UNHCR: IL TEATRO COME STRUMENTO DI RESTITUZIONE DELL’IDENTITÀ

MILANO\ aise\ - Il 26 giugno, in occasione della Giornata internazionale per le vittime di tortura, andrà in scena al Teatro Franco Parenti di Milano IO ERO IO, uno spettacolo nato dalla collaborazione dell’Accademia dei Filodrammatici di Milano e del servizio di Etnopsichiatria dell’Ospedale Niguarda al progetto TEATRO UTILE 2019, patrocinato dall’UNHCR, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
Partecipano al progetto 15 rifugiati, 6 drammaturghi, 2 registi, 4 attori, 2 operatori sociali, guidati nel percorso teatrale da trainer (artisti a loro volta migranti) e, per quanto riguarda il laboratorio di drammaturgia, da Marco Di Stefano con lo scopo quest’anno di affiancare la ricchezza espressiva del teatro alle terapie convenzionali offerte ai migranti vittime di torture e traumi estremi in carico al servizio di etnopsichiatria. Ideatori e responsabili dell’intero progetto sono lo psichiatra Lorenzo Mosca per l’Ospedale Niguarda e Tiziana Bergamaschi per l’Accademia dei Filodrammatici di Milano, la quale è anche regista dello spettacolo.
IO ERO IO è un testo nato dalle improvvisazioni dei partecipanti al laboratorio di teatro che, elaborate in un secondo tempo dai drammaturghi, sono diventate una drammaturgia collettiva. Il tema del testo e dello spettacolo è la riconquista della propria identità. Il protagonista si sveglia in un luogo che non riconosce e ha in mano un oggetto di cui non sa né l’origine né il senso. Inizia così un viaggio, accompagnato da un personaggio creato dalla sua fantasia, e attraverso i più svariati e anche divertenti incontri arriva a ricomporre i frammenti della sua storia e a ritrovare la sua identità.
Alla serata saranno presenti Carlotta Sami, Portavoce dell’UNHCR per il Sud Europa, e rappresentanti delle istituzioni locali e delle diverse associazioni che partecipano al progetto.
“In un momento così delicato crediamo sia importante dare un segno forte di cosa intendiamo per impegno nel creare occasioni d’inclusione e come il teatro e le arti possano essere degli strumenti fondamentali a questo scopo”, ha dichiarato Tiziana Bergamaschi, ideatrice del progetto e regista.
“L’UNHCR è onorata di sostenere questo progetto che utilizza il teatro come strumento prezioso per permettere alle persone sopravvissute alla tortura di esprimere e elaborare i loro vissuti dolorosi”, ha detto Carlotta Sami. “Si tratta di vissuti che accomunano moltissimi rifugiati e migranti che arrivano in Italia, rispetto ai quali è necessaria una presa di coscienza collettiva”.
Intorno a questo nucleo del progetto sono stati organizzati inoltre sette incontri con docenti universitari sui temi del teatro come strumento d’intervento in situazioni di rilevanza sociale. (aise)