“VI PROPONGO UN PATTO”: IL SINDACO DI PALERMO AI GIOVANI DEL SEMINARIO
ROMA – focus/ aise – A una settimana dal termine del seminario per la creazione di una Rete di Giovani italiani nel Mondo, svoltosi a Palermo, è tempo di assimilare quanto prodotto e quanto emerso dalla volontà di questi 115 ragazzi di fare veramente rete, passando necessariamente dalle parole di chi questo seminario l’ha fortemente voluto mettendoci l’impegno e la faccia. È il caso del sindaco di Palermo Leoluca Orlando che, nella giornata conclusiva, si è rivolto ai ragazzi esordendo con un “Vi propongo un patto, il patto di Palermo”.
Il patto proposto da Orlando riguarda un nuovo modo di comunicare, avvalendosi di un linguaggio unico e universale, che abbatta le barriere di genere, i pregiudizi, le convenzioni e le paure. Un patto rivoluzionario, il cui seme è stato inconsapevolmente gettato dai ragazzi stessi nel corso delle giornate di lavoro del seminario.
“Il patto che vi propongo”, ha detto Orlando, “è quello di parlare il linguaggio, parlare tutti lo stesso linguaggio. Il linguaggio della rete, dell’unione, della mobilità. Dove ogni soggetto è al centro. La mobilità, per me, è un diritto umano. Voi avete mandato un messaggio che accetta il rifiuto della parola Capitale. Una parola che contempla il centro e la periferia. Concetti superati. Palermo ci insegna che non esistono distinzioni. Non ci chiamate Capitale, siamo una città nella quale non esiste la cultura, ma le culture. Siamo l’unica città d’Italia che ha l’assessore alle culture. L’Italia intera non ha una singola cultura, ma varie culture”. Un fiume in piena, Orlando, un discorso infarcito di provocazioni e ammiccamenti, come l’immagine ricordata anche in apertura del seminario, qualche giorno prima, in cui il sindaco ha sostenuto che a Palermo “Il cane, il gatto e il topo vanno a braccetto”.
Un eloquio travolgente, che per qualche minuto ha catalizzato l’attenzione della platea: “Palermo è una città razzista, perché per noi esiste una sola razza, e questo fa parte ancora del nostro patto. Chiunque può scegliere di essere palermitano. Il sangue non conta. Il sangue è sempre uguale. La prima libertà di un essere umano è l’identità”.
“Siamo nella cultura dell’avere paura di chi ha meno di noi”, ha proseguito Leoluca Orlando, mentre dovremmo incavolarci contro chi è più forte di noi, contro chi ha di più. E a cambiare questo stato delle cose dovete essere voi. La paura, la cittadinanza, il sangue, sono termini che vanno scardinati. Il vostro compito è quello di fondare un nuovo Umanesimo. Voi giovani italiani siete l’espressione dell’Italia migliore. Siete per scelta persone che coltivano radici e ali. Siate realistici: chiedete l’impossibile”. “Voi siete un’espressione di futuro e di sviluppo”, ha concluso, “Siete oltre i confini dello Stato e contro le angustie del nostro passato. Palermo è la vostra casa, come lo è di tutti”. (focus\ aise)