ITALIANI A BUENOS AIRES/ CITTADINANZA ATTIVA E SERVIZI: IL CONSOLE GENERALE PETACCO IN SENATO
ROMA\ aise\ - 348 mila iscritti in anagrafe: sono loro i principali utenti del Consolato generale d’Italia a Buenos Aires che, con quello di Londra, è il più grande della rete consolare italiana nel mondo. A ricordarlo è stato ieri il Console generale Marco Petacco che, con l'Ambasciatore Giuseppe Manzo e il Console Generale a Bahia Blanca, Antonio Petrarulo, è stato sentito in audizione dalla Commissione Affari Esteri del Senato nell’ambito dell'indagine conoscitiva sulle condizioni e le esigenze delle comunità degli italiani nel mondo.
Collegato in videoconferenza, Petacco ha iniziato il suo intervento citando appunto i 348 mila iscritti in anagrafe, cui vanno aggiunti gli oltre 120 mila delle Agenzie Consolari di Morón e Lomas de Zamora dipendenti dal Consolato generale a Buenos Aires che, quindi, è “dal punto di vista demografico, il più significativo del Continente americano. Questa particolare circostanza, unita al fatto che la circoscrizione coincide essenzialmente con l’Area metropolitana della Gran Buenos Aires, sottende alcuni temi operativi e strategici che caratterizzano la struttura in termini di servizi e di proiezione esterna”.
“Per una circoscrizione consolare di tali dimensioni”, ha spiegato Petacco, “il tema della cittadinanza assume un carattere sistemico, soprattutto considerando l’altissima richiesta di riconoscimenti di cittadinanza, in un Paese dove si stima che la metà della popolazione abbia ascendenza italiana. Peraltro, la propensione alla mobilità derivante dai processi di globalizzazione, spesso alla base delle istanze di ricostruzione della cittadinanza, non circoscrive più i "nuovi italiani" alla località di nascita e/o di residenza ma li porta a esigere standard adeguati di servizi consolari in ogni angolo del mondo. Servizi indispensabili ed indifferibili che la rete estera deve poter erogare in maniera tempestiva ed efficace ai propri connazionali e per garantire i quali il tema delle risorse, più volte evocato anche in questa sede dal MAECI, resta centrale”.
“Nonostante la distanza geografica ed il radicamento non recente della comunità italiana in Argentina, - ha osservato il console generale – il legame sentimentale ed affettivo per l’Italia è ancora fortissimo e non si riflette solo nella pressione per ottenere il riconoscimento della cittadinanza italiana, vissuto dalle giovani generazioni come strumento che favorisce mobilità sociale, maggiori opportunità economiche e di impiego, ma anche nella partecipazione alla vita associativa e democratica”.
Importante il ruolo delle associazioni: “sebbene alle prese con la cronica necessità di favorire un fluido ricambio generazionale, il panorama delle centinaia di associazioni, presenti sul territorio, costituisce ancora una importante sorgente di aggregazione della collettività, sulla cui base è senz’altro possibile pensare di costruire nuova progettualità, favorendo l’ingresso e l’assunzione di responsabilità da parte delle nuove generazioni, a cominciare dalle elezioni dei Comites nelle quali è auspicabile incentivare la presenza di liste e candidati in rappresentanza tanto della componente giovanile della collettività, così come della cosiddetta nuova emigrazione”.
Altro “significativo elemento”, indicativo di “riconoscimento identitario”, ha detto ancora Petacco, “è dato dalla partecipazione al voto. Nell’Area metropolitana di Buenos Aires i livelli di partecipazione registrati, ancora nelle elezioni politiche del 2018, si sono regolarmente attestati attorno al 50% dell’elettorato attivo (in percentuale sulle schede effettivamente recapitate), un dato molto significativo anche in proiezione”.
In questo senso, ha sottolineato il console generale, “risulta strategico il tema della cosiddetta "cittadinanza attiva", al punto che il Consolato Generale ha, dal 2018, avviato un percorso agevolato per favorire il processo di recupero della cittadinanza per le prime generazioni di discendenti di emigrati, che possono godere di un canale privilegiato di ricostruzione dello status di cittadino. Si tratta – ha spiegato – di una facilitazione per la generazione che più è vicina all’Italia e più interesse ha a legarsi nuovamente con il Paese. In senso più ampio, e nell’ambito di una strategia volta ad articolare una maggiore offerta di Italia in un Paese come l'Argentina (valorizzando il turismo delle radici e presentando il sistema paese come insieme di opportunità di business, di consumo di formazione e di impiego), occorre operare per favorire la riscoperta dell'idioma italico in un contesto indubbiamente affine che, però, l'ha in parte dimenticato o, come spesso accade alle generazioni successive alla prima, non l'ha mai imparato”.
A tale scopo, “lo strumento della rete di scuole italiane è parte integrante e qualificata di questa strategia di "cittadinanza attiva", che porterebbe, peraltro, a configurare l’Italia non solo come Paese di origine da riscoprire, ma come contesto di opportunità, a cui la conoscenza della lingua da accesso. Partendo dalla base significativa della articolata rete di scuole paritarie (2.600 alunni iscritti su quattro scuole solo nella circoscrizione di competenza) e delle circa 50 scuole pubbliche della città di Buenos Aires che hanno l’insegnamento dell’italiano nel curriculum di base, e senza contare la offerta dei corsi di lingua e cultura italiana offerti dalle Dante Alighieri (oltre 18.000 studenti nella sola circoscrizione consolare)” secondo Petacco sarebbe “utile favorire un collegamento più sistematico anche con l’ambito accademico favorendo canali di informazione circa le opportunità offerte dalla rete universitaria italiana, riprendendo l’esperienza dei Campus Day organizzati dalle Università Italiane negli Stati Uniti, e un sistematico coinvolgimento degli studenti degli ultimi anni del ciclo secondario”.
Ciò, ha aggiunto, “assieme all’approvazione di un accordo bilaterale per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio, che incentiverebbe progetti di scambio di studenti e docenti dei vari gradi del sistema educativo, e la riattivazione dei profesorados (percorsi universitari di abilitazione alla docenza), iniziativa portata avanti dall’Ambasciata, per qualificare la preparazione didattica dei docenti argentini di italiano e incentivare cattedre universitarie di lingua e letteratura italiana. In sostanza, si tratta di creare un sistema coerente, dotato di capacità di attrazione e integrazione verso la realtà educativa ed in ultima analisi produttiva italiana”.
“L'emergenza rimpatri generata dal Covid-19”, ha detto ancora il console generale, “ha fatto emergere, in maniera, evidente una ulteriore realtà che è certamente più complessa da rilevare perché non ancora consolidata e organizzata: si tratta della nuova migrazione italiana, intensificatasi nell’ultimo decennio e che, per varie ragioni, non da ultima la ricca rete di supporto familiare e relazionale che il contesto locale offre, si è radicata negli ultimi dieci anni in Argentina ed in particolare a Buenos Aires, e che fatica a riconoscersi ed integrarsi nel tessuto associativo tradizionale e spesso non risulta completamente fotografata dall’AIRE”.
Secondo il console “è necessario intensificare gli sforzi di sistema per fare emergere queste nuove realtà della più recente fase di radicamento all’estero dei connazionali, favorendone ove possibile una integrazione nella struttura organizzata della collettività, moltiplicando e segmentando le opportunità di contatto anche approfittando degli strumenti di aggregazione virtuale offerti dai social media per favorirne una emersione indispensabile a meglio qualificarne le esigenze ed intercettarne la domanda di servizi”.
“Anche per intercettare le esigenze poste dalla nuova emigrazione, in seguito all’insorgenza della pandemia e alle conseguenti pesanti ricadute sul settore economico produttivo, cui si sta assistendo anche in Argentina, - ha spiegato – l'assistenza ai connazionali é stata immediatamente declinata con modalità più ampie rispetto ai servizi consolari offerti in precedenza ai residenti, razionalizzando i meccanismi di erogazione di sussidi e prestiti funzionali al fine di sostenere anche gli oneri di rientro in Italia di diverse tipologie di connazionali”.
Concludendo, il console generale ha sostenuto che “dal momento che Buenos Aires è l’unica struttura interamente digitalizzata della rete consolare italiana, si pone il problema di tutelare il personale in fascia di rischio, sperimentando modalità del lavoro agile e di accesso remoto agli strumenti di lavoro, mettendo a frutto ulteriormente le potenzialità offerte dalla digitalizzazione e sperimentando la dematerializzazione di una serie di servizi. In pratica, i processi anagrafici, la trattazione degli atti di stato civile e delle pratiche più semplici di ricostruzione della cittadinanza, gli atti notarili ed una parte del processo di lavorazione delle domande di passaporto sono stati ripensati in modo da minimizzare la presenza fisica dell´utenza agli sportelli, garantendo, comunque, la funzionalità della struttura e semplificando gli oneri a carico del cittadino”. (aise)