UNITI NELLA DISTANZA: L’APPELLO DI MAGGIO (CGIE) AL SEMINARIO DI PALERMO

ROMA – focus/ aise – A margine del convegno di chiusura del seminario per la Creazione di una Rete di Giovani Italiani nel Mondo, svoltosi a Palermo la scorsa settimana alla presenza di 115 ragazzi e ragazze giunti dall’estero e di molti rappresentanti delle istituzioni, il consigliere del Cgie Giuseppe Maggio, vice segretario generale per l’Europa, ha espresso il suo pensiero riguardo lo stato attuale della percezione da parte dei politici italiani e della popolazione riguardo il fenomeno della nuova migrazione, da molti definita un’emergenza, da altri interpretata come un’opportunità, da troppi ignorata.
“Da soli”, ha detto Maggio riferendosi agli organi di rappresentanza per gli italiani all’estero, “non andiamo da nessuna parte”. Maggio si riferisce alla necessità di non tenere certe questioni, come quella della nuova migrazione, chiuse in un circuito privo di sbocchi.
“Eventi come questi”, ha detto Maggio riferendosi al seminario, “sono essenziali, vanno promossi, sostenuti e incentivati, ma se restano all’interno di un circuito ristretto rimangono iniziative fine a sé stesse”. Una voce fuori dal coro, quella del vice segretario, che lungi dal farsi trasportare da troppo facili entusiasmi e dalle lusinghe di una sterile e solo apparentemente appagante autocelebrazione, ha cercato di valutare con sguardo critico i vantaggi di un’iniziativa del genere, ma anche i punti da rafforzare affinché cose del genere non restino cattedrali nel deserto, come avvenne nel 2008, quando il primo seminario dei giovani italiani nel mondo, svoltosi a Roma, non ebbe alcun tipo di seguito nei fatti. Il problema, secondo Maggio, è solamente uno: “Ancora oggi, la grande maggioranza degli italiani non sa che nel mondo ci sono quasi sei milioni di connazionali iscritti all’Aire, senza contare i non iscritti. E questo è un problema che non riguarda solamente noi, ma l’intero Paese, che da questa presenza all’estero potrebbe e dovrebbe trarre vantaggio”. Profonda ignoranza, dunque. Totale inconsapevolezza della presenza di un’Italia fuori dall’Italia. A conti fatti, dice Maggio, solamente chi ha un famigliare all’estero conosce questa realtà, anche se – spesso – solo marginalmente. In questo senso dovrebbero intervenire le istituzioni, ma anche in questo caso non c’è da stare molto tranquilli: “Le istituzioni italiane, dalle regioni alle consulte, dai comuni agli organi più alti, devono compiere uno sforzo maggiore per educare il popolo italiano verso certe tematiche, che non devono restare a disposizione di pochi”.
Poco prima dell’inizio dei lavori, il vice segretario del Cgie per l’Europa ha auspicato da parte degli italiani una presa di coscienza generalizzata nell’interesse di tutti: “Come a noi italiani all’estero interessano le questioni relative alla politica, alla società, alla cultura italiana, anche gli italiani in Italia dovrebbero conoscere quella che è la nostra realtà. Insomma, dobbiamo diventare un tutt’uno, dobbiamo tornare ad essere un popolo unito anche nella distanza”. (focus\ aise)