OSPEDALE SANTA CABRINI/ L’AVVOCATO TONY SCIASCIA RISPONDE A IRENE GIANNETTI: “LE COSE VANNO MOLTO MEGLIO DI PRIMA” – di Vittorio Giordano

MONTRÉAL\ aise\ - “Sul numero del 9 settembre, Irene Giannetti, ex direttrice generale del Santa Cabrini e del Centro Dante (1988-2011), ha manifestato tutta la sua preoccupazione sulla struttura sanitaria ‘tricolore’ costruita dalle Suore missionarie del Sacro Cuore con l’aiuto della comunità ed inaugurata nel 1960. Con una lettera indirizzata al Primo Ministro del Québec, François Legault, la Giannetti ha puntato il dito contro la Legge 10 approvata dal governo liberale nel 2015, che, a causa dell’accorpamento al Centro Universitario Maisonneuve-Rosemont nel CIUSSS de l'Est-de-l'Île-de-Montréal, avrebbe compromesso l’indipendenza e, quindi, l’identità del Santa Cabrini stesso. Un’opinione contestata con forza dall’avvocato Tony Sciascia, vicepresidente del cda dello stesso CIUSSS”. A riportare la replica di Sciascia è Vittorio Giordano sul nuovo numero del “Cittadino canadese”, settimanale di Montreal di cui è caporedattore.
““Dalla lettera della Giannetti – a cui il governo provinciale ha già risposto in senso negativo - emerge un allarmismo ingiustificato”. Ha esordito così Sciascia, che, rispondendo ad una nostra telefonata, ha parlato a titolo personale e come presidente del Congresso Nazionale Italo-Canadese, Regione Québec. “A far parte oggi del cda del CIUSSS de l'Est, formato da 17 membri – ha proseguito Sciascia - siamo io, nel ruolo di vicepresidente con delega per i rapporti con gli organismi comunitari, nonché membro del comitato su Etica e Governance, e Consolato Gattuso, ex presidente dell’ospedale Santa Cabrini, membro a sua volta del comitato di Contabilità e Revisione. Abbiamo estremamente a cuore la salvaguardia degli interessi del Santa Cabrini: la sua missione comunitaria e la sua specificità culturale, con la lingua italiana riconosciuta come lingua ufficiale dalla legislazione provinciale, non sono assolutamente in discussione. Anzi. Nel rapporto di 42 pagine, ‘Visione e posizionamento clinica dell’ospedale Santa Cabrini’, depositato l’8 giugno scorso presso la Direzione generale, emerge con chiarezza proprio il carattere comunitario e culturale dell’ospedale, che bisogna salvaguardare e che per noi resta fondamentale e imprescindibile”.
“La grande maggioranza dei dottori dell’ospedale sono molto soddisfatti per i miglioramenti di funzionamento dell’ospedale: essere associati ad un grande ospedale universitario è una cosa molto positiva. Se poi si libera un posto come primario in un reparto ed i nostri dottori non si candidano, non possono ambire ad occupare un ruolo di vertice. I reparti, infatti, sono gli stessi: quello di Oncologia, per esempio, è lo stesso, sia al Santa Cabrini che al Maisonneuve-Rosemont, con un unico primario. Nel CIUSSS de l'est-de-l'Îlede-Montréal, che serve circa mezzo milione di cittadini nell’est della città, gli interessi del Santa Cabrini sono più che protetti. E la Comunità partecipa con entusiasmo alle attività dell’ospedale: basti pensare che, in occasione del recente torneo di golf organizzato dalla Fondazione Santa Cabrini, sono stati raccolti circa 250 mila $. La Comunità risponde, non è stata messa da parte. Non riesco a capire perché, ogni volta che ci sono dei cambiamenti, emergono delle resistenze. Che in questo caso, comunque, restano minoritarie. Il pericolo di perdere l’identità dell’ospedale, quindi, è un falso problema. Al contrario: i servizi offerti oggi dal Santa Cabrini sono di gran lunga superiori a quelli del passato, il livello è molto più avanzato. Senza dimenticare che il governo provinciale sta investendo 90 milioni per portare a termine l’ala dove sorgerà un blocco operatorio di 8-10 sale, con la Fondazione Santa Cabrini che ha stanziato 10 milioni per la stessa opera”.
“Le cose, quindi, vanno molto meglio di prima: con l’accorpamento ad un Centro universitario come il Maisonneuve-Rosemont, il Santa Cabrini è destinato ad essere un grande ospedale. I dottori dovrebbero cominciare a lavorare insieme, a collaborare, a fare squadra. Come italiani non siamo secondi a nessuno, ma dobbiamo essere più uniti””. (aise)