VIKTOR ELBLING: IL RAPPORTO IDEALE TRA ITALIA E GERMANIA È UNA CONTAMINAZIONE D’IDENTITÀ, IN UN QUADRO EUROPEO – di Alessandro Brogani
BERLINO\ aise\ - “Viktor Elbling, nominato Ambasciatore della Repubblica federale di Germania in Italia nel mese di settembre dello scorso anno, ha la peculiarità di essere italo-tedesco”. Ad intervistarlo è stato Alessandro Brogani, che a Berlino dirige il quotidiano online “il Deutsch-Italia.com”. L’intervista fa seguito a quella, pubblicata la scorsa settimana, all’Ambasciatore italiano a Berlino, Luigi Mattiolo.
“Nato nel 1959 a Karachi, in Pakistan, da padre tedesco e madre italiana, ha prima frequentato le scuole a Forlì (primo anno di elementari) e a Milano (dove ha studiato presso la scuola germanica) per poi studiare dal 1978 al 1984 giurisprudenza presso l’Università di Bonn, sostenendo al termine degli studi il primo esame di Stato nella medesima materia. Dal 1984 al 1987, Elbling ha condotto studi universitari in Scienze politiche e Romanistica, ha esercitato la pratica forense e ha svolto il secondo esame di Stato in giurisprudenza. Al termine del corso di formazione presso l’Istituto diplomatico tedesco (1988-1989), è entrato al ministero degli Esteri di Berlino, rimanendovi fino al 1990, quando è stato assegnato all’ambasciata di Germania in Corea del Sud come funzionario responsabile per gli affari politici e il cerimoniale. Nel 1993, concluso l’incarico a Seoul, il diplomatico è rientrato al ministero degli Esteri, venendo assegnato al gabinetto del Ministro fino al 1998, ove ha svolto anche la funzione di assistente personale del titolare del dicastero, in quel periodo guidato da Klaus Kinkel (1992-1998). Dal 1998 al 1999, Elbling è stato vicecapo di gabinetto del ministro degli Esteri. Dal 1999 al 2003, è invece stato assegnato all’ambasciata tedesca a Madrid in qualità di capo della divisione per gli Affari economici. Al termine della missione è tornato al ministero degli Esteri di Berlino come capo della divisione per la Politica economica e finanziaria internazionale, fino al 2006, e incaricato per la Globalizzazione, la Politica energetica e climatica da tale anno fino al 2010, quando è divenuto direttore generale per l’Economia e lo sviluppo sostenibile. Concluso tale compito, dal 2014 è stato Ambasciatore in Messico, per venire poi nominato con il medesimo ruolo in Italia lo scorso anno.
Noi de “il Deutsch-Italia” lo abbiamo intervistato, ponendogli alcune domande inerenti questo suo nuovo incarico.
D. Signor Ambasciatore, lei ha assunto questo suo nuovo ufficio lo scorso settembre. Precedentemente ha svolto la sua missione diplomatica prima in Sud Corea e poi in Messico. Immagino sia stato un bel salto rientrare dopo 4 anni nella realtà del Vecchio continente…
R. La relazione con l’Italia per la Germania è essenziale e lo è per l’Europa. Venire in Italia per me ha dunque un significato particolare, in vista dell’integrazione e dello sviluppo europeo. Poter lavorare direttamente qui da Roma è un’opportunità importante in tale direzione. È un tema particolarmente rilevante per la politica estera tedesca.
D. Le sue origini italo-tedesche, e il fatto che lei sia cresciuto in parte nel nostro Paese, in cosa pensa che possano costituire un vantaggio in questo suo attuale incarico?
R. Io ho un amore particolare per l’Italia. È parte di me, non l’ho mai lasciata completamente e vi ho avuto sempre un piede attraverso la mia famiglia italiana. Per questo motivo mi sento privilegiato di poter rappresentare la Germania in Italia, il cui rapporto è speciale, tanto quanto quello che ho io con il Paese. Un vantaggio pertanto potrebbe essere il fatto che ho una comprensione dell’Italia, il che favorisce senz’altro le relazioni reciproche.
D. A suo parere, quali sono i punti che andrebbero approfonditi da entrambe le parti per migliorare il rapporto di comprensione reciproco?
R. Penso che sia essenziale conoscersi meglio, perché quella italo-tedesca è una relazione che in molti hanno dato per scontata negli ultimi anni. Siamo importanti gli uni per gli altri, per esempio nel settore culturale, dove abbiamo da entrambi i lati grandissime istituzioni che lavorano per questa relazione da tanti, tanti anni. Ma anche in altri settori che riguardano l’Europa, come quello economico: l’Italia e la Germania sono i due grandi Paesi industriali dell’Unione Europea, integrati a vicenda in tale campo. È un aspetto che dobbiamo raccontare meglio e siamo convinti che anche sui temi complicati dei giorni nostri, che hanno a che fare con la globalizzazione, con il commercio, con la migrazione, avere posizioni congiunte in Europa, vicine tra Germania ed Italia, è assolutamente necessario. Siamo un motore essenziale per il nostro continente.
D. Con la Brexit in pieno svolgimento e con le proteste che si verificano in Francia, qual è la direzione verso la quale si dovrebbero dirigere i nostri due Paesi per rinsaldare lo spirito europeo?
R. Siamo due dei Paesi fondatori e di maggior peso in questa Unione Europea. Da ciò deriva una responsabilità particolare che abbiamo. Non credo molto alle idee di Paesi dominanti in Europa, ma credo che nazioni che hanno una lunga tradizione europeista come la Germania e come l’Italia abbiano veramente una responsabilità particolare per sviluppare questa integrazione europea. Presi a sé siamo tutti piccoli Paesi, che da soli non hanno un peso specifico rilevante nel mondo: solo uniti, solo integrati possiamo avere una voce importante su tutti i grandi temi importanti per l’umanità. Abbiamo realmente bisogno di maggiore unità e integrazione, ed è nostra intenzione lavorare in questo senso.
D. A proposito di integrazione, che è una parte fondamentale durante il processo migratorio, quali consigli si sente di dare ai nostri connazionali presenti in Germania per avere successo in tal senso?
R. Io penso che l’integrazione degli italiani in Germania sia un capitolo di successo. Gli italiani si sono molto ben integrati nella Repubblica federale, ed hanno regalato alla Germania tanti elementi che fanno parte di una cultura comune. Penso, per fare un esempio, alla cucina. L’integrazione è importante e non è una strada a senso unico. Non vogliamo che quanti vengono in Germania diventino solo tedeschi, così come non vogliamo che i tedeschi rimangano al cento per cento come sono. L’ideale è uno scambio: gli italiani diventano un po’ più tedeschi e i tedeschi un po’ più italiani, ed insieme siamo europei.
D. Un’ultima domanda, per così dire di carattere personale: qual è il suo piatto preferito italiano e quale quello tedesco?
R. Allora, il mio piatto preferito italiano è la “pasta e fagioli”. Un piatto semplice, ma molto gustoso. Tra i piatti tedeschi che mi piacciono c’è il “Rheinischer Sauerbraten”, un arrosto tradizionale della Renania, che è molto saporito. È vero che c’è la grandissima tradizione culinaria italiana, una delle più importanti del mondo, ma c’è anche una cucina molto buona ed interessante tedesca, che so che gli italiani presenti in Germania conoscono ed apprezzano.
Signor Ambasciatore la ringrazio per l’intervista. (aise)