ITALIANI A HONG KONG: TRA SLOW LOCKDOWN E INNOVAZIONI LAVORATIVE

VENEZIA\ aise\ - Sono Matteo Spiller e Andrea Varotto i protagonisti del “Giro del mondo tra gli alumni”, progetto che vede Federica Scotellaro intervistare gli ex studenti dell’Università Ca’ Foscari di Venezia in questo periodo di lockdown mondiale. Il primo, Spiller, è Banking Sector nella città della costa meridionale della Cina, mentre Varotto è Strategy & Cosulting in SBT Human(s) Metter.
Questa l’intervista integrale di Federica Scotellaro:
D. Come risponde Hong Kong all’emergenza Coronavirus?
SPILLER: A mio parere Hong Kong ha reagito bene data la precedente esperienza con la SARS. Sono state implementate subito misure restrittive e le persone hanno iniziato ad utilizzare immediatamente mascherine e disinfettanti. Inoltre, sono state messe in atto operazioni straordinarie di pulizia e disinfestazione nei luoghi pubblici. Per quanto riguarda l’Italia, credo debba essere elogiata per aver preso sin da subito seriamente questo virus e per essere stata d’esempio all’Europa nonostante le numerose critiche.
VAROTTO: La società di Hong Kong ha un ricordo indelebile della SARS, quindi prima ancora che il governo mettesse in atto misure restrittive, molti abitanti hanno iniziato ad indossare mascherine e a lavarsi le mani quanto più spesso possibile. Molte aziende hanno distribuito mascherine agli impiegati e implementato policy di remote working, mentre dal governo non c’è stata nessuna misura drastica di “lockdown”; solo recentemente a seguito di un secondo picco di contagi c’è stata nuova ondata di misure restrittive: si può uscire assieme al massimo in 4, chiusi cinema, palestre e molti luoghi ricreativi.
D. Accade qualcosa di curioso in città?
SPILLER: Fino ad oggi a Hong Kong non ho notato molte differenze, forse un po’ meno persone nei luoghi pubblici e nella metropolitana ma generalmente i negozi sono aperti e ci sono sempre molte persone per le strade seppur molte aziende abbiano deciso di far lavorare i dipendenti da casa.
VAROTTO: All’inizio abbiamo dovuto fare i conti con due settimane in cui la carta igienica era introvabile a causa di false notizie secondo cui le fabbriche in Cina si erano fermate; c’è stato addirittura un tentativo di rapina a mano armata ad un camion che stava rifornendo un supermercato.
Fenomeno interessante è stato lo scontro di culture tra gli abitanti locali di che han preso le massime precauzioni sin primi giorni, e gli “expats” (la comunità di lavoratori internazionale), che non ha dato peso alla cosa fino ad un mese fa, quando è esplosa la pandemia e che ad oggi ancora fanno “fatica” ad indossare la maschera.
D. Giornata “tipo” in lockdown?
SPILLER: La mia giornata tipo si può riassumere in tre fasi: attività abituali, videochiamate serali con amici, famiglia e fidanzata e attività fisica dopo cena.
Malgrado io possa uscire di casa tranquillamente cerco di limitare il più possibile i miei spostamenti in luoghi pubblici. Sicuramente ciò limita molto le mie amicizie ma credo che sia la cosa giusta da fare in questo periodo.
VAROTTO: Fortunatamente non siamo in full lockdown: nonostante io stia lavorando da casa, posso uscire regolarmente per fare la spesa, andare al ristorante, fare due passi al parco. Certo la vita sociale fuori casa è crollata, ma i sabati sera restano interessanti anche in video conferenza con un gruppo di amici.
D. Parliamo di mondo del lavoro. Come sta cambiando, a partire dal tuo settore?
SPILLER: Sta cambiando moltissimo, grazie a questo virus le aziende si stanno innovando.
Credo che le realtà lavorative che non sapranno reagire velocemente e che non adotteranno lo smart working falliranno nel giro di pochi mesi.
I giovani devono continuare ad essere tenaci e non devono mollare in questo periodo in cui le istituzioni finanziarie hanno bloccato le assunzioni. Credo che la situazione si sbloccherà presto grazie alla tecnologia e che prossimamente sarà possibile applicare per nuove opportunità lavorative.
VAROTTO: La consulenza ha sicuramente subito un forte colpo, in Europa più che in Asia, con molti progetti sospesi o rimandati a data da destinarsi vista l’alta volatilità di queste settimane. Per molte aziende sarà necessario ripensare i propri canali di vendita e la route to market, ossia come vendere i loro prodotti; in questo, la Cina ha già cominciato a innovare da gennaio. Consiglio di leggere molti report e articoli che parlano di come ogni industria stia spingendo per innovare nonostante il crollo di domanda; nel lungo periodo questo porterà buoni frutti”. (aise)