Anche nel mondo l’ANCRI festeggia il 72° anniversario della fondazione dell’OMRI

BRUXELLES\ aise\ - L’ANCRI, l’Associazione degli Insigniti dell’OMRI, festeggia oggi, in Italia e nel mondo, il 72° Anniversario della fondazione dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (OMRI)
Istituito con la Legge 3 marzo 1951, n. 178 (G.U. n. 73 del 30 marzo 1951), è il primo fra gli Ordini nazionali ed è destinato a "ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, della economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari".
Il Presidente della Repubblica è il Capo dell'Ordine.
L’Ordine, retto da un Consiglio composto di un Cancelliere, che lo presiede, e di dieci membri è articolato nei gradi onorifici di: Cavaliere di Gran Croce, Grande Ufficiale, Commendatore, Ufficiale, Cavaliere. Il Cavaliere di Gran Croce può essere insignito della decorazione di Gran Cordone.
L’ANCRI, nata in un primo tempo come associazione dei Cavalieri, riunisce oggi gli insigniti di ogni grado onorifico dell’OMRI, da Cavaliere a Cavaliere di Gran Croce.
Ieri, con un significativo articolo-intervista pubblicato sul Corriere dello Sport, l'Ancri ha iniziato le sue celebrazioni, in Italia e nel mondo, attraverso le sue 18 delegazioni all’estero. Con l'intervento di Michele D'Andrea, esperto della disciplina onorifica. Sono infatti molti anche i grandi sportivi nazionali ad essere insigniti OMRI.
“Il presidente nazionale dell’ANCRI Tommaso Bove e il delegato alle relazioni istituzionali del sodalizio, prefetto Francesco Tagliente, hanno fatto il punto della situazione coinvolgendo il Grand’Ufficiale Michele D’Andrea, socio onorario dell’ANCRI, esperto della disciplina onorifica, ma, soprattutto, testimone e artefice della rifondazione dell’OMRI. Durante il settennato Ciampi, infatti, D’Andrea era nel gruppo di lavoro che ha rinnovato l’Ordine non solo nelle insegne, ma anche nel suo “peso politico”, restituendogli un prestigio che era andato perduto nel corso degli anni. Sul rilancio del prestigio delle onorificenze nazionali (che hanno riguardato anche molti personaggi dello sport italiano) e una più equilibrata distribuzione dei nostri “onori” nel contesto internazionale abbiamo intervistato lo storico Michele D’Andrea”, riporta il Corriere dello Sport.
D’Andrea ricorda in proposito che “il Presidente Ciampi volle imprimere una svolta storica alla materia onorifica repubblicana, nell’ambito del vasto progetto di rivalutazione dell’architettura simbolica nazionale che interessò l’inno, la bandiera, l’idea di Patria, la riapertura del Vittoriano, il ripristino della sfilata del 2 giugno, la consegna delle onorificenze nel corso di cerimonie ufficiali nelle prefetture e molto altro. Gli interventi furono annunciati in un discorso tenuto al Quirinale il 5 marzo 2001, cinquantenario dell’Ordine”.
“La svolta storica iniziata dal Presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, e proseguita da tutti i suoi successori, riguardano i valori e i simboli repubblicani. La tutela dei quali, attraverso i benemeriti della Repubblica, cioè gli insigniti OMRI, è la ragion d’essere della nostra associazione”, ha dichiarato all’Aise il Commendatore Alessandro Butticé, Generale della Guardia di Finanza in congedo, Delegato per il Belgio, l’Ue, la Nato, gli organismi internazionali, nonché per il coordinamento dei delegati all’estero dell’ANCRI.
“Oggi l’ANCRI, festeggia questo importante anniversario, non solo in Italia, ma anche in 18 Paesi del Mondo, dove sono presenti nostri delegati”, ha aggiunto il generale Butticé. “Ed all’estero, i nostri Delegati e soci, nella loro attività di volontariato istituzionale, collaborano con le autorità diplomatiche e consolari a difesa e tutela dei simboli e dei valori della Repubblica. A cominciare dal decoro delle bandiere che vengono esposte sugli edifici pubblici. Non sempre in Italia, devo dirlo, in modo impeccabile. Ma la maggiore tutela di quei valori e di quei simboli è realizzata dall’esempio che i soci ANCRI, soprattutto fuori dei confini nazionali, sanno e devono essere capaci di dare a cominciare dal proprio comportamento. Perché, come ricordato dal Grande Ufficiale Federico D’Andrea, ottenere un cavalierato non è né facile né scontato, perché le istruttorie sono severissime. Per questo, chi è insignito di un’onorificenza dell’OMRI deve ritenersi gratificato per un riconoscimento divenuto prestigioso e altamente selettivo. Ma deve sempre farne buon uso. Rispettando il decoro delle insegne, il loro corretto posizionamento sulle diverse tenute, le occasioni in cui è doveroso indossarle e quelle in cui è bene non portarle. E soprattutto, bisogna dimostrare sempre, non solo di esserne stati degni, ma di continuare ad esserlo”.
A questo proposito va ricordato che proprio l’ANCRI, da ben 7 anni, è stata promotrice del ritiro del titolo di Cavaliere di Gran Croce al Merito della Repubblica Italiana al maresciallo Tito.
Con una lettera, firmata quale delegato ai rapporti Istituzionali dell’Associazione Nazionale Insigniti dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (ANCRI), nel 2016 il Prefetto Francesco Tagliente aveva scritto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e al Quirinale, “di valutare la possibilità della rimozione dagli elenchi del Quirinale le Benemerenze OMRI concesse ai carnefici delle Foibe, tra cui il maresciallo Tito”.
Nell’occasione, a nome del presidente nazionale dell’ANCRI, Ufficiale Tommaso Bove, e di tutti gli associati, lamentava che “a distanza di oltre 50 anni dall’eccidio, si continuano a ritenere benemeriti della Repubblica persone che la storia ne ha acclarato l’indegnità per l’orrenda carneficina di circa diecimila italiani, gettati nelle Foibe”.
La risposta allora ricevuta fu che per revocare l’onorificenza era necessario cambiare la legge. Con l’attuale ordinamento, infatti, non è ipotizzabile alcun provvedimento di revoca perché Josip Broz Tito, insignito nel 1969, è deceduto. E la norma in vigore prevede che la persona oggetto dell’eventuale revoca debba essere preventivamente informata, onde poter presentare una memoria scritta a propria difesa. La possibilità di revocare l’onorificenza, pertanto, presuppone l’esistenza in vita dell’insignito.
L’ANCRI ha accolto quindi con grande soddisfazione, e fiducia nell’iter legislativo, la notizia che nelle scorse settimane il gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, con primi firmatari Walter Rizzetto, il capogruppo Tommaso Foti e la deputata triestina Nicole Matteoni, hanno concretizzato un’idea che da tempo si stava formando in Parlamento. Presentando un progetto di legge per inserire nell’ordinamento italiano la possibilità di revoca del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana a chiunque, anche se defunto, come il maresciallo Tito, si sia macchiato di crimini crudeli e contro l’umanità. (aise)