Manifestazione al Consolato di La Plata: la solidarietà della Confsal Unsa Esteri ai lavoratori

ROMA\ aise\ - “Apprendiamo con rammarico e sgomento l’organizzazione di una mobilitazione, che vedrà coinvolti anche parlamentari italiani eletti all’estero, dinanzi alla sede consolare di La Plata, in Argentina, motivata da presunti ritardi nell’erogazione dei servizi da parte della medesima sede. Ancora una volta si punta il dito contro l’interlocutore sbagliato”. È quanto si legge in una nota del Coordinamento Esteri della Confsal Unsa in merito alla manifestazione promossa dal Maie il prossimo 13 aprile di fronte al Consolato di La Plata.
Il sindacato esprime “piena solidarietà ai lavoratori tutti della sede, a cui va un profondo e sentito incoraggiamento a proseguire con forza e spirito di abnegazione, sempre dimostrati, il proprio lavoro quotidiano, in ragione dell’insussistenza delle colpe addebitate e del carattere pretestuoso di una mobilitazione indirizzata esclusivamente ai lavoratori”.
“I referenti istituzionali in primis – prosegue la nota – dovrebbero essere ben consapevoli che le ragioni di eventuali rallentamenti o disservizi, che ipoteticamente dovessero riscontrarsi presso le sedi estere - in questo determinato momento storico - non possono e non devono essere addebitati ai lavoratori, che in Argentina - come nel resto dei Paesi - sono sovramansionati e oberati di lavoro, in ragione della palese e drammatica carenza di organico di cui la Farnesina soffre in maniera ormai strutturale. Se a ciò si aggiungono i limiti contrattuali ed economici di cui sono vittime i dipendenti del MAECI, nel silenzio costante dell’Amministrazione, si capisce che quanto si andrà ad attuare dinanzi ai cancelli della sede di La Plata, acquista un valore ancora più drammatico ed incomprensibile”.
Per questo, la Confsal Unsa Esteri “invita gli organizzatori della mobilitazione, in primis i rappresentanti delle istituzioni italiane, ad approfondire le motivazioni reali che sottendono i presunti disservizi consolari e ad agire nelle sedi competenti, in primis Parlamento e Farnesina, al fine di esorcizzare quanto denunciato e porre rimedio alle predette anomalie, intervenendo sulle risorse a tutela dei dipendenti e sulle dinamiche di reclutamento del personale. Va bene la mobilitazione, atto legittimo, - conclude la nota – purché venga organizzata contro il vero responsabile di un sistema fallato”. (aise)