“ARCANI MAGGIORI”: A VENEZIA LA MOSTRA DI GIANMARIA POTENZA

VENEZIA\ aise\ - Lunedì 3 febbraio, alle ore 17.30, verrà inaugurata alla Galleria Principale dell’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia la mostra “Arcani Maggiori – I Tarocchi” di Gianmaria Potenza, recentemente protagonista di due esposizioni in Russia, al Museo dell'Arte del XX e XXI Secolo di San Pietroburgo (Novembre-Dicembre 2019) e al Museo Regionale d'Arte di Vologda (Dicembre-Gennaio 2020).
La mostra, a cura di Grigore Arbore Popescu, presenta la raccolta di 22 serigrafie create da Gianmaria Potenza tra il 1989 e il 1991. Le opere riproducono fedelmente l'omonima serie di pitto-sculture realizzate dall'artista nel 1986, ora parte della collezione del Banco Monte dei Paschi di Siena. Le serigrafie sono in tirature limitate, di cui 99 numerate con numeri arabi, 40 con numeri romani e 10 prove d’artista, e stampate fino a 40 colori su carta Fabriano con inserimento di metalli.
Biografia artistica di Gianmaria Potenza (n.1936) è molto ricca e la sua fama a livello nazionale e internazionale è ben consolidata. Uno dei punti di riferimento importanti nel suo iter artistico va considerata la scultura galleggiante “Ninfa armonica”, esposta alla Biennale di Venezia e considerata dalla critica un’opera d’arte “totale”, in grado di far riunire nella visione scenografica dell’autore elementi pittorici, sculturali e musicali.
In Russia l’artista veneziano è considerato “un altro Canova”: dal 2013 il Museo d’Arte Contemporanea (ERARTA) di Sankt Petersburg ha deciso di assumere come simbolo dell’istituzione la scultura “Crocefissione” di Potenza. Potenza d’altronde è uno dei più noti artisti plastici contemporanei italiani e sicuramente la figura artistica più prestigiosa nel contesto artistico veneziano. Scultore, pittore, grafico, autore di affreschi e di mosaici, di decorazioni sontuose, eseguite in varie tecniche, di decorazioni d’interni fatte per e nei grandi salotti delle grandi navi da crociera, Potenza è capace di immaginare situazioni visive spettacolari, di creare opere eseguite in varie tecniche, in alcuni casi ricorrendo agli insegnamenti della tradizione artigianale veneta, aggiornata dall’uso delle tecnologie modernissime. Potenza considera sé stesso un artigiano, un operaio-artista e poeta. Colpisce la rassomiglianza del suo modo di pensare la sua arte con quella del grande poeta Salvatore Quasimodo che con modestia parlava di sé come di un “operaio di sogni”. Specialmente nelle sue sculture Potenza usa i materiali tradizionali in un modo che, a distanza di molte decenni dalla nascita delle principali opere di Brancusi, valorizza le risorse espressive dell’artigianato popolare e dei miti e le credenze di cui nutrita la sua immaginazione artistica.
L’impatto visivo di alcune opere di Potenza è stato paragonato spesso dalla critica d’arte con la pittura brillante di Klimt, adatta, per la stessa critica, di esprimere, con il suo preziosissimo gioco di superfici colorate, solo una visione festosa della vita. Sarebbe come dire che il cromatismo dei maestri veneziani è improprio per esprimere il tragico. Potenza, di cui l’avvicinarsi a Klimt é dovuto forse alla sua familiarità con le venezianissime arti vetrarie e del mosaico, ricorre a delle modalità allusive raffinate, a dei ritagli e recuperi di forme sorprendenti, per attribuire a una tecnica della visione, che del sobrio e del grave proprio non sembra voler tener conto, la capacità di far da cornice ideale a pensieri semplici, ma non per questo non profondi: i suoi “Tarocchi” assumono il ruolo di emblemi carichi di significati, stimolano una riflessione svolta in parallelo all’atto istantaneo del godimento visivo.
La ricchezza semantica delle immagini create da Potenza stimola la loro circolazione negli angoli remoti della memoria dove cercano punti di riferimento, raffronti, situazioni simili o paragonabili. Il simbolismo cromatico e la tattilità dei particolari delle immagini s’impongono anche loro alla memoria dei sensi. E questo intreccio di effetti, sensazioni e pensieri scaturito dal sovrapporsi di tante allusioni che concorrono alla vitalità dell’arte di Potenza. “I Tarocchi” si propongono come un discorso solare sul passato/futuro di una vita di cui la storia si percorre per frammenti e immagini e di cui il presente è solo una finzione simbolica della memoria. I 22 Arcani Maggiori, ognuno dei quali simboleggia una tappa nella vita e nel cammino dell’uomo, sono rappresentati come personaggi, busti, volti caratterizzati da acconciature che ne evidenziano la natura. I Tarocchi diventano quindi vere e proprie maschere indossate dall’uomo che recita il gioco dei ruoli nel corso della propria esistenza. Questa visione mette in evidenza da un lato la relatività di ogni punto di vista e la temporaneità dei singoli ruoli, dall’altro la centralità dell’essere umano come interprete della realtà in cui è immerso.
All’apertura della Mostra di Gianmaria Potenza interverranno l’Ambasciatore Gianpaolo Scarante, Presidente dell’Ateneo Veneto, e il critico d’arte Enzo Santese che considera che le opere esposte nella mostra di Venezia forniscono “l'occasione per un viaggio immaginario nel paese dell'“altrove” in cui il singolo può proiettare il senso segreto dei suoi tremori, ma anche la gioia profonda di essere nel mondo e cogliere i nessi tra il fisico e il soprannaturale”. (aise)