IL MADE IN ITALY CHE NON SI ARRENDE

ROMA – focus/ aise - “Abbiamo letto l'articolo intervista di Brunella Giovara all'Arch. Stefano Boeri apparso il 21 aprile su “La Repubblica”. Siamo felici del "grande progetto nazionale" che pensa Boeri, e ci proponiamo di collaborare con i nostri 300 Borghi Autentici disseminati in buona parte dell'Italia, perché le nostre Comunità lavorano da anni per farsi trovare pronte”, Queste le parole di Rosanna Mazzia, Presidente dell'Associazione Borghi Autentici d'Italia, riguardo il nuovo concetto di turismo culturale e sociale legato al periodo d’emergenza provocato dal Coronavirus.
“Siamo pronti da sempre all'accoglienza di nuovi residenti - aggiunge -, che vogliono contribuire insieme alle comunità dei borghi ad implementare i palcoscenici culturali e sociali di questa Italia vera, interna, tenace e di grande bellezza”.
“I Borghi italiani sono la spina dorsale del nostro Paese - evidenzia Mazzia -, sono luoghi in cui si vive meglio e diversamente dalle grandi città, a misura d'uomo; sono luoghi del pensiero e della lentezza, quella lentezza che rappresenta la cifra dell'Italia artigianale, dell'agricoltura di qualità, della tutela della biodiversità, del paesaggio sospeso tra città e campagna, tra mare ed entroterra”.
Sono questi i concetti, secondo la presidente dei Borghi Autentici, secondo i quali l’associazione tutela e diffonde i borghi d'Italia da oltre 18 anni, “costruendo insieme ai Sindaci e alle nostre Comunità, giorno dopo giorno, le condizioni per migliorare la qualità di vita dei residenti e dei visitatori (per noi Cittadini Temporanei) e per rendere sempre più attraente vivere in questi luoghi spesso periferici. Solo da qualche anno i borghi italiani sono stati rivalutati, perlopiù come luoghi da visitare per le vacanze e in effetti in numerosissimi borghi non vi sono ancora le condizioni necessarie per decidere di trasferire la propria residenza o il lavoro (proprio quello smart)”.
Ma la presidente Mazzia ricorda anche le criticità sulle quali lavorare, come la carenza di infrastrutture tecnologiche, come la banda larga o ultralarga, la sanità, spesso assente o distante, lo spopolamento, in particolare giovanile. “Il rovescio della medaglia - spiega - è che laddove si stanno compiendo passi da gigante grazie alla volontà politico amministrativa di valorizzare questo immenso patrimonio che compone l'Italia e che tutti ci invidiano, i risultati si vedono eccome”.
I Borghi Autentici oggi sono circa 300 in Italia, e sono realtà abitate da comunità vivaci, con profonde radici nel territorio, luoghi sinonimo del buon vivere e di una dimensione sociale dolce. “Sono Sindaci e comunità locali che decidono di non arrendersi di fronte a un possibile declino ma scelgono di mettere in gioco le proprie risorse per creare nuove opportunità di vita moderna: ricariche per auto elettriche; raccolta differenziata spinta; produzioni agroalimentari di altissima qualità; lotta ai pesticidi; piste ciclabili, cammini, solidarietà intergenerazionale e tanto altro ancora. La pandemia da coronavirus ha minato ovviamente anche queste piccole economie locali come il resto dell'Italia, ma la qualità ambientale che viene strenuamente tutelata dagli amministratori locali e dagli abitanti dei borghi e la disciplina, anche quella autoimposta, hanno fatto sì che ancora una volta i borghi primeggiassero con la loro carica di resilienza e affettività”.
Bisogna “pensare ai borghi come luoghi in cui trasferire la propria residenza”, secondo Mazzia. E occorre “farlo con rispetto dei luoghi e delle comunità attualmente residenti, con la voglia di costruire un nuovo progetto di vita migliore e attento a valori divenuti sempre più irrinunciabili: amore per l'ambiente, cura della casa comune, minimizzazione dell'impronta ecologica, sviluppo sostenibile e voglia di comunità”.
Dall’esperienza immersiva nelle opere del Festival Verdi di Parma alla visita della mostra sulle uniformi di lavoro del MAST di Bologna, passando per i tour virtuali nei musei aziendali della Motor Valley (Ferrari, Lamborghini, Ducati), le testimonianze di età romana della Romagna per i più piccoli e le performance dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini fondata dal Maestro Riccardo Muti e degli artisti del Bologna Jazz Festival.
Sono solo alcuni dei contenuti digitali del format “Emilia Romagna a casa tua” che la giornalista Melissa Kravitz Hoeffner ha raccontato sul sito Forbes.com (24 milioni di visitatori mensili) nell’articolo intitolato “Travel To Emilia Romagna Without Leaving Home” pubblicato martedì scorso, 21 aprile, e frutto di un’azione di comunicazione di Apt Servizi Emilia Romagna.
Definita dall’autrice “la Food Valley da cui provengono dozzine di prodotti tipici amati dagli americani, nonché tra i maggiori hub culturali internazionali”, l’Emilia Romagna ha raccolto e reso disponibili online un’ampia scelta di esperienze digitali “no passport or suitcase packing required”, ovvero che non richiedono passaporto o la preparazione di alcuna valigia, in quanto fruibili comodamente da casa propria. Si spazia dalle visite virtuali ai Musei Civici di Piacenza e Reggio Emilia ai tour digitali dentro l’Accademia di Belle Arti di Bologna e il Museo Archeologico e quello Ebraico (MEIS) di Ferrara, passando per la street art delle Gallerie Reggiane e l’abbazia di San Colombano e la Collezione Mazzolini a Bobbio.
“Una splendida opportunità di visibilità internazionale”, commenta l’assessore Regionale al Turismo, Andrea Corsini, “ma anche e soprattutto il riconoscimento da parte di una delle più prestigiose pubblicazioni mondiali del segnale forte dato dalla Regione, che con Emilia Romagna a casa tua “ha aggirato” il lockdown per entrare nei dispositivi mobili (computer, tablet e smartphone) dei turisti di tutto il mondo con le sue tante eccellenze, dalla lirica alla cultura, dalla Terra dei Motori alla magia del cinema. Un assaggio, un invito a quando il turismo ripartirà e i nostri ospiti potranno vedere di persona quanto è unica, coinvolgente ed ospitale l’Emilia Romagna”.
Non poteva mancare nell’articolo di Forbes, nell’anno in cui tutto il mondo celebra il centenario di Federico Fellini, il riferimento alla visita virtuale alla mostra che Rimini ha allestito in omaggio al Maestro a Castel Sismondo.
“Emilia Romagna a casa tua” pensa anche all’intrattenimento dei più piccoli, conclude Kravitz, riportando l’esempio di Emilia Romagna Empire, la pubblicazione online sulle testimonianze di epoca romana presenti in Romagna, pensata proprio per i bambini.
“Emilia Romagna a casa tua” è un format in italiano e inglese ideato e lanciato all’inizio del lockdown dalla divisione Web di Apt Servizi Emilia Romagna che cura i siti e le pagine social di “#inemiliaromagna” e consta di una dozzina di sezioni e contenuti differenti (video, web series, visite virtuali, google Arts & Culture, audioguide, podcast, spotify, iniziative online, letture, #laculturanonsiferma, per i bambini, per tenersi in forma), in costante aggiornamento.
“Nulla sarà come prima”, il refrain post-emergenza, non vale per il popolo del vino: i consumatori italiani (l’85% della popolazione) si dichiarano infatti in buona sostanza fedeli alle proprie abitudini già a partire dalla fase 2, compatibilmente con la loro disponibilità finanziaria. Nel frattempo, non è come prima la dinamica dei consumi in regime di lockdown: il bicchiere è più mezzo vuoto che mezzo pieno, e la crescita degli acquisti in Gdo non compensa comunque l’azzeramento dei consumi fuori casa.
E se il 55% dei consumatori non ha modificato le proprie abitudini, tre su dieci affermano invece di aver bevuto meno vino (ma anche meno birra) in quarantena, a fronte di un 14% che indica un consumo superiore.
Lo afferma l’indagine – la prima a focus emergenza a cui ne seguiranno altre nei prossimi mesi – a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor “Gli effetti del lockdown sui consumi di vino in Italia”, realizzata su 1.000 consumatori di vino della popolazione italiana.
La presentazione della survey, moderata dal Ceo di Bertani Domains, Ettore Nicoletto, è in programma questa sera alle 17 nel corso della diretta streaming di “Italian wine in evolution”, a cui parteciperanno il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani e il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini.
Il “dopo” sarà come “prima” per l’80% dei consumatori. O più di prima, con i millennials che prevedono un significativo aumento del consumo in particolare di vini mixati (il 25% prevede di aumentarne la domanda), a riprova della voglia di tornare a una nuova normalità con i consueti elementi aggreganti, a partire dal prodotto e dai suoi luoghi di consumo fuori casa (ristoranti, locali, wine bar), che valgono una fetta di 1/3 del campione in termini di volume (il 42% tra i millennials).
Il vino – evidenzia l’indagine – non può dunque prescindere dal suo aspetto socializzante, se è vero che la diminuzione riscontrata è da addurre in larga parte (58%) al regime di isolamento imposto dall’emergenza Covid-19 che ha cancellato le uscite nei ristoranti, le bevute in compagnia e gli aperitivi. Per contro, chi dichiara un aumento ha scelto il prodotto enologico quale elemento di relax (23%, in particolare donne del Sud), da abbinare alla buona cucina di casa (42%), specie tra gli smart worker del Nord.
Per il dg di Veronafiere, Giovanni Mantovani, “se poco sembra modificarsi nelle abitudini al consumo – e questa è una buona notizia –, le imprese del vino sono invece chiamate a profondi cambiamenti, alle prese con la necessità di reagire alle tensioni finanziarie e allo stesso tempo di difendersi dalle speculazioni. Il mercato e i suoi nuovi canali di riferimento saranno le principali cure per un settore che oggi necessita di un outlook straordinario sulla congiuntura e di un partner in grado di fornire nuovi orizzonti e soluzioni. Come Veronafiere – ha concluso – da qui ai prossimi mesi vogliamo prenderci ancora di più questa responsabilità a supporto del settore”.
In generale la quarantena sembra aver appiattito anche gli stimoli alla conoscenza, con la sperimentazione delle novità di prodotto in calo sul pre-lockdown (dal 73% al 59%), la preferenza verso i piccoli produttori (dal 65% al 58%), i vini sostenibili (dal 65% al 61%) e gli autoctoni (dall’81% al 76%). Tendenze queste che a detta degli intervistati torneranno identiche a prima nel post quarantena. Ciò che è cambiato, ma è da verificare se lo sarà anche in futuro, è la preferenza del canale di acquisto online, balzata dal 20% al 25%.
Per il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini: “Per quanto il lockdown abbia cambiato modalità di acquisto e consumo di vino da parte degli italiani, il desiderio di ritornare ‘ai bei tempi che furono’ sembra prevalere sull’attuale momento di crisi e su comportamenti futuri che giocoforza saranno improntati ad una maggior precauzione e distanza sociale. Si tratta di un asset molto importante in termini di fiducia sulla ripresa e che va preservato soprattutto alla luce della imminente fase 2, anche perché il crollo stimato sul Pil italiano per i mesi a venire rischia di avere impatti sui consumi in considerazione di una domanda rispetto al reddito che nel caso del vino risulta elastica, e come tale, a rischio riduzione in virtù della recessione economica”. (focus\ aise)