CORONAVIRUS: 821 CONTAGIATI/ 46 GUARITI/ 21 MORTI

ROMA\ aise\ - Sale a 821 il numero delle “persone che sono ammalate da coronavirus” nel nostro paese. Così il capo della Protezione civile Angelo Borrelli ha definito i contagiati nella conferenza stampa di aggiornamento appena conclusa. Affiancato dal Presidente dell’Istituto Superiore della Sanità Silvio Brusaferri, Borrelli ha evidenziato che 46 persone sono guarite, mentre purtroppo 21 sono morte.
“Si tratta di persone – quattro quelli morti oggi, tre ultraottantenni e un settantasettenne – che – ha voluto precisare Borrelli – non sono deceduti “per” il coronavirus, o meglio non sappiamo ancora se sono deceduti in conseguenza del coronavirus” o “con” il virus. Sarà compito dell’ISS dirlo.
Dato “importante” è che di queste 821 persone “la metà, cioè 412, sono asintomatiche o con sintomi lievissimi”, tanto da “non aver bisogno di ospedalizzazione”. Quindi “sono in isolamento domiciliare fiduciario”.
Altre 445 sono invece “ricoverate negli ospedali con sintomi”, mentre 64 sono in terapia intensiva, 8 in più di ieri. Questi, ha ribadito Borrelli, “sono i dati comunicati dai servizi sanitari regionali”.
“Non ci sono criticità da evidenziare sotto il profilo sanitario né in termini di assistenza alla popolazione”, ha aggiunto Borrelli. “La vita nelle zone rosse prosegue regolarmente, le poste riapriranno il 2 marzo in alcuni comuni, quindi saranno regolarmente pagate le pensioni”. Il capo della protezione civile ha poi citato le ultime due ordinanze che ha firmato: la prima “per l'affidamento all’IIS della sorveglianza epidemiologica”, l’altra “sul potenziamento dei dispositivi di ventilazione per i nostri ospedali”.
Quanto al Consiglio dei Ministri, convocato stasera, “sta lavorando ad un decreto legge in tema economico e su tutta una serie di temi di attualità e anche ad un Decreto della Presidenza del Consiglio (dpcm) che andrà a ridisegnare le misure nel territori regionali in vista della scadenza delle ordinanze” firmate dal Ministro Speranza insieme ai governatori regionali.
Brusaferro ha quindi spiegato in che cosa consiste l'affidamento all’IIS della sorveglianza epidemiologica: “uno degli elementi importanti nella gestione di questi eventi è avere anche un flusso informativo omogeneo, standardizzato, che contenga elementi certamente quantitativi, ma anche qualitativi. Questo serve per una gestione appropriata ed efficace degli eventi epidemici come quello che stiamo vivendo, ma anche nei nostri rapporti internazionali, per condividere con i paesi vicini e con la comunità internazionale le nostre conoscenze, di modo che tutti possiamo progredire nella conoscenza per prevenire e controllare questa infezione”.
L'ordinanza firmata da Borrelli “affida all'Istituto Superiore di Sanità la sorveglianza epidemiologica di questa infezione, ovviamente con la preziosa e fondamentale collaborazione delle regioni con le quali stiamo condividendo in queste ore i database, così da avere informazioni standardizzate” ed “omogenee” che confluiranno in “dei report”.
L’ordinanza prevede anche “il coordinamento della sorveglianza microbiologica”, ciò significa che “oltre ai test di conferma” del coronavirus, l’ISS “raccoglie anche tutte le informazioni specifiche sul virus circolante: anche questa è una preziosa informazione che aiuta a capire la dinamica dell'infezione e aiuta anche a cogliere le opportunità per controllarla”. Infine, nella stessa ordinanza “si prevede il completamento di questa serie di dati con dati di tipo clinico, per comprendere come evolvono le patologie”. Dati “preziosissimi per tutti i sanitari del nostro paese ma anche per la comunità internazionale”. La parte clinica sarà coordinata dallo Spallanzani di Roma.
Questo database, ha sottolineato Brusaferro, “sarà aperto a tutti i protagonisti” e “ci consentirà di interfacciarci con le organizzazioni internazionali, dal Centro europeo per il controllo delle malattie all’OMS con le quali in questi giorni abbiamo condiviso tutte le informazioni”.
Rispondendo ai giornalisti, Borrelli si è trovato costretto a ribadire ancora una volta che non c’è discrepanza tra i dati delle regioni e quelli dell’ISS sul numero dei contagiati: alle 17.00 di oggi, l’istituto ha validato 383 tamponi positivi al virus su 383 esaminati, a significare che i test che fanno le regioni sono corretti.
Borrelli ha rivendicato ancora una volta la “trasparenza nella comunicazione dei dati”. Dati che per essere “validati” dall’Istituto Superiore di Sanità – un passaggio fondamentale perché sono questi numeri che poi vanno all’Oms – hanno bisogno di tempo: basti pensare che i tamponi devono fisicamente raggiungere Roma.
Il capo della protezione civile ha anche informato i giornalisti del rientro dell’emergenza all’ospedale di Lodi, dove ieri sera c’erano 100 persone in attesa di tampone, mentre per la richiesta di Milano e della Lombardia di prolungare le restrizioni ancora di una settimana per le scuole Borrelli ha rimandato al Cdm di oggi, sostenendo che “domani sera al massimo domenica mattina avremo tutte le risposte del caso su esercizi pubblici, scuole e così via”.
Importante sarà mantenere la centralità delle decisioni: l’aver delegato l’IIS sull’epidemiologia darà sicuramente una mano per evitare un altro “caso Marche”.
Quanto all’andamento della malattia, Brusaferro ha spiegato che “lo scenario che noi stiamo valutando e misurando in queste ore è uno scenario che ancora non risente delle misure adottate perché, come sapete, tra il possibile contatto e il momento in cui può manifestarsi l'infezione il tempo medio è di circa una settimana, con minimi o superiori, tant'è che consideriamo 14 giorni sostanzialmente l'arco di tempo di sicurezza per verificare che non si sia trasmessa l'infezione”.
Quindi, “nei prossimi giorni valuteremo l'impatto delle misure adottate. Il dato che va sottolineato è che dentro questi numeri c'è una buona metà che sono persone positive asintomatiche”, cioè “persone che grazie al tampone hanno scoperto di avere il virus”. Una cosa “importantissima” perchè consente a queste persone di “comportarsi in maniera tale da non trasmettere l'infezione ad altri” restando a casa 14 giorni, evitando contatti stretti e prolungati con altre persone. Poi “valuteremo anche quelle persone che noi chiamiamo “paucisintomatiche”, ovvero con sintomi lievi”.
Al momento “ci sono vari gruppi che stanno lavorando su modelli predittivi” su come evolverà la situazione, anche perchè in alcuni paesi dell’Ue “stanno cominciando ad affrontare questo tipo di problematica ora, mi riferisco in particolare alla Germania e alla Gran Bretagna”.
Infine, ha concluso Brusaferro, dovranno essere fatte delle indagini sui deceduti per capire quale ruolo ha avuto il virus nella loro morte, visto che si tratta di persone con un quadro clinico già compromesso. (aise)