complesso.
La riforma del sistema di sostegno pubblico al settore che la Giunta intende promuovere è ispirata da alcuni specifici obiettivi: dare sostegno alle attività delle associazioni trentine di cooperazione internazionale che andranno co-finanziate dal settore privato in maniera più "forte" che in passato; migliorare qualità, trasparenza e rendicontabilità delle proposte e delle azioni progettuali; favorire il rafforzamento dei partenariati territoriali con i territori di destinazione delle attività, la cooperazione sistemica tra associazioni ed il coinvolgimento di altri attori pubblici e privati trentini all’interno dei progetti. In sintesi, generare più massa critica e ridurre la frammentazione; riconoscere e premiare il radicamento e la capacità di autofinanziamento delle associazioni e le attività volte a creare processi di sviluppo endogeno e di cooperazione tra profit e no profit.
Per essere finanziati, gli interventi dovranno dimostrare in fase di proposta lo stato di calamità e illustrare le misure per raffrontarla. Il progetto dovrà essere presentato entro e non oltre 6 mesi dall’evento calamitoso. L’associazione non potrà avere attivi altri progetti di emergenza contemporanei e non potrà presentarne più di 1 all'anno. I progetti si realizzeranno solo nei Paesi, inclusi nella lista DAC dell'OCSE, accessibili all’Amministrazione per una verifica di controllo rispetto a quanto realizzato. Il partenariato dovrà necessariamente prevedere l’associazione capofila e indicare il proprio partner locale che attuerà le azioni in loco. (aise)