IL LAVORATORE HA 50 ANNI! – di Antonella Dolci

STOCCOLMA\ aise\ - “Quest’anno Il Lavoratore, il giornale della Federazione delle Associazioni Italiane in Svezia, compie cinquant’anni. Il Lavoratore è uno dei più antichi giornali dell’emigrazione italiana in Europa ed è l’unico in Svezia e in Scandinavia. Molti giornali e riviste delle comunità emigrate nel mondo, anche molto più numerose della nostra, hanno chiuso i battenti. Ma Il Lavoratore no, e non è cosa da poco”. Un anniversario da celebrare, come fa l’editore Antonella Dolci nel nuovo numero del trimestrale ora diretto da Valerio De Paolis.
“È nato 50 anni fa per l’iniziativa degli operai italiani soci della SAI di Nacka (l’antica Società Assistenziale Italiana, fondata nei primi anni del secolo scorso e, dopo molte vicende alterne, ripresa e rimessa in vita dal primo gruppo di operai metallurgici specializzati arrivati a Nacka alla fine degli anni Quaranta).
Terminato il turno di lavoro alla Atlas-Copco lo scrivevano di nascosto in ciclostile. La testata, i titoli e gran parte degli articoli erano scritti a mano, o su qualche vecchia macchina da scrivere. I testi erano scritti fitti fitti, senza margini, per risparmiare la carta. Non c’era nessuna preoccupazione di layout o di facile leggibilità, doveva solo compiere la funzione per cui era stato creato.
Anzi le funzioni, le due funzioni principali:
- Difendere i diritti dei lavoratori italiani
- Diffondere l’informazione necessaria
Difendere i diritti
Era, all’inizio, un giornale dal tono molto bellicoso e non mancavano i motivi. I primi lavoratori italiani arrivati negli anni Quaranta / Cinquanta avevano contratti biennali, dato che si contava che sarebbero tornati in patria.
Al lasciare la Svezia gli avrebbero restituito le tasse preliminari versate (anni di lavoro, quindi, che non sarebbero stati computati per la pensione). Una prima battaglia, quindi, che si prolungò per diversi anni, fu quella per ottenere una migliore convenzione di sicurezza sociale.
Anche in relazione alle autorità italiane mancava qualsiasi forma di rappresentazione istituzionale della comunità emigrata; gli italiani quindi, nei loro rapporti con la Cancelleria consolare e l’Ambasciata, erano in balia del maggiore o minore impegno dei funzionari.
Molti ricordano, non senza simpatia peraltro, un console famoso che ai concittadini che volevano registrare in Italia il matrimonio con donne svedesi sconsigliava di farlo nella convinzione che “non sarebbe durato”. Da qui la lotta per creare i “Comitati consolari”, poi Coemit, poi Comites. Per votare in Italia si doveva andare in treno: e allora battaglia per ottenere viaggi a prezzo ridotto o gratuito per gli elettori. La casa in Italia era considerata seconda casa e quindi le tasse erano elevate: battaglia per ottenere che fosse considerata prima casa. Battaglia per ottenere il passaporto gratuito per andare in Italia.
Difendere l’informazione necessaria
Poco a poco si erano creati altri circoli italiani nelle città svedesi dove c’erano industrie o cantieri che avevano biso-gno di manodopera italiana: Eskilstuna, Västerås, Malmö, Göteborg, Hallstahammar.
Non c’era, tra queste comunità sparse, nessuna comunicazione e la creazione di un giornale mirava appunto a crearla. E`forse difficile, per chi è arrivato in Svezia negli ultimi anni, concepire com’era il livello informazione, o meglio della carenza di informazione, negli anni Sessanta Settanta in Svezia.
I giornali italiani si potevano comprare solo in qualche edicola specializzata in alcune città (a Stoccolma alla Stazione Centrale) e arrivavano con un giorno o due di ritardo. Gli abbonamenti erano carissimi e i giornali allora erano solo cartacei. Non c’era ancora la possibilità di vedere la televisione italiana, più tardi arrivarono le antenne paraboliche e molti connazionali le istallarono sui loro balconi e sui tetti dei villini, ma non tutti i programmi erano accessibili all’estero.
Quanto alla televisione e alla radio svedese, i canali televisivi erano solo due e nei notiziari poco spazio era dedicato al mondo fuori dalla Svezia e praticamente nessuno all’Europa meridionale: Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, Italia.
Con la costituzione di una federazione di associazioni italiane, Il Lavoratore divenne il giornale della federazione. Per molti anni è uscito con frequenza mensile e ha costituito una fonte di informazioni.
A partire dagli anni Settanta il governo svedese ha incoraggiato e sostenuto la creazione delle organizzazioni etniche degli immigrati e i loro giornali dato che questi costituivano un prezioso canale di informazioni sulle riforme e le leggi che li riguardavano.
Sul Lavoratore venivano pubblicate, spesso a pagamento, informazioni relative alle elezioni, alle operazioni di voto, agli accordi bilaterali che la Svezia stringeva con l’Italia, a nuove leggi o disposizioni che interessavano gli immigrati: in diversi campi come ad esempio l’insegnamento della lingua madre, la separazione fra Stato e Chiesa, ecc ecc. Per gli stessi motivi anche la Presidenza del Consiglio iniziò, non ricordo precisamente in quale anno, a sovvenzionare la stampa italiana all’estero.
Con il passar degli anni Il Lavoratore ha migliorato la qualità della stampa ed il layout, è passato dal ciclostile alla stampa, ha introdotto le foto (moltissime fornite da diverse agenzie di stampa italiane o dall’ENIT) e il colore, ha aumentato il numero delle interviste e dei servizi di attualità ed è anche riuscito, con molta difficoltà, ad ottenere una certa pubblicità, più che altro in relazione a trasporti o a prodotti alimentari italiani. Un grande aiuto, prima che esistesse Internet, la redazione del giornale lo ricevette dalla LO: un corso pratico su come fare il layout di una pagina, variare le dimensioni dei titoli, applicare ombreggiature, insomma tutto il lavoro di taglia e colla che era richiesto nelle tipografie prima che esistesse In Design o Photo Shop.
La comunità italiana in Svezia, ora, ha accesso a tutta l’informazione dall’Italia che desidera: si possono seguire le trasmissioni televisive e radiofoniche in diretta, si può leggere tutta la stampa italiana che ci interessa su Internet. Il problema ora semmai è un altro, quello di selezionare l’informazione e denunciare le fandonie.
Viviamo in una società profondamente diversa, in un mondo dell’informazione a distanze stellari dal mondo di 50 anni fa. Tocca quindi ai giornali e alle riviste dell’emigrazione compiere una funzione completamente diversa. Forse è un bene che il cinquantenario de Il Lavoratore coincida con la necessità di una riflessione su quale possa essere questa nuova funzione, e che mentre rendiamo omaggio al vecchio giornale, diamo il benvenuto al nuovo che deve nascere”. (aise)