TURCHIA – SIRIA/ DI MAIO ALLA CAMERA: L’UE PARLI AD UNA SOLA VOCE

ROMA\ aise\ - All’indomani del Consiglio Affari Esteri a Lussemburgo, a margine del quale ha annunciato lo stop della vendita delle armi dall’Italia alla Turchia, il Ministro degli Affari Esteri Luigi Di Maio ha riferito questa mattina a Montecitorio sull'operazione militare intrapresa dalla Turchia nel Nord-Est della Siria.
“Il lancio di questa operazione è stato giustificato dalla Turchia in risposta alla minaccia terroristica che proverrebbe, a suo giudizio, dalle componenti curde che controllano il territorio siriano al confine con la Turchia, in particolare dal Partito dell'Unione Democratica e dal suo braccio militare, l'Unità di Protezione Popolare, che Ankara considera affiliate al PKK, Partito dei Lavoratori”, ha esordito Di Maio, ricordando che “nei giorni precedenti all'attacco il Governo italiano aveva pubblicamente espresso la sua forte preoccupazione per uno scenario di intervento militare, tanto più in un contesto già fortemente deteriorato da otto anni di sanguinoso conflitto”. Con la Turchia, ha aggiunto, “siamo ovviamente legati da vincoli di Alleanza atlantica, ma ciò non toglie che, di fronte ad azioni unilaterali di questa portata, l'Italia debba immediatamente condannare l'avvio delle operazioni militari da parte turca, sia in ragione del prezzo umanitario di tale intervento, che consideriamo inammissibile, sia in ragione del rischio che una tale offensiva possa pregiudicare gli sforzi compiuti dalla coalizione anti-Daesh, a cui anche l'Italia ha dato il suo contributo”. Allo stesso tempo, il Governo “continua a ritenere che non possa e non debba essere militare la risposta alla crisi siriana. Voglio ricordare infatti che è proprio la storia ad insegnarci come ogni intervento militare in passato abbia solo finito per alimentare ulteriori destabilizzazioni, in favore poi di un successivo riassestamento locale della minaccia terroristica: gli scenari iracheno, afgano e libico ne sono la palese testimonianza”.
Vista la “gravità di quanto sta accadendo”, Di Maio ha ricordato di aver convocato il 10 ottobre scorso alla Farnesina l'ambasciatore turco in Italia, al quale “abbiamo ribadito la nostra convinzione che non esiste una soluzione militare alla crisi siriana, e che al contrario si possa trovare una composizione stabile e duratura solo attraverso la diplomazia e il dialogo politico. All'ambasciatore turco abbiamo dunque chiesto un'immediata cessazione delle operazioni militari in Siria ed il ritorno alle vie diplomatiche”.
Il ministro ha quindi ripercorso le fasi dell'operazione militare turca denominata “Sorgente di pace”, iniziata lo scorso 9 ottobre “con una prima serie di intensi bombardamenti contro 181 obiettivi lungo la linea di confine. Si tratta della terza operazione militare turca in territorio siriano, dopo “Scudo dell'Eufrate” nell'agosto 2016 e “Ramoscello d'ulivo” nel gennaio 2018. Successivamente, all'alba del 10 ottobre, sono iniziate le operazioni di terra attraverso due punti, a ovest di Ras al-Ayn e ad est di Tell Abyad. Alle operazioni stanno prendendo parte, oltre alle forze armate turche, circa 17 mila effettivi del Free Syrian Army, formazione militare composta da siriani arabo-sunniti dell'opposizione. Queste ultime hanno dichiarato di aver preso il controllo di diversi villaggi in prossimità dei due centri summenzionati”.
“Il bilancio delle vittime appare già drammatico ed inaccettabile, con centinaia di morti e devastanti effetti sul piano umanitario. A questo per di più si aggiunge il brutale assassinio della giovane attivista curda Hevrin Khalaf, a cui rivolgo il pensiero di tutto il Governo italiano”, ha detto Di Maio.
“Drammatico”, ha aggiunto, “anche il bilancio per quanto riguarda il flusso di sfollati interni che l'operazione turca sta innescando, e che si stima abbia già raggiunto le 100 mila unità. È per tali motivi che l'Italia si è espressa manifestando la sua ferma condanna all'offensiva di Ankara. Dichiarazioni di condanna sono state pronunciate anche dai nostri partner europei, dagli Stati Uniti, nonché dai principali Paesi della regione: Egitto, Emirati Arabi Uniti, Giordania, Libano, Arabia Saudita, Iran, Israele. La riunione straordinaria dei Ministri degli esteri della Lega Araba del 12 ottobre ha espresso una ferma ed unanime condanna dell'operazione turca, definita nel comunicato finale come “un'invasione del territorio di uno Stato arabo e un'aggressione alla sua sovranità”.
Per il ministro, poi, è “significativa” la presa di posizione del nostro Parlamento “che ha deciso, d'intesa con il Parlamento europeo, di annullare la partecipazione ai lavori dell'Assemblea parlamentare dell'Unione per il Mediterraneo prevista ad Istanbul a partire da giovedì 17 ottobre. È per questi motivi che in più occasioni abbiamo ribadito l'importanza che l'Unione europea mantenesse una posizione unitaria sulla Siria e parlasse con una sola voce in relazione all'operazione militare in corso; posizione che abbiamo condiviso anche ieri mattina con il collega francese, Le Drian, incontrato a Lussemburgo prima del Consiglio affari esteri dell'Unione europea”.
Quanto al vertice di ieri, cui ha partecipato anche l'inviato speciale ONU Pedersen, Di Maio ha spiegato che si è “lavorato affinché l'Unione europea potesse concentrarsi su due messaggi fondamentali: la Turchia è il solo responsabile dell'escalation; la Turchia deve sospendere immediatamente le operazioni militari. Alla luce delle conclusioni adottate ieri dal Consiglio, possiamo rivendicare, grazie anche alla nostra decisa azione e alle sinergie create con i nostri partner europei più direttamente coinvolti nel dossier, una serie di primi risultati che mi preme sottolineare; anche perché non era affatto scontato che il Consiglio affari esteri dell'Unione europea di ieri, anche alla luce delle dichiarazioni pubbliche rilasciate dal Presidente turco, potesse vedere un fronte comune di ferma condanna verso l'azione della Turchia”.
“Il Consiglio – ha chiarito il ministro – ha infatti sollecitato la Turchia ad un'immediata interruzione delle operazioni militari; espresso la ferma condanna di Ankara per l'azione intrapresa e le sue gravi conseguenze sotto il profilo umanitario, sottolineando i pericoli che essa rischia di generare anche nel più ampio contesto regionale; ha ribadito che non esiste una soluzione militare della crisi siriana, che deve essere perseguita esclusivamente attraverso le vie diplomatiche e nel pieno rispetto del diritto umanitario; ha invocato una ferma presa di posizione da parte della comunità internazionale, e in particolare del Consiglio di sicurezza dell'ONU, per fermare questa azione militare unilaterale; e ha ribadito il rifiuto di qualsiasi assistenza da parte dell'Unione europea in ottica di stabilizzazione e sviluppo in quelle aree in Siria dove si registrano violazioni dei diritti della popolazione civile. In particolare ieri, al Consiglio degli affari esteri dell'Unione europea, abbiamo sollevato la necessità, a nome del Governo italiano, che tutti i 28 Stati membri aprissero una profonda riflessione sul blocco delle esportazioni di armamenti verso la Turchia: riflessione che è stata accolta positivamente, e che a tal proposito mi porterà nelle prossime ore, come Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, a formalizzare tutti gli atti necessari affinché l'Italia blocchi l'esportazione di armamenti verso Ankara”.
Di Maio ha quindi informato i deputati di aver “dato immediate disposizioni per l'apertura di un'istruttoria inerente i contratti in essere, e in questo senso ribadisco la mia ferma intenzione di esercitare pienamente tutti i poteri che ci conferisce la legge. Il blocco alle esportazioni è una decisione che assumiamo come singoli Stati dell'Unione europea, in linea con la posizione già assunta in questi giorni da altri Stati membri, perché vogliamo perseguire il carattere di immediatezza, visto che la pianificazione di un embargo europeo avrebbe richiesto mesi; e proprio al fine quindi di dimostrare che l'Italia non aspetta, che l'Italia non si gira dall'altra parte, che l'Italia non chiude gli occhi di fronte alle vittime civili, che l'Italia come Paese democratico non ritiene accettabile l'azione della Turchia”.
“Compiuti questi primi importanti atti, - ha proseguito – adesso dobbiamo lavorare a mettere in campo ogni possibile strumento diplomatico, per fermare l'azione della Turchia, in linea con le conclusioni adottate dal Consiglio di ieri a Lussemburgo. Per l’Italia è fondamentale assicurare il rispetto del diritto internazionale e operare per garantire l'incolumità della popolazione civile. Anche alla luce degli sviluppi di queste ore, il Consiglio Europeo di questa settimana sarà chiamato a dare un segnale tangibile in questa direzione e, ovviamente, l'Italia non farà mancare il proprio attivismo e il proprio contributo”.
Quanto alle “possibili conseguenze di quanto sta accadendo in Siria, in relazione alla minaccia terroristica rappresentata da Daesh”, Di Maio ha ricordato che “proprio grazie al contributo determinante delle forze curde nel nord-est del Paese, si è riusciti ad eliminare la dimensione territoriale di questa minaccia. I risultati della coalizione internazionale anti-Daesh non sarebbero mai stati raggiunti senza il contributo dei curdi siriani, ai quali va il nostro ringraziamento e la nostra profonda gratitudine. Ma è bene tener presente che la minaccia rappresentata da Daesh resta concreta e gravissima. L'offensiva turca, come anticipato al principio, rischia di vanificare quanto fin qui acquisito, intaccando la capacità delle forze curde di sorvegliare le strutture in cui sono detenuti migliaia di foreign fighters, creando terreno fertile per una recrudescenza del fenomeno terroristico”.
“Le nostre preoccupazioni vanno, tuttavia, oltre il contesto specifico della Siria nordorientale e riguardano la crisi siriana nel suo complesso”, ha puntualizzato. “A oltre otto anni dall'inizio delle ostilità, il conflitto siriano continua a rappresentare una ferita aperta per la comunità internazionale, con un bilancio di vittime e distruzioni che non accenna ad arrestarsi, come dimostrano i drammatici eventi di questi giorni. L'Italia rimane convinta che una pacificazione duratura del Paese non sarà possibile senza un processo politico credibile e inclusivo, sotto l'egida delle Nazioni Unite. Stiamo guardando con grande attenzione all'inizio dei lavori del Comitato costituzionale, che ha il compito di spianare la via ad una soluzione democratica della crisi siriana e, anche in vista di questo passo in avanti, siamo preoccupati che l'azione turca possa vanificare questo importante tentativo”.
“In attesa di una soluzione politica, l'Italia – ha assicurato Di Maio – continuerà ad essere vicina al popolo siriano e a fornire assistenza umanitaria in tutto il Paese. Questo lo faremo in linea con il nostro storico impegno per la pace e la stabilità in Medioriente, coerentemente con gli impegni assunti. Abbiamo bisogno che la comunità internazionale agisca in modo compatto, per fare massima pressione sul governo di Ankara e, lungo questa direttrice, il Governo italiano ritiene essenziale coinvolgere altri attori chiave, a cominciare dagli Stati Uniti, che nelle ultime ore hanno annunciato di avere imposto sanzioni individuali sulle persone dei ministri turchi della difesa, dell'interno e dell'energia, nonché sanzioni sui dicasteri turchi della difesa e dell'energia. A tal fine siamo convinti, assieme alla Francia, dell'esigenza di convocare quanto prima una riunione della coalizione anti-Daesh, di cui fa parte la stessa Turchia, con l'obiettivo specifico di richiamare alla propria responsabilità tutti i Paesi coinvolti nella lotta al terrorismo”.
“Come Governo, - ha concluso il ministro – siamo convinti che, per stabilizzare quell'area, gli unici strumenti efficaci e utili per una pace duratura siano il dialogo e l'azione diplomatica. Saremo attivi e faremo valere questi principi in tutte le sedi internazionali”. (aise)