VENEZUELA: CAOS LUNGO LA FRONTIERA - NON PASSANO GLI AIUTI UMANITARI

CARACAS\ aise\ – "Il caos. Non c’è altra parola per descrivere la giornata odierna vissuta dagli abitanti della frontiera con Colombia e Brasile". È sabato, 23 febbraio, e il resoconto di quanto accaduto in Venezuela è quello de La Voce d’Italia, storico giornale in lingua italiana, ora on line, diretto a Caracas da Mauro Bafile.
"Fin dalle prime luci dell’alba, sia nello Stato Táchira sia nello Stato Bolívar la tensione era evidente. La militarizzazione e la chiusura delle frontiere, ordinate dal governo del presidente Maduro non hanno evitato che la popolazione si riversasse in strada.
Al momento di scrivere questa nota, nello Stato Bolívar, come denunciato da Alfredo Romero e Gonzalo Himiob, del Foro Penal Venezolano, autorevole Ong venezuelana, sono quattro le vittime accertate della violenza e 18 i feriti da armi da fuoco. E, vista la violenta repressione delle Forze Armate e l’azione feroce dei "colectivos", si teme che nelle prossime ore il bilancio possa essere più pesante.
I "colectivos", bande armate di motociclismo filogovernativi, sono più volte intervenuti per disperdere, sia nello Stato Tachira sia nello Stato Bolívar, le manifestazioni spontanee anti-governative.
A Ureña, località dello Stato Táchira, ben due camion carichi di medicine e di alimenti sono stati bruciati mentre cercavano di passare il Ponte Internazionale Simón Bolívar. Un terzo camion, anch’esso carico di medicine e alimenti, riusciva a retrocedere. Il fuoco, stando alla testimonianza dei presenti, sarebbe stato provocato dalle bombe lacrimogene sparate dalla "Guardia Nacional", per impedire ai camion di avanzare.
Pare che poi gli agenti della "Guardia" abbiano continuato a sparare proiettili di gomma contro chi cercava affannosamente di salvare il carico di aiuti umanitari.
"È un crimine di lesa umanità", ha scritto nel suo profilo Twitter Juan Guaidó, presidente interino proclamato dal Parlamento. "Continuiamo a ricevere la solidarietà internazionale. Il mondo è testimone di come il regime usurpatore viola il protocollo di Ginevra che considera un crimine contro l’umanità, la distruzione di aiuti umanitari".
E, mentre lungo la frontiera regna l’incertezza, il capo dello Stato ha informato di aver rotto ogni relazione diplomatica con la Colombia e di aver dato 24 ore ai funzionari di Ambasciata e Consolato per abbandonare il Paese. Il Governo del presidente Iván Duque ha risposto immediatamente al presidente Maduro. Ha ribadito che, come la stragrande maggioranza del mondo democratico, la Colombia non riconosce la legittimità del presidente Maduro. Quindi i diplomatici resteranno in Venezuela.
Mentre sale la tensione lungo la frontiera, sono circa una ventina i militari che hanno disertato trovando rifugio in Colombia. Ma, contrariamente a quanto sperava forse l’Opposizione, il controllo delle Forze Armate, almeno per il momento, è sempre ben saldo in mano del governo.
La "battaglia sugli aiuti umanitari", comunque vada, rappresenta fin d’ora un duro colpo all’immagine internazionale del Governo. Di fronte ad una popolazione allo stremo, in una nazione in cui mancano medicinali e alimenti, la decisione di proibire l’ingresso al Paese dei camion carichi di medicine e alimenti non contribuisce a migliorare la già precaria popolarità del presidente della Repubblica. Neanche aiuta la decisione di obbligare le aziende private che offrono servizi televisivi satellitari o via cavo ad oscurare i canali che trasmettono notizie su quanto accadeva lungo la frontiera. La parola d’ordine, visto anche la "censura selettiva" operata nel web, è mantenere quanto più disinformata la popolazione. Tante le notizie sono diffuse attraverso i social-network. Si accavallano a tale velocità da rendere praticamente impossibile distinguere quelle vere dalle "fake news"". (aise)